20 (parte 2)

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Sono seduta sul morbido materasso del letto di BB da ormai un quarto d'ora. Il prof si è messo a correggere alcuni compiti dell'altra sezione, minacciandomi di non sbirciare, perché ci somministrerà quello stesso test domani.

Fuori ha cominciato a piovere rumorosamente. Enormi scrosci d'acqua sono caduti dal cielo subito dopo una leggera pioggerella premonitrice del brutto diluvio che sta facendo ora. I tuoni non mancano di rompere il silenzio che è calato nella stanza ogni qualvolta che un bagliore illumina il cielo blu.

Ciondolo le gambe a destra e a sinistra, stringendomi nella camicia bianca e a maniche lunghe che mi ha prestato BB. I miei vestiti sono in asciugatrice e anche lui si è cambiato. Osservo la sua schiena curva e la testa china su un brutto foglio protocollo, scarabocchiato di blu.

Mi sto annoiando a morte, lo devo ammettere, ma mai oserò disturbare la meravigliosa quiete di questa stanza. Preferisco di gran lunga la noia, al mio ritorno a casa. Un orologio da parete segna le dieci appena scattate.

Sbadiglio cercando di non farmi sentire, gli occhi si inumidiscono. Chiudo gli occhi e avvicino il naso al tessuto della camicia, inspirando profondamente e imprimendo nella mia mente il suo odore. BB si gira proprio mentre io riapro gli occhi, soddisfatta.

Sbadiglia, portandosi una mano davanti alla bocca. Si spalla sullo schienale della sua sedia e mi fissa, indossando un ghigno sornione.

«Che c'è?» domando, raddrizzandomi sul morbido materasso. I miei piedi non sfiorano neanche terra adesso.

«Le sta bene» ribatte lui, indicandomi. Arrossisco immediatamente e spero non si noti per via del contrasto con il bianco della camicia che indosso.

«È troppo grande per me» gli faccio notare, concentrandomi sulle maniche troppo lunghe.

Con fare gentile, mi raggiunge sul letto e si siede al mio fianco. Sorride mentre mi prende prima un braccio e poi l'altro e ripiega entrambe le maniche fino al mio polso.

«Stava bene anche prima» dice quando ha finito, facendomi l'occhiolino e battendo con il palmo di una mano sulla mia testa, in maniera affettuosa. Torna alla scrivania, lasciandomi spiazzata e scocciata allo stesso tempo. Odio quando mi danno il colpetti sulla testa: non sono una bambina di quattro anni!

Mi alzo, sbuffando, ma BB non si volta a guardarmi. Prendo a camminare per la stanza con fare tediato e mi guardo attorno in cerca di qualcosa con cui distrarmi.

«Non c'è nessuno in casa?»

In realtà mi riferisco a Jordan.

«Jordan è uscito con la sua squadra di basket» risponde, senza distogliere lo sguardo dal compito che sta correggendo. Gli faccio il verso da dietro: è orribile che sappia sempre che cosa io stia pensando. Lascio cadere il discorso, notando il solito libro sul comodino. Lo studio attentamente da lontano. Chissà perché vali così tanto per BB, dico al libro, comunicando col pensiero. In questo momento mi sento sciocca, ma non me ne curo, e mi avvicino al comodino. Lo prendo in mano e penso che sì, la storia può anche essere bella e commovente, ma a BB non importa questo. L'importanza di questo libro è da collegare alla dedica in prima pagina, ne sono certa. Lo apro e seguo con l'indice ogni singola lettera, quasi riscrivendo ogni parola con la mia pelle.

"Sento che questo sarà il primo di una lunga serie di libri che ti regalerò d'ora in avanti. Ma cosa ci posso fare io se un libro ti rende più felice di qualsiasi altra cosa? Ti amo,

Zara."

Imprimo la frase nella mia mente per quante volte la rileggo.

«Chi sei Zara?» sussurro impercettibilmente alle sue parole. Mi volto a guardare BB, indecisa sul da farsi. Alla fine mi butto e senza paracadute.

La prima volta ti travolgeWhere stories live. Discover now