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Stefano si regge a me mentre entriamo in casa e chiudo la porta alle nostre spalle con il tallone. Il naso ha smesso di sanguinargli, ma il sangue è colato sulle labbra e poi sul mento, macchiandogli i vestiti e il viso di un rosso vivo che mi mette i brividi. Non credo che sia rotto, altrimenti urlerebbe dal dolore. Invece, rimane in silenzio quando la nonna ci viene incontro ed emette un gridolino isterico, inorridita dalla scena che ha davanti. Si porta le mani alla bocca e viene in nostro aiuto, chiedendoci cosa sia accaduto.

Lascio che lo accompagni in salotto e mi accorgo che ho tutte le mani sporche di sangue. Questo mi provoca conati di vomito che ricaccio indietro, chiudendo gli occhi e serrando la bocca.

Appena ho realizzato quello che Stefano aveva fatto, un senso di orrore si è insinuato in me, portandomi ad allontanarmi da lui e a preoccuparmi per l'incolumità di Jordan. È palese che a quest'ultimo sia andata meglio che al primo, che invece urlava in preda al dolore, ancora per terra, con il sangue che gli usciva dal naso e gli occhi inferociti.

Ho afferrato la mano ferita di Jordan e l'ho esaminata attentamente con la bocca asciutta e il cuore ancora agitato nel petto. Le sue nocche erano rosse e degli ematomi violacei stavano già comparendo rapidamente sotto i miei occhi, ma in fin dei conti non si è fatto nulla di grave. L'ho guardato con le lacrime agli occhi. Ora che la preoccupazione era passata, i nervi stavano per cedere. Solo allora Stefano si è alzato e ha cominciato a inveire contro Jordan, che però non ha reagito, guardandomi con uno sguardo penoso che mi ha fatto gelare il sangue nelle vene. L'ho implorato in silenzio di andare e lui lo ha fatto. Lo ha fatto e ho creduto di poter finalmente dare libero sfogo alle lacrime. Al diavolo Stefano e le sue mani sui miei fianchi, il suo sapore sulle labbra, che mi è sembrato così familiare e orribile allo stesso tempo. Al diavolo lui e queste ultime pessime giornate. Ma alla fine, il pianto nervoso che desideravo con tutta me stessa risuonasse nell'aria di questa giornata di ottobre, non si è mai udito. Le lacrime non sono sgorgate e, nonostante gli sforzi, ho capito che in realtà piangere non sarebbe servito a nulla e che quello che è successo non valeva neppure un pianto. Stefano non vale le mie lacrime e qualcosa dentro di me lo sa perfettamente.

Comunque, non ho avuto neanche la forza di dire o fare nient'altro. Ho semplicemente aiutato Stefano a entrare in casa. L'ho sorretto, accompagnato, portato in casa mia dopo quello che mi ha fatto. E adesso non posso fare altro che prendermela con me stessa per la mia debolezza.

Corro in bagno e lavo via il sangue dalle mie mani con violenza. Anche quando la pelle risulta pulita, continuo a strofinarmi fino a farmi male. Poi chiudo l'acqua del rubinetto e guardo il mio penoso riflesso nello specchio. Riapro meccanicamente l'acqua e lavo anche la bocca con energia. Quando ho fatto, non riesco ancora a vedere nulla di bello nello specchio. Dei solchi profondi trovano dimora sotto due occhi spenti e cupi. Le labbra sono incurvate in una smorfia di disgusto e le guance sono fin troppo arrossate nel pallore del resto del viso. Distolgo lo sguardo ed esco dal bagno, dirigendomi in cucina.

La nonna ha ripulito il viso di Stefano e adesso risulta più chiaro il gonfiore e il rossore del suo naso, e i lividi sotto agli occhi. In realtà, la sua pelle è ancora rossastra, sporca di sangue che non è stato lavato per bene, mentre regge con una mano una borsa del ghiaccio sul naso, e stringe gli occhi dal dolore. Respira con la bocca e le sue labbra sono secche mentre mimano un "grazie" alla nonna.

Quest'ultima mi guarda preoccupata sulla porta, ma non dice nulla. Rifletto sul fatto che Stefano dev'essere stato qui tutta la mattinata e che si sia già presentato. Mi viene subito in mente la mamma e il fatto che non le abbia detto che in realtà ci siamo lasciati. Se Stefano lo ha fatto al posto mio – cosa alquanto improbabile, ma pur sempre da tenere in considerazione – dev'essersi dispiaciuta molto di non averlo saputo da me.

La prima volta ti travolgeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora