2.28 • IMPRESE ILLEGALI

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La camerella di Devon era decisamente troppo stretta per ospitare tre persone al suo interno.

«Non potevamo parlare da un'altra parte?» domandò Yumi, seduta accanto a me sulla branda, a disagio.

«No, è meglio qui» rispose lui, accomodandosi sul pavimento. «Almeno non c'è il rischio che qualcuno ci senta».

Ah, quello era sicuro. Chiudersi la porta di una camerella alle spalle significava praticamente tumularsi vivi.

«Allora sbrighiamoci» disse Yumi, sfilandosi la palla dell'uniforme. «Mi manca l'aria, qua dentro».

«Ti starà mica venendo la claustrofobia?» le chiesi.

«Che ne so» rispose lei.

«Stanotte ci sarà l'esecuzione di Dafni» sussurrò Devon.

Me lo ricordavo fin troppo bene. Il ventinove febbraio. Solo quattro giorni dopo il mio compleanno.

«Ma questo non è un anno bisestile» avevo detto alla Di Pietro, un giorno, durante la ricreazione. «C'è stato un errore nella sentenza, quindi?»

«Non esistono errori nelle sentenze e non esistono neanche gli anni bisestili» mi corresse. «Esistono anni in cui il 29 febbraio viene utilizzato come data per le esecuzioni capitali con damnatio memoriae, e anni in cui invece può essere ricordato».

«Quindi, quando ha detto che la sua memoria verrà cancellata intendeva... letteralmente?» chiesi, sbigottita.

«Quasi» rispose. «Rimarrà comunque ricordata nel Libro Sibillino. L'unico documento che non sia possibile manomettere».

Un pensiero orribile mi aveva attraversato la mente: scordandosi di lei Devon avrebbe smesso di soffrire.

Mi trovai a riformulare lo stesso pensiero, in quella angusta camerella, incrociando lo sguardo serio del mio amico. Forse, dimenticarsi di Dafni sarebbe stato meglio per lui e per tutti. O forse no. Io stessa non ero riuscita a dimenticarmi completamente di Rei, nonostante fossi stata maledetta da Gilbert in persona. Esisteva qualcosa di più forte di qualsiasi forma di incantamentum o maledizione.

«Sono riuscito a scoprire il luogo dell'esecuzione» sussurrò.

«Come hai fatto?» gli domandò Yumi, sgomenta.

«Mia zia si è lasciata convincere a rivelarmelo» rispose.

«Che stai dicendo? Non è possibile» lo incalzò Yumi.

«Mia zia, con un aiutino, si è lasciata convincere a rivelarmelo» si corresse, stringendosi appena nelle spalle.

«Un aiutino di che tipo?» domandai, anche se avevo già un sospetto.

«Geniale» rispose lui. «Perturbante».

«Hai fatto confondere tua zia da Viktor, vero?» chiesi, sbigottita.

«Devon!» urlò Yumi. «Sei impazzito? Rischi di mettere nei guai anche lui!»

«Mi dispiace, ma è l'unico Perturbatore di Anime che conosco» rispose, scocciato. «E poi non l'ho mica costretto».

«Deve essere scemo quanto te, allora! La signora Petrocchi è un magistrato! Scagliare un genio contro di lei in questo modo è...»

Ma non era vero. Conoscevo Viktor da poco tempo, era vero; ma lui era un genio e leggere i suoi atteggiamenti e le sue intenzioni per me era molto semplice. Viktor non era scemo, lui era un po' superficiale e... divertito. Maledettamente divertito. Dalla scuola, dall'harpastum, dagli Umani, persino della leggi. Non c'era niente che, secondo lui, meritasse di essere preso sul serio.

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