9 (parte 2)

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Le prime tre ore di lettere trascorrono molto velocemente. Il professore ha trattato un nuovo argomento legato al libro che leggevamo a inizio settimana e poi ci ha fatto fare un piccolo test senza valutazione per capire quale fosse il nostro parere a riguardo. Correggendoli direttamente in classe, ha affermato, con mio grande stupore, che molti avevano descritto il loro parere con grande criticità ed è stato piuttosto soddisfatto del lavoro svolto dal gruppo classe. Solo pochi compiti sono stati definiti "sufficienti" e tra gli altri vi era anche il mio. Non me la sono presa, anche perché ammetto io stessa che ho scribacchiato qualche parola senza impegno per comporre un paio di frasi di senso compiuto che mi aiutassero a raggiungere la fine del foglio il più in fretta possibile. Oggi non ero proprio in vena di scrivere il mio parere, dato che attualmente il mio cervello è troppo occupato a sviluppare pareri su me e Stefano.

Quando la lezione è terminata e l'aula si è svuotata per la ricreazione, ne approfitto per restituire al professore il libro che mi ha dato giorni fa. L'ho dimenticato sul fondo del mio zaino dove l'ho infilato ormai due giorni fa, dopo una nottata passata a leggerlo fino alla fine. Proprio come immaginavo, mi è piaciuto tantissimo e l'ho divorato in poche ore.

Prendo il mio zaino, recupero il libro e mi dirigo alla cattedra stringendolo tra le mani. BB mi osserva avvicinarmi e fissa per un istante il bottino che ho in mano, ma poi torna a correggere un ultimo test svolto oggi. Io poso silenziosamente il libro davanti a lui e faccio per andare, ma la sua voce mi blocca.

«Neppure un commento a riguardo?»

Mi volto già sulla porta. Fuori non c'è quasi nessuno e mi meraviglio nel non notare nemmeno Parci seduto al suo banco. Non rispondo e lui continua a guardarmi seduto alla cattedra.

«Neanche una parola, un commento o una critica? Niente di niente? Eppure nel suo test ha espresso la sua magnificamente...»

«Ma aveva detto che ero appena sufficiente» ribatto io confusa.

«Sì, è vero. Ma l'ho detto solo per non farle montare troppo la testa e poi, se avessi detto che il suo è stato il migliore tra tutti, gli altri l'avrebbero derisa» mi spiega lui pacatamente.

«Non me ne frega niente di quello che pensano o fanno gli altri» mi agito io. «E poi lei non è mio padre: non deve difendermi. Ce la faccio benissimo da sola!»

BB mi guarda perplesso per un attimo prima di sospirare e alzarsi. Mi viene vicino e poi chiude la porta alla mie spalle.

«Io non sono suo padre, Mara, ma tengo molto a lei e se faccio così è solo per proteggerla» mormora lui, poggiato alla porta dietro di me.

Capisco le sue buone intenzioni, ma odio essere trattata come una ragazzina che ha bisogno degli altri per non farsi mettere i piedi in testa o di qualcuno che si preoccupi perché io non resti ferita. La mia vera ferita me l'ha inflitta proprio l'unica persona che doveva proteggermi e sono cresciuta imparando a cavarmela da sola e a non fregarmene del giudizio altrui. E adesso arriva lui ed improvvisamente sceglie di preoccuparsi per me, anche se io non gliel'ho mai chiesto. Io non gli ho mai lasciato intendere che avessi bisogno di qualcuno al mio fianco e comunque lui è l'ultima persona sulla faccia della terra che dovrebbe interessarsi ad una come me.

«Mara, io posso ascoltarla se vuole. Non faccia la dura con me: so perfettamente che ha bisogno di sfogarsi con qualcuno.»

Stringo i pugni, arrabbiata con lui perché non mi lascia in pace, arrabbiata con me stessa perché non riesco a non arrabbiarmi se qualcuno cerca di aiutarmi e arrabbiata con Stefano perché non capisco che cosa sia cambiato tra noi. E sono anche infastidita e triste e confusa e sola. Sì, mi sento terribilmente sola e persa in questa miriade di emozioni.

Faccio qualche passo in avanti, ma lui resta appoggiato alla porta dietro di me. Poi mi volto e abbozzo un sorriso forzato.

«Lasci perdere prof» mormoro.

A lui sembra dare fastidio qualcosa che ho detto, perché si muove dalla porta e il suo sguardo diventa più cupo e serio.

Si dirige alla cattedra e raccoglie tutte le sue cose, mettendole in borsa.

Io lo guardo confusa per il suo cambio repentino di umore. Che cosa sta succedendo?

Quando ha finto di preparare la sua borsa, si ferma e abbassa il capo, stringendo con forza la tracolla. Le nocche gli diventano bianche e i muscoli delle braccia si tendono. Poi si gira e mi guarda. Questa volta i suoi occhi non sono vuoti, ma confusi e mi supplicano impercettibilmente.

Resta fermo a fissarmi per qualche istante e poi alza un braccio e lo tende titubante verso di me. La sua mano si avvicina al mio viso e sfiora la mia guancia. Io chiudo istintivamente gli occhi, cullata dal suo profumo e dal suo respiro che è più corto, più pesante.

Il suo tocco è delicato sulla mia guancia, la sua mano calda sulla mia pelle.

È la prima volta che mi sento così. È strano e allo stesso tempo è come se il mio corpo si domandasse perché mai non abbia provato questa sensazione prima, perché è inebriante e sento che non mi sono mai sentita più protetta come in questo momento. BB sembra essere abituato a fare questo gesto, ma è come se avesse timore di rompermi o farmi del male, perché resta comunque a debita distanza da me mentre mi accarezza dolcemente.

La sua mano indugia sulla mia guancia per un altro istante che mi sembra terribilmente troppo corto.

E quando apro gli occhi, lui è già sparito, lasciando un senso di vuoto sulla mia pelle e dentro di me.

La prima volta ti travolgeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora