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Sono in questa aula da poco più di quaranta minuti e già vorrei scappare, tornare a casa e chiudermi nella mia nuova camera da letto troppo grande per me. Mi sentirei soffocare anche lì, buttata sul grande letto a guardare il soffitto, ma almeno potrei soffocare in completa solitudine, senza preoccuparmi che qualcuno possa accorgersi della mia sofferenza.

La sedia è cemento sotto il mio sedere e non riesco a trovare una posizione comoda nella quale mettermi, perché i banchi sono troppo bassi e piccoli.

Il professor Bravi sembra essere in un altro mondo mentre spiega la storia che sta leggendo alla classe, seduto sulla cattedra a gambe cavalcioni con un libro ingiallito tra le mani. Guarda dritto davanti a sé e abbassa il capo su qualche alunno quando questo vuole prendere la parola per dire o chiedere qualcosa.

A dirla tutta, sono ben pochi gli studenti attenti alla lezione.

Il mio vicino di banco sta dormendo beatamente da ormai mezz'ora, con le cuffie infilate nelle orecchie e lo zaino posato sul banco dietro al quale si nasconde superficialmente.

Ho notato due o tre volte un ragazzo in prima fila lanciare una pallina di carta per aria, ottenuta accartocciando un foglio dall'unico quaderno che ha tirato fuori da uno zaino sdrucito e macchiato. Il suo compagno di banco lo guarda imbambolato, seguendo l'andar su e giù dell'oggetto tanto divertente.

Davanti a me, invece, due ragazze non fanno altro che discutere di un ragazzo che la biondina dalla voce starnazzante sulla destra crede essere gay, e la castana con l'apparecchio e le guance esageratamente tinte di fucsia sulla sinistra definisce impotente. A quanto ho capito, il ragazzo in questione è il fidanzato di un'altra loro amica.

Tuttavia, dall'altra parte dell'aula, accanto alla porta, ho almeno avuto la fortuna di scorgere subito il volto familiare di Kyle, che mi ha sorriso sei volte da quando è iniziata la lezione. Sono felice di conoscere almeno lui qui dentro, anche perché dal resto della classe, a parte qualche occhiata storta di un paio di femmine e qualche chiacchiericcio sussurrato al mio passaggio, non ho ricevuto nemmeno un "ciao" quando il professore mi ha presentato alla classe, appena entrati.

Una ragazza con i capelli a caschetto e la frangia sugli occhi alza la mano piena di anelli, da in fondo all'aula. È seduta a un banco di distanza da me, eppure riesco a sentire il suo profumo di vaniglia anche da qui.

Il prof si interrompe all'istante e posa i suoi occhi tempestosi sulla tipa minuta e asciutta che ha alzato la mano.

«Mi dica, Bertini» la incalza a parlare, attento a ciò che ha da dire.

Capisco subito che è un tipo davvero strano.

Le persone non ascoltano e questa è la pura e semplice realtà. In questo mondo le nostre orecchie non pongono attenzione a nient'altro che non sia qualcosa che ci interessi sul serio. A parlare può anche essere l'unica persona a cui vuoi realmente bene o l'unica a cui tieni così tanto da condividere la stessa bottiglia d'acqua o la persona a cui confidi il codice del tuo cellulare, perché sì, perché lei non è una persona: è la persona.

Ma accade che anche quest'ultima può dire qualcosa che noi non udiamo, semplicemente perché udire è diverso da ascoltare.

L'uomo ascolta poche volte ciò che reputa davvero importante ed ode fino a divenir sordo quello a cui non è interessato.

Ma BB sembra essere diverso. BB forse non diverrà sordo, perché ascolta, sempre e comunque, tutti allo stesso modo.

«Prof, mi chiedevo se potesse leggere sedendosi qui accanto a me. Da quaggiù non sento per niente bene» si lamenta la ragazza, a proposito di sordità...

La prima volta ti travolgeWhere stories live. Discover now