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La moto di BB accosta e si ferma lungo la strada. Scendo barcollando e Dio solo sa se non abbia rischiato almeno un paio di volte di finire con la faccia per terra, avendo perso l'equilibrio spesso da quando sono uscita dal locale. Toccare con i piedi terra mi sembra un sogno, specie per il fatto che tutto attorno a me sembra girare vorticosamente.

Gli porgo il casco che mi aveva prestato senza guardalo negli occhi e lui lo prende in mano scrutandomi con attenzione.

«Deve vomitare?» mi chiede preoccupato.

Scuoto la testa e osservo il cielo blu scuro, che ospita un orizzonte macchiato di arancio, giallo, rosso e screziature rosa. Il tramonto è bellissimo anche da ubriachi, cavolo.

«Grazie d-del passaggio» borbotto. La lingua secca e la gola arsa richiedono altro alcool.

Mi giro su me stessa per andarmene, ma la testa prende a girarmi ancora più forte di prima. Mi fermo di colpo, chiudendo gli occhi. Quando li riapro, BB è davanti a me e mi sorregge per un braccio.

«La accompagno fino alla porta» si offre, prendendo a trascinarmi verso il cancello di casa. Mi reggo a lui con entrambe le mani, anche perché sento che potrei crollare da un momento all'altro.

«Ha le chiavi?» domanda.

Io lo guardo stralunata. «Quali chiavi?»

«Quelle di casa» risponde lui, paziente. Scoppio a ridere di gusto.

«Ah, sì, certo che ce l'ho!» esclamo.

Le prendo dalla tasca dei miei jeans e mi stacco da lui. Barcollo leggermente, ma recupero subito l'equilibrio e gli rivolgo un'occhiata vittoriosa per fargli capire che riesco anche a camminare da sola. Poi provo a infilare la chiave nella serratura del portoncino esterno, ma questa non entra. Ci provo di nuovo, ma fallisco nel mio tentativo. Devo aggiungere che anche il terzo e il quarto non mi danno alcun risultato.

«Il fatto è che... che lei mi distrae» mi lamento, esaminando la chiave e poi la serratura e riprovando a infilarla. Ma niente anche questa volta. BB sospira, scuotendo il capo.

«Dia a me. Faccio io.»

Gli porgo le chiavi scocciata e lui riesce subito ad aprire il portoncino. Le fa dondolare a destra e a sinistra davanti ai miei occhi con aria sufficiente, prima che io gliele strappi dalle mani e lo ignori, proseguendo senza il suo aiuto.

Il vialetto di casa mi sembra infinito e mi ritrovo a chiedermi perché non mi sia accorta prima che è in salita. Oppure è solo una sensazione dovuta all'alcol?

Arrivo davanti alla porta di casa con le sole mie forze e questa è una gran vittoria per me. Perciò, non mi trattengo di certo dal farlo notare a BB, che deve ancora raggiungermi con le mie cose.

«Ha visto? Sono riuscita a raggiungere la porta completamente da sola» urlo entusiasta, sedendomi stanca sul gradino di casa. Lui mi viene accanto, posa le cartelle e la mia borsa per terra, e mi guarda all'alto.

«Brava Difetti! Vuole anche un voto per questa sua ardua impresa?» mi prende in giro.

Io mi alzo, fingendomi infastidita dalla sua aria divertita. Gli punto un dito contro e corrugo le sopracciglia, imbronciata.

«Fa male a prendermi in giro, prof! Sa perfettamente che sono una studentessa modello» mi vanto, togliendomi i capelli dalla spalla.

«Sì, come no! Ed io sarei il preside dell'istituto allora» dice, ridendo della sua battuta o forse di me.

«Lo ha detto lei che sono brava, prof. Non si rimangi le parole dette!» sbraito, dandogli dei colpetti con la mano sul petto. Lui scoppia a ridere e questa volta sono sicura che stia ridendo di me. Io lo guardo in cagnesco e incrocio le braccia al petto, infastidita.

«Sta ridendo di me, per caso?»

«Cosa glielo fa credere, Difetti?» ribatte beffardo, battendo la mano sulla mia testa proprio come si fa con un bimbo carino e paffuto che ride e le sue guance diventano rosse e le sue manine si chiudono in due piccoli pugni carnosi e i suoi occhi sono così grandi e così felici.

Sì, beh, io però non sono un bambino!

Mi irrito ancora di più per il suo gesto e prendo a spingerlo con la poca forza che ho. Lui afferra al volo il mio polso e poi l'altro, immobilizzandomi le mani al suo petto.

«Mi lasci!» sbraito, battendo i piedi per terra. In tutta risposta, scoppia a ridere più forte di prima.

«Le ho già detto che ha un bel caratterino, vero?»

«Ed io le ho già detto che la sua risata fa venire voglia di tapparle la bocca con lo scotch?»

Ride ancora e io mi ritrovo a ridere con lui di me stessa e questa cosa è assurda.

Poi, improvvisamente, lui tace. Smette di ridere e nei suoi occhi compare un bagliore di serietà. Mi studia in silenzio e, quando il suo sguardo ricade sulle mie labbra, arrossisco di colpo. Il mio cuore minaccia di sfondarmi la gabbia toracica e poi il mio petto tanto che batte forte, fino a quando una macchina entra nel viale di casa. Libero i miei polsi dalla presa di BB e mi allontano da lui di un passo.

Mia nonna scende dall'auto che Fred stava ripulendo questo pomeriggio. Indossa un maglioncino nero e una gonna dello stesso colore. Ha le occhiaie sotto gli occhi e un'aria piuttosto stanca e affranta. Ci fissa perplessa salendo i gradini di casa, mentre Fred va a parcheggiare l'auto in garage.

«Ciao Mara» mi saluta e poi rivolge un sorriso a BB. «Salve! Sono la nonna di Mara. Lei è?»

BB le sorride gentilmente e le porge una mano, presentandosi: «Sono il professor Bravi. Insegno lettere a sua nipote».

La nonna mi rivolge un'occhiata piacevolmente colpita prima di stringere calorosamente la mano al prof.

«Ma perché siete qui fuori? Mara, le buona maniere, suvvia! Entri pure dentro che le offro un caffè o un tè...»

«Non ce n'è bisogno, davvero. Non si preoccupi. Stavo giusto per andare» la interrompe BB, scendendo le scale e facendo per andare via.

«Ne è proprio sicuro?»

«Sì, grazie mille, signora Difetti. Arrivederci a entrambe!»

Alza una mano in segno di saluto e abbozza un sorriso dispiaciuto nei miei confronti.

Se ne va, con le mani in tasca e voltandosi soltanto una volta a guardarmi.

E nei suoi occhi, leggo solo confusione.

La prima volta ti travolgeWhere stories live. Discover now