2.1 • POIS

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Avanzai lentamente, col fiato corto. Le gambe mi tremavano, il sudore mi colava lungo la schiena.

Ero a pochi metri. Un altro paio di passi ancora e avrei coperto tutta la distanza che mi separava dal mio destino. Nelle orecchie mi rimbombavano rumori ovattati, davanti agli occhi si agitavano figure confuse. Ma io ero fissa sull'obiettivo. Mi fermai solo quando fui abbastanza vicina.

Alzai la testa lentamente. Trattenni il respiro e lessi.

Melania Mei .......... Ammessa

Tirai un sospiro di sollievo talmente fragoroso che un paio di ragazzi si voltarono a guardarmi. Ce l'avevo fatta.

Senza neanche guardare i voti, che comunque non mi interessavano affatto, presi il telefono e chiamai mia madre.

«Mamma!» urlai, allontanandomi un po' dall' affollata bacheca di vetro. «Sono stata promossa!»

Tornai a casa saltellando dalla felicità

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Tornai a casa saltellando dalla felicità. Ci ero riuscita. Avrei potuto lasciare la scuola di Tivoli e frequentare gli ultimi due anni di superiori presso il Collegium Superbo di Villa Adriana insieme a Yumi e Devon.

Guardai la rampa delle scale, poi l'ascensore. Optai per l'ascensore.

Non avevo più la claustrofobia. Se ero riuscita a non perdere l'anno nonostante i quasi quattro mesi di assenza, avrei potuto vincere anche quella sfida.

Schiacciai il numero quattro, l'ascensore partì e io mi guardai nello specchio. Avevo un aspetto orrendo. Ero uscita di casa di corsa e struccata. Avevo i capelli sudati, spettinati e incollati sulla fronte. Ma non era importante.

Girai la chiave nella toppa e spalancai la porta, aspettandomi chissà quali grandiosi festeggiamenti.

Rimasi in attesa qualche istante, il sorriso ancora stampato sulla faccia, prima di rendermi conto che in casa non c'era nessuno, neanche Daniel.

Non era importante neanche quello. Ero stata promossa. Nessun'altra cosa aveva importanza.

Mi diressi in bagno, scalciai via i sandali e lasciai cadere a terra la borsa lungo il corridoio, mi sfilai di dosso i vestiti sudati e mi buttai sotto la doccia.

Era come se, passando tutto il giorno chiusa in casa a studiare e smangiucchiare, non mi fossi accorta dell'arrivo dell'estate. La neve ci aveva messo qualche settimana a sciogliersi, questo l'avevo notato. Una volta sparita del tutto ne era sparito anche il ricordo. Non c'era Obumbrato che si ricordasse dell'eclissi durata mesi, né della nevicata. Né di altro. Per loro era stato un inverno come un altro. I Magi dovevano aver fatto davvero un ottimo lavoro, nonostante non avessero più le Ceneri di Oreste con loro.

Uscii dalla doccia, indossai un paio di shorts di jeans e una canottiera e mi lasciai cadere sul letto. Né l'afa insopportabile né la solitudine mi avrebbero rovinato quel momento di relax, tanto agognato dopo mesi interi china sui libri.

SPQTWhere stories live. Discover now