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Sto tornando a casa da scuola e mi sento stanchissima. Vorrei che questa giornata finisca qui, ma devo ancora richiamare Stefano e parlare con lui con calma.

Quando mi ha chiamata, ormai tre ore fa, mi è sembrato strano. Gli ho chiesto cosa non andasse e lui mi ha semplicemente risposto che non si sentiva molto bene e che forse sarebbe tornato a casa da scuola in anticipo. Il punto è che non ha saputo dirmi quale fosse il suo malanno. Non era mal di testa e neppure mal di pancia. Stanotte si è addormentato subito dopo la nostra chiamata, quindi non era nemmeno stanco. Pare che a scuola vada tutto bene e all'inizio della chiamata mi ha anche detto che era riuscito a rispondere più  o meno bene a tutte le domande sul libro che la professoressa di italiano aveva assegnato da leggere per le vacanze, anche se non era riuscito a finirlo tutto.

Eppure, era strano. Terribilmente strano. E quando mi ha liquidata con una scusa più che mai evidente, gli ho detto che lo avrei richiamato presto perché volevo sapere come stava. In realtà, vorrei anche verificare se i miei cattivi presentimenti siano del tutto infondati.

Accelero il passo lungo il marciapiede. L'aria è ancora piuttosto calda e l'estate sembra non voglia ancora finire anche se manca solo qualche giorno all'arrivo dell'autunno. Le cuffiette nelle mie orecchie mandano ad alto volume Spirits.

Penso a Kyle e al fatto che abbia insistito molto ad accompagnarmi a casa quando gli ho detto che non avrei preso nemmeno il bus. Avevo solo bisogno di camminare un po' per riflettere sulla telefonata avuta con Stefano e su questo primo giorno di scuola.

Il mio primo pensiero è stato: da schifo! È andato da schifo.

Ma poi ho capito che poteva andarmi peggio e avrei potuto non incontrare il professor Bravi e... un attimo! Volevo dire Kyle. Potrei non aver incontrato Kyle ed essermi sentita sola e imbarazzata per tutto il giorno per la scenata di stamattina a cui ha assistito tutta la scuola.

Perciò no. "Da schifo" non è la definizione più corretta.

Mezzo schifo e mezzo strano.

Sì, questo primo giorno è stato per metà schifoso, dato l'inizio un po' turbolento e decisamente evitabile, e per metà strano, perché non ho ben capito cosa la mia mente abbia intenzione di fare pensando sempre a cose che non dovrebbero nemmeno sfiorarmi il cervello. Insomma... sono fidanzata, ma non avrei dovuto arrossire davanti a Jordan come se fosse il primo ragazzo che mi guarda su tutta la faccia della terra. E poi... è solo carino, ma non è il mio tipo.

Anche i bambini sono carini, ma non arrossisco se mi guardano con il ciuccio in bocca.

Mi fermo, scioccata. Adesso ci si mette anche la mia coscienza a parlarmi? Picchio la gente, sento le voci... starò davvero uscendo di senno?

Sbuffo, riprendendo a camminare, mentre anche i miei pensieri ricominciano a volare veloci.

Anche il professor Bravi mi ha fatto un certo effetto. Non so come definirlo, ma è come se fossi riuscita a vedere qualcosa di più dietro quello sguardo imperturbabile e il suo atteggiamento educato, ma allo stesso tempo distaccato. Perché è così palese che lo sia? E soprattutto: è così palese solo ai miei occhi o se ne sarà accorto anche qualcun altro?

Forse avrei dovuto chiedere qualcosa sul suo conto a Kyle. Lui è molto amico del fratello, perciò magari saprà qualcosa che qualcun altro non sa.

Lo stesso brano si ripete per altre tre volte, ma io non sono neanche a metà strada. Il sole picchia sulla mia testa e mi pento di essermi messa questa felpa troppo pesante per questi ultimi giorni d'estate. In giro non c'è anima viva, ma penso che sia normale dato che mi sto allontanando sempre più dal centro.

Spirits è già finita per la quinta volta, quando qualcuno mi affianca. Mi giro di scatto, spaventata. Credevo non ci fosse nessuno da queste parti e invece...

«Ciao amica di Kyle!» mi saluta Jordan. Parli del diavolo... e spunta il fratello!

Rido per come mi ha chiamata ed una parte di me spera che non abbia notato che sono sobbalzata per lo spavento.

Non che mi importi particolarmente, chiariamoci...

«Mi chiamo Mara» gli ricordo, mentre sfilo una cuffietta dall'orecchio.

Jordan mi sorride e il suo sorriso è uno di quelli che fai fatica a credere che la persona che hai davanti possa mai sorridere per finta, come quando incontri qualcuno che dovresti conoscere in mezzo alla strada, ma proprio non ricordi chi sia e quindi sorridi, perché sì, perché succede troppo spesso che ci ritroviamo a dover abbozzare un sorriso falso.

«Dove vai di bello, Mara?» domanda, rallentando per stare al mio passo.

I capelli castani sono umidi sul davanti e capisco che sta sudando più di me nonostante indossi una semplice T-shirt, che tira all'altezza dei pettorali.

«A casa e credo che mi chiuderò in camera mia e crollerò sul letto fino a domani mattina».

Non prima di aver parlato con Stefano, ovviamente...

«Davvero? E io che credevo venissi all'incontro...» dice, mostrandosi deluso. Guarda dritto davanti a sé e io colgo l'occasione per scrutarlo. Anche lui è alto, ma probabilmente non quanto il fratello. La sua pelle è più scura, sembrerebbe abbronzata, e il suo corpo è più definito e muscoloso. I miei occhi si posano sul tatuaggio sul braccio.

Stella.

Jordan si gira verso di me improvvisamente e io riconosco lo stesso sguardo perso del fratello prima di voltarmi dall'altra parte, colta in flagrante a fissarlo spudoratamente.

«Di quale incontro parli?» gli chiedo, nel tentativo di sviare l'attenzione su qualcosa che non siano le mie guance arrossite.

«Di quello che ho organizzato stasera a casa mia. Ho invitato praticamente tutta la scuola. Non ti ha detto niente Kyle?» spiega lui, fortunatamente facendo finta di niente.

«A dirla tutta no. Ma ho conosciuto Kyle solo oggi e abbiamo parlato veramente poco.»

«Capisco. Non fa niente, comunque. Ti invito adesso» dice lui, sorridendo.

«Io... ecco...»

Non so davvero che cosa rispondergli. Sinceramente l'idea di andare ad un incontro in cui non conoscerei proprio nessuno non mi alletta molto.

«A che ora sarà?»

«Piuttosto tardi, verso le otto. Devo assicurarmi che i miei siano usciti definitivamente e non rientrino perché si sono dimenticati qualcosa.»

«È successo?» chiedo.

«Un paio di volte. Ma non hanno reagito troppo male, se non consideri il fatto che mi abbiano segregato in casa per più di un mese entrambe le volte.»

Scoppiamo entrambi a ridere di gusto.

«Allora? Verrai, non è vero?» incalza dopo poco lui.

Dovrei chiedere a mia madre e probabilmente dovrei renderne conto anche alla nonna, ma non credo che mi direbbero di no.

Il vero problema sono io. Voglio davvero andare ad un incontro di non so neppure cosa, a casa di un ragazzo che ho conosciuto da pochissimo, senza avere la più pallida idea di cosa aspettarmi e mandare all'aria tutti i miei propositi di trascorrere il prossimo anno chiusa in casa?

«D'accordo. Verrò.»

No, non voglio.

«Grandioso! Dammi il tuo numero: ti invio l'indirizzo» ribatte entusiasta.

La prima volta ti travolgeحيث تعيش القصص. اكتشف الآن