2.4 • IL COLLEGIUM

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L'estate era già finita e io non riuscivo a crederci.

Non avrei mai pensato di arrivare a settembre nelle stesse identiche condizioni di giugno. Niente era cambiato dalla notte del blackout.

Insieme a mia madre e mio fratello avevamo preso possesso della nostra nuova casa nella zona residenziale di Villa Adriana. Un quartiere carino, un insieme di villette disposte intorno ad un ordinato reticolo di strade. Kumiko e Yumi ci avevano raggiunte un paio di giorni dopo.

L'estate era passata così, senza che neanche ce ne accorgessimo.

Non avevamo scoperto cosa fosse successo quella notte; al sorgere del sole la corrente elettrica era tornata e tutti avevano ripreso le loro vite come se niente fosse successo. Io però ero certa che ci fosse stato qualcosa di serio dietro quel fenomeno all'apparenza quasi banale.

Non avevamo avuto notizie neanche riguardo il destino di Dafni. La nuova Sibilla aveva preso servizio a pieno regime e Dafni continuava a essere trattenuta in prigione in attesa di un processo che, iniziavo a pensare, non sarebbe mai arrivato.

Non ero mai riuscita a vedere Rei, né mio padre.

Il Pontifex aveva dichiarato lo stato di emergenza. Gli Equites non avevano mai avuto il permesso di lasciare il tempio, neanche una volta. Tutti i legionari dell'esercito, tra cui anche Devon, Iulian e Nate, erano stati richiamati presso le Cento Camerelle, gli alloggi militari di Villa Adriana. Vederli con indosso l'uniforme militare scarlatta, l'armatura e l'elmo non mi metteva per niente di buon umore. Però, trovandoci tutti a Villa Adriana, riuscivamo a vederci anche tutti i giorni. Lì, tra l'altro, la vita scorreva tranquilla, in apparenza. Tutte le botteghe erano state riaperte così come le locande e, ogni pomeriggio, l'ippodromo pullulava di aurighi intenti ad allenarsi in attesa dell'apertura della stagione.

E poi c'erano le terme. Io e Yumi ci avevamo passato una buonissima parte dell'estate. E non solo alle Grandi Terme, quelle per il popolo. Le avevamo frequentate, certo. Per stare insieme ai ragazzi, che erano legionari. Ma io e Yumi eravamo figlie di Equites. Appartenevamo a una classe sociale superiore. La cosa ci scocciava, ci metteva a disagio e ci faceva sentire in colpa.

Però.

Ci aveva permesso di avere il libero accesso alle Piccole Terme. Erano una costruzione dal tetto a cupola, ed era davvero spettacolare: da una sala ottagonale dalle pareti rivestite da preziosi marmi si poteva accedere a tutti gli ambienti dell'incredibile complesso. Erano una goduria. Io e Yumi ci immergevamo nella piscina di acqua tiepida, ci rilassavamo, chiacchieravamo e intanto osservavamo tutta la meraviglia umana e architettonica che ci circondava.

E così, dunque, l'estate era passata.

Senza che nessuna delle mie domande avesse trovato una risposta. Perché il blackout e Dafni non erano le sole che mi fossi posta. No, c'era dell'altro, qualcosa che mi ero tenuta dentro. Non mi ero sentita di parlarne neanche con Yumi.

Non ero l'erede di Alastor. E non lo era neanche Kirk.

E io non avevo idea di chi fosse. Non avevo alcuna teoria in merito. Brancolavo nel buio. Mi chiedevo spesso se Kirk, al contrario, fosse riuscito a pensare a qualcosa.

La domanda sulla quale, invece, avevo formulato varie ipotesi era un'altra. Come aveva fatto Gilbert a cancellarmi la memoria?

Avevo scoperto che era stato lui a farlo, intrufolandomi, mio malgrado, in un suo sogno. Al mattino, quando mi ero svegliata, lui era già uscito. Il giorno stesso ero rientrata a casa e non lo avevo più visto.

Ma Gilbert era un Incendiario. Avrebbe mai potuto lanciare una maledizione del genere? Non era una cosa da niente. Si era trattato di maledire un altro genio, operazione già di per sé più complessa che maledire un Umano, cancellando quasi undici anni della sua memoria. Era una cosa enorme.

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