3.12 • NOTTE DI LUNA CALANTE

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«Se continui a grattarti la testa con la penna ti verrà la forfora» mi disse Yumi, seduta dalla parte opposta del tavolo del soggiorno di casa sua.

«Grazie per l'informazione» le risposi. «Allora aiutami».

«Sì, aiutaci» mi diede man forte Devon. «Non si capisce niente, qui».

Era tutto il pomeriggio che cercavamo di risolvere l'infausto compito affibbiatoci da Leon, e cioè l'interpretazione del quadrato di Sator.

«Vi ho detto che sto messa come voi» rispose, secca.

Poiché i Magi erano stati esonerati dal compito, per una volta, fortunatamente, Nozomi se ne era rimasta a casa. Io e Devon, però, stavamo arrancando da ore senza fare alcun progresso.

«Il seminatore di Arepo mantiene con il suo lavoro il convento» sbuffò Devon. «Basta. È la mia versione definitiva. Odio il sudoku».

«Ma che significa Arepo?» gli chiese Yumi. «È una città?»

«E che ne so?» rispose lui, stiracchiandosi. «Dovresti dirlo tu a me».

«Rei!» esclamai, saltando in piedi. «Puoi aiutarci?»

Lui, che era appena sceso dal piano superiore, si avvicinò al tavolo e sbirciò il quaderno da sopra la mia spalla.

«No, non posso» rispose. «Mi dispiace».

«Dai, fallo di Priamo!» esclamò Devon. «Ormai fai parte degli Equites, hai cambiato ordine».

«Gli Equites sono pur sempre Magi» rispose, sedendosi accanto a me. «Sei d'accordo con l'interpretazione di Devon?»

«No» risposi, continuando a guardare il quadrato. «Eppure sono convinta che l'interpretazione non sia univoca».

«Hai ragione» rispose lui. «Esistono più chiavi di lettura del quadrato che si rivelano a seconda della razza e del livello culturale del lettore».

«Un sine imperio che fa il contadino, ad esempio, lo tradurrebbe: il seminatore tiene la falce, il lavoro e le ruote» dissi.

«Esatto» rispose lui.

«Un genio, invece, anziché limitarsi a una lettura lineare, proverebbe con una bustrofedica: sator opera tenet arepo rotas» dissi.

«Giusto. E come tradurresti Arepo?»

«Non lo so» ammisi. «Ma la frase ha comunque assunto un significato completamente diverso. Tipo: Il seminatore decide le sue mansioni, ma Arepo decide il fato».

«Che, comunque, non significa un cavolo» disse Yumi.

«Non è vero» dissi. «Può essere inteso come: l'uomo decide le sue azioni quotidiane, ma soltanto Arepo decide il suo destino».

«Quindi Arepo sarebbe una persona?» chiese Yumi, scettica.

«Che ne so?» risposi, spazientita. «Di sicuro non è una falce».

«Va bene, mi avete stufata» disse Yumi, saltò in piedi e si avviò verso la cucina. «Non è colpa mia se siete delle capre».

«Mi dispiace» dissi a Rei, nonostante lui non avesse battuto ciglio. «Non capisco perché finga di essere sine imperio ma mi dà sui nervi che non sia onesta con noi».

«Non siete voi il problema» rispose lui. «Non è onesta neanche con se stessa».

«E tu sai perché?»

«No, ma è così da molti anni, ormai».

«Lei crede che i suoi ricordi siano inattendibili» sussurrai, perché avevo il terrore che potesse sentirmi dalla stanza accanto. «Me ne ha mostrato uno ma mi ha detto di non farci troppo affidamento».

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