3.34 • UN'ULTIMA VOLTA SOLTANTO

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«Sei impazzita?» mi domandò Yumi, quando, come una furia, la raggiunsi allo sbracato dove mi stava aspettando insieme a Mario. «Dove sono gli altri?»

Avevo abbandonato il Colosseo e il quartier generale dei Reazionari lasciandomi gli altri alle spalle e, tempo di raggiungere lo sbracato, non sarei già stata più in grado di dire dove si trovasse e come si facesse ad accedervi e a snebbiarsi. C'era una cosa, però, che mi ricordavo ancora molto bene, purtroppo.

«Sono ancora dentro» risposi, con le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. «Dobbiamo avvisare subito gli altri, Yumi. Hanno le Creature».

«Non avresti dovuto allontanarti dal gruppo!» disse, agitata. «Non erano questi i piani».

«Non hai capito cosa ti ho detto?» domandai, afferrandola per le spalle. «Hanno le Creature! Ciclopi, Strigi... draghi! Dobbiamo avvisare tutti gli altri!»

«Non sono draghi, sono viverne» mi contraddisse Mario.

«Cosa?» domandai, fuori di me.

«Viverne» ripetè.

«Fa lo stesso!» tagliai corto. «Se sferrassero un attacco con quelle nessun luogo sarebbe al sicuro! Neanche l'acropoli!»

«Non agitarti così, piccola» disse Mario. «Hai fatto bene a venire. Avvisiamo gli altri».

«Dove sono tutti?» domandai.

«Una parte dell'esercito è in posizione, fuori le mura, in attesa di capire come fare a penetrare e snebbiarsi» rispose Yumi, accigliata. «Un'altra parte è rimasta a protezione di Villa Adriana».

«Ci penserà Viktor ad avvisare quelli che sono qui» riflettei. «Ma è necessario avvertire chi è rimasto a Villa Adriana».

«Va bene, vado io a Villa Adriana» disse Mario.

«...e a Villa Gregoriana» conclusi. «Una parte dell'esercito deve essere schierato a protezione dell'acropoli».

«Mario» disse Yumi, infilandosi il cappotto. «Hai ancora tu il Palladio?»

Per fortuna, ce l'aveva ancora lui

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Per fortuna, ce l'aveva ancora lui. Con esso aprimmo il passaggio sotto il tempio di Vesta del Foro e io e Yumi raggiungemmo il traghettatore in men che non si dica.

«Non devi traghettare nessun altro, per nessuna ragione» aveva detto Yumi, scendendo dal barchino del vecchio.

«Non ti ho sentita» aveva risposto lui.

«Non devi traghettare nessun altro, per nessuna ragione» aveva quindi sbuffato Yumi, svuotandosi le tasche di tutte le monete che aveva.

Ero nervosa. Non sapevo cosa aspettarmi. Se anche tutto fosse andato per il verso giusto, c'erano ben due confronti ai quali non avrei potuto sottrarmi. Il primo con Rei, di fronte al quale mi sentivo assolutamente inadeguata. Perché Rei era bellissimo, mentre io ero ridotta a uno schifo, certo, ma anche perché lui aveva sacrificato la sua intera vita per me e io, per tutta risposta, lo avevo lasciato, insultato e scacciato malamente senza lasciargli modo di giustificarsi per un motivo talmente stupido che avevo vergogna persino a ricordarlo.

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