1.32 • LA PENULTIMA SIBILLA

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Mi stavo quasi addormentando sul divano della signora Petrocchi, davanti al caminetto scoppiettante, quando Yumi rincasò.

«Era ora» disse Devon, sdraiato sul tappeto. «Dove sei stata?»

Lo sapevo che era sveglio ma, poiché ero ancora in imbarazzo per quello che aveva detto poche ore prima, avevo preferito fingere di credere che dormisse.

«Dove mi pare» rispose Yumi.

«C'entri anche tu sul divano» le dissi. «Vieni?»

«Sto bene per terra» rispose, senza neanche guardarmi.

«Yumi» dissi, quando si fu accomodata sul tappeto accanto a Devon. «Ti prego. Voglio solo raccontarti».

«Non mi interessa» rispose.

Avrei voluto raccontarle ogni cosa, non solo di Kirk. Avrei voluto spiegarle tutto quello che era successo con Gilbert, tutta la faccenda dei sogni di Daniel. Avrei voluto che sapesse dei gemelli Vanhanen e avrei voluto chiederle perché non mi aveva mai detto che lei ed Heikki erano stati insieme.

Ma non lo avrei fatto, se lei non me ne avesse concesso la possibilità. Avevo insistito anche troppo.

«Yumi» le disse Devon. «Mi dispiace. Quello che è successo a tuo padre è solo colpa mia. Sono stato io a far spegnere il Fuoco. La Setta non c'entra niente, stavolta».

«Ok» rispose lei.

Poi si girò su un fianco, ci diede le spalle e non disse più niente. Devon mi lanciò un'occhiata sconsolata. Avrebbe potuto essere un sogno. Di nuovo noi tre, nella stessa casa, di notte, davanti a un camino. Avremmo potuto raccontarci tutto ciò che ci era accaduto in quelle lunghe settimane, avremmo potuto commentare quanto stava succedendo ed elaborare un piano. Invece ce ne restammo zitti, fingendo di dormire, finché la sveglia della signora Petrocchi, ben udibile anche dall'altra stanza, non ci avvisò che si era fatta mattina.

«Intendi andarci oggi stesso?» mi chiese Devon, addentando una fetta di plumcake.

«Per forza» risposi. «Non ho tempo da perdere».

Guardai Yumi. Avrei scommesso che stesse morendo dalla curiosità di sapere dove fossi diretta. Ma mi sbagliavo. Stava consumando la sua colazione in silenzio, del tutto noncurante di quanto stesse accadendo intorno a lei.

«Vuoi che venga con te?» chiese ancora Devon.

«Caro, non mi sembra proprio il caso» rispose la signora Petrocchi.

Finii di mangiare poi andai a farmi una doccia e, cercando di reprimere il magone, uscii dalla domus di Manlio Vopisco in una gelida mattinata senza sole né luce.

Finii di mangiare poi andai a farmi una doccia e, cercando di reprimere il magone, uscii dalla domus di Manlio Vopisco in una gelida mattinata senza sole né luce

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Senza il calore del sole la neve non si era mai sciolta e, anzi, aveva continuato a cadere incessantemente. Nevicava anche quella mattina mentre, con una torcia in mano, insieme alla Di Pietro e alla signora Petrocchi, arrancavo lungo il sentiero che mi avrebbe condotta all'uscita secondaria di Villa Gregoriana.

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