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La mattina dopo Kyle mi aspetta davanti al cancello di scuola. Ieri sera sono rientrata a casa intorno alle tre del mattino e solo la nonna era ancora in piedi ad aspettarmi. Non mi ha sgridata o chissà cos'altro. Piuttosto, mi ha chiesto di raccontarle com'era la festa. È sembrata realmente interessata a sapere se fossi riuscita a farmi dei nuovi amici e se mi fossi divertita o meno. Alla fine abbiamo chiacchierato fino alle quattro del mattino, quando la mamma si è svegliata ed è venuta a ricordarmi che nemmeno tre ore dopo sarei dovuta essere di nuovo in piedi.

Ed eccomi qui: un cencio ambulante con delle occhiaie stratosferiche e neppure i capelli lavati, perché non ho fatto in tempo.

«Hai fatto le ore piccole stanotte?» mi chiede divertito Kyle, squadrandomi velocemente dall'alto in basso da dietro i suoi occhiali.

«Sono andata alla festa di Jordan. Tu non c'eri» ribatto io, sbadigliando.

«Io e Alex avevamo una cena di famiglia: è stata noiosissima!» dice, alzando gli occhi al cielo.

La campanella suona e noi entriamo quasi subito nell'edificio, prima di venire travolti dall'ammasso di altri studenti che ci seguono.

In aula non vi è nessuno al di fuori di Parci che è già seduto con il libro di matematica sul banco.

La prima ora trascorre di una lentezza piuttosto comune a tutte le altre di una tipica giornata di scuola. L'insegnante di matematica e scienze è una donna bassa e tarchiata, con una lunga treccia grigia che le cade morbida su una spalla e un paio di occhiali dalla montatura d'acciaio poggiati sulla punta del naso.

La Bertini e la sua amica non sono in aula quando termina anche la seconda ora ed inizia la ricreazione. Uscendo dall'aula, però, si dirigono verso di noi con le borse in mano e un'aria di superiorità.

«Buongiorno, Lara!» esclama Reb, sbattendo le ciglia in maniera fastidiosa.

«Mi chiamo Mara» le ricordo, seccata.

«Sì, bé, fa lo stesso.»

Scoppia a ridere e l'amica fa lo stesso. Kyle le guarda infastidito e, indicando con la testa le macchinette nell'altro corridoio, se ne va, dandomi appuntamento lì e senza nemmeno salutare le due amiche.

«Abbiamo saputo che ieri hai assistito all'incontro di JB» incalza la Bertini, avvicinandosi.

Indossa una paio di anfibi neri con la platform e risulta essere più alta di me.

Annuisco, con tutta l'intenzione di non fare domande cosicché me ne possa andare al più presto da qui e godermi la ricreazione.

«Una mia amica ti ha vista in compagnia del professor Bravi. Ve la siete spassata, eh?!» sghignazza, ammiccando.

Cosa? Quale amica? E che cosa vorrebbe dire con "spassata"?

«Ti ha offerto da bere e avete chiacchierato per un bel po'» squittisce Emily, guardandomi con aria innocente mentre mi descrive una scena a cui lei non ha assistito, ma con tanto di dettagli che la fanno sembrare una specie di stalker con gli occhi da cerbiatto.

«È carino... Bruno, intendo» prosegue la Bertini, guardando per aria.

Bruno? Da quando queste due chiamano BB per nome? E poi, questa scena mi sembra un orribile déjà vu che francamente, ora come ora, non ho voglia di sopportare.

«Questa vostra amica non ha avuto nient'altro da fare che guardare me per tutta la serata, a quanto pare» ribatto io, acida.

Le due scoppiano a ridere all'unisono ed io sbuffo, guardando l'ora.

La prima volta ti travolgeWhere stories live. Discover now