2.14 • VISIONE SUPERIORE

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«Melania!» sentii urlare, prima che un manrovescio mi arrivasse in piena faccia. «Cosa hai fatto?»

Mia madre, china su di me, stava farneticando qualcosa e, intanto, mi sbatacchiava per le spalle.

«Mamma?» chiesi, confusa. «Io non ho fatto niente».

Mi guardai intorno, senza capire. Poi mi ricordai. Il tetto della nostra casa era stato completamente divelto.

«Mamma, è stato Daniel» dissi, cercando di mettermi a sedere.

Mia madre si alzò di scatto e si guardò intorno.

«È sul letto» dissi, con la testa che mi girava vorticosamente.

Rimasi a guardarla farsi largo tra le macerie e i calcinacci fino a raggiungerlo.

«Che cosa è successo?» mi domandò.

Aveva ripreso il controllo. Dopo un primo momento di panico, afferrò il polso di Daniel, risoluta.

«Il battito è molto accelerato» disse.

Ero lì, ma mi sembrava di essere altrove. Era come guardare un film, o giocare a un videogioco. Ero solo lo spettatore di qualcosa che non stava accadendo veramente.

«Ania!» sentii chiamarmi.

Yumi e Kumiko erano comparse sulla porta e stavano cercando di raggiungerci.

«Ania, stai bene?» mi chiese Yumi, inginocchiandosi accanto a me.

«Sì» risposi. «Aiutami ad alzarmi, per favore».

Aggrappandomi al braccio di Yumi, che si teneva una manica premuta sulla bocca per filtrare la polvere, riuscii, malamente, a tirarmi in piedi.

«Che cosa è successo?» domandò Kumiko, aiutando Yumi a sorreggermi.

«Niente di inaspettato» disse mia madre, ancora in ginocchio sul letto di mio fratello. «Daniel si è solo risvegliato».

«Quindi quello che è successo sarebbe normale?» mi chiese Yumi, spazzolandosi i capelli

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«Quindi quello che è successo sarebbe normale?» mi chiese Yumi, spazzolandosi i capelli.

Avevamo deciso di saltare la scuola. Yumi e Kumiko ci avevano invitato a stare a casa loro, visto che la nostra sembrava essere stata travolta da un tornado.

«A quanto pare sì» le risposi.

«E Devon? Quando possiamo andare a trovarlo?»

Avevo deciso di raccontarle tutta la verità, alla fine. Avevo bisogno di condividere il carico delle preoccupazioni che mi affliggevano con qualcuno, e Yumi era la persona ideale.

Eravamo entrambe sedute accanto al letto sul quale avevamo messo a riposare Daniel. Guardai fuori dalla finestra: il cielo era completamente bianco, probabilmente di lì a qualche giorno avrebbe nevicato.

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