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La mamma mi rimbocca le coperte come faceva quando ero piccola e fuori c'era un temporale.

Di solito, ero io ad andare da lei e a posarle un bacio sulla guancia mentre lei lavava i piatti della cena, ancora con indosso la divisa del lavoro. Ma nei giorni di pioggia, quelli in cui il buio non esiste per via dei lampi che illuminano il mondo fuori la tua cameretta, dopo aver lavato i denti ed essermi messa il pigiama, filavo dritta nella mia stanza, accendevo il piccolo abat-jour sul comodino lasciando la porta aperta, e attendevo con le gambe ciondoloni dall'alto materasso che lei venisse a rimboccarmi le coperte.

La mamma sapeva bene che io non ho mai temuto veramente i temporali, ma non mi ha mai detto niente e abbiamo continuato con quella specie di "rito" fino ai miei quindici anni.

Credo adorassi le sere di pioggia proprio per quel bacio che mi guadagnavo senza un motivo in particolare, senza che lo chiedessi o senza sentirmi in colpa per averla costretta a venire da me, mentre avrebbe invece potuto finire di sistemare tutto prima e andare a dormire dopo una giornata che era stata sicuramente stancante.

Quel momento mi spettava di diritto e niente e nessuno avrebbe potuto contestare questo fatto.

Ricordo che quando finalmente entrava nella mia cameretta, indossava sempre un sorriso. Era stanco. Lo è sempre stato, solo che l'ho capito quando sono cresciuta abbastanza da imparare che non tutti i sorrisi sono felici, sinceri, veri o spontanei. Non tutto è come sembra, ma quello che sembra è la prima cosa che gli altri vogliono mostrare.

Io la guardavo con gli occhi a cuore mentre si dirigeva per prima cosa alla finestra e sbirciava fuori. Poi chiudeva per bene le tende, forse per paura che mi potessi svegliare nel cuore della notte spaventata da un lampo. La osservavo attentamente, come a vedere se si ricordasse tutto quello che doveva fare.

Quando aveva finito con la finestra, si dedicava a me. Mi infilavo prontamente sotto le coperte e lei me le sistemava sotto il collo, rimboccandole per bene ai piedi e lungo il bordo fino ad oltre la metà cosicché non potessi sentire freddo. Infine, mi accarezzava la fronte mentre continuavo a sorridere emozionata per quel momento.

Mi posava un bacio su entrambe le guance e io storcevo il naso quando i suoi capelli mi pizzicavano il viso.

«Buonanotte, piccola» diceva e, anche se sono passati così tanti anni da quando me lo ha detto per l'ultima volta, oggi la sua voce mi sembra la stessa di quei giorni passati.

Solo che il suo viso è solcato dal tempo e i suoi capelli sono legati e non ricadono sulla mia faccia mentre mi posa due baci.

Raddrizza la schiena con una smorfia di dolore e si massaggia il collo facendo un ghigno di disapprovazione.

Quando ha finito di lavorare, siamo tornate a casa insieme e, durante il tragitto di ritorno, abbiamo parlato tanto. Il temporale era cessato, ma una pioggia fine, che poi è tornata ad essere un diluvio con tanto di tuoni e lampi, continuava a cadere incessante. Io e la mamma abbiamo condiviso lo stesso ombrello – il suo –, avvinghiandoci l'una all'altra e chiacchierando molto.

Lei mi ha raccontato del colloquio con il signor Bravi e di quanto le fosse sembrato scettico e antipatico all'inizio. Solo dopo averla assunta come sua segretaria ed essere stata a contatto con lui per un paio di giorni, ha capito che quel suo mostrarsi freddo di primo acchito, è soltanto una misura di sicurezza che prende impulsivamente davanti agli sconosciuti. Mi ha anche confidato in segreto che ha sentito delle voci non troppo belle sul passato dei Bravi, ma non ho capito quanto sappia di vero e quanto semplicemente presupponga. Quel che invece ho potuto notare e poi costatare con chiarezza è il modo idilliaco con cui vede la figura del suo superiore. Non ha detto una singola parola brutta nei suoi confronti e, per quanto egli possa essere un uomo gentile, rispettoso, educato e d'altri tempi, non credo che tutti i complimenti che gli ha rivolto mia madre nel descriverlo siano stati puramente oggettivi e casuali.

La prima volta ti travolgeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora