2.7 • GEMELLI

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Yumi era leggermente più piccola. I suoi capelli, rosso fuoco, erano tagliati a caschetto e indossava una tunica fucsia molto appariscente. Se ne stava seduta su una panchina immersa nella radura di Valle Lupo, sul fondo di Villa Gregoriana, intenta a leggere, all'ombra della rigogliosa vegetazione selvaggia della valle. Le cicale frinivano senza sosta, sovrastando addirittura lo scroscio incessante della cascata.

Qualcuno la chiamò per nome ed entrambe ci voltammo verso di lui. Era Heikki. Yumi chiuse il libro e lo poggiò sulla panchina, poi si alzò e corse da lui. Si abbracciarono e poi si baciarono. Ovviamente non potevano vedermi. Cioè, non mi vedevano perché non c'ero. Non ero realmente lì. Stavo solo osservando il ricordo di Yumi. Ma mi sentivo comunque di troppo.

«Mi sei mancata» le disse, passandole una mano tra i capelli.

«Anche tu» gli rispose Yumi.

«Non avrei voluto andar via così» disse lui, stringendola a sé. «Ma sai, mia sorella...»

«Non ti preoccupare, non fa niente. Ora tua sorella sta meglio?»

Lui annuì con la testa. Si scambiarono qualche altra effusione, rischiando di farmi vomitare, poi, mano nella mano, si incamminarono verso l'ingresso delle cascate.

Heikki sembrava molto diverso da come lo avevo conosciuto. Insieme a Yumi sembrava più calmo, più gentile. Persino più carino.

«Da quando Ania se ne è andata non ho più avuto un'amica qui. Non credi che io e Maia, magari...»

«No» la interruppe Heikki, «per il momento è meglio di no».

Yumi lasciò la sua mano e si fermò a guardarlo, sospettosa.

«Non fraintendermi» si giustificò lui, «naturalmente mi farebbe davvero piacere se voi due riusciste a socializzare. E solo che Maia spesso tende ad essere un tantino... possessiva nei miei confronti».

Mi tornò in mente l'assurda conversazione avuta con lei nel sotterraneo della Setta. Maia aveva ammesso, provocando in me un certo senso di inquietudine, di essere gelosissima di suo fratello. Yumi non rispose.

«Ma tu dai tempo al tempo» riprese Heikki, prendendole di nuovo la mano. «Ti accetterà, quando capirai quanto sei importante per me».

Mai, mai nella vita avrei potuto immaginare di sentire Heikki pronunciare parole simili. Non  mi sembrava più neanche lui, ormai.

 Non  mi sembrava più neanche lui, ormai

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La scena cambiò.

Yumi ed Heikki erano sul terrazzo della mensa, sempre mano nella mano. Il terrazzo era addobbato per il Natale, una fila di lucine si attorcigliava intorno alla balaustra di travertino e la valle al di sotto era ricoperta dalla neve. Heikki condusse Yumi sotto un vischio, le prese il volto sorridente tra le mani, lo avvicinò al suo e la baciò.

«Ora devo andare» disse, guardando l'orologio da taschino.

Yumi non era rilassata come l'estate precedente, però. Glielo leggevo in faccia.

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