2.9 • BIGLIETTO DI SOLA ANDATA PER GLI INFERI

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Anche se la visita di Rei era stata solo una toccata e fuga, tanto che era dovuto tornare al tempio quella sera stessa, mi trovavo in una specie di stato estatico.

«Cosa ti ha detto?» mi domandò Yumi, il giorno seguente, al cambio dell'ora. «Quando avrà un altro permesso?»

Io e Rei, una volta lasciato l'ippodromo, ci eravamo allontanati fino a raggiungere il Pecile. Lì ci eravamo messi seduti sul prato, vicino alla vasca, Rei si era acceso una sigaretta e avevamo avuto modo di parlare per cinque minuti. Altri dieci li avevamo passati a baciarci. Poi era dovuto andare via.

«Non lo sa» risposi, a malincuore. «C'è ancora lo stato di emergenza. Non sono riusciti a capire cosa sia successo la notte del blackout».

Yumi sbuffò e io mi sentii in colpa. Forse avrebbe voluto anche lei passare del tempo con suo fratello, mentre io me ne ero letteralmente appropriata.

«Però è stato dolce a farti quella sorpresa» disse. «Magari capitasse a me un ragazzo così».

Ci ritrovammo entrambe a guardare verso Heikki.

«Vado un attimo in bagno» disse Yumi, alzandosi in piedi.

«Vengo con te» risposi, alzandomi a mia volta.

«Sto bene, dai» disse.

«Sì, ti credo. Ma ho bisogno di prendere un po' d'aria. La Clement mi ha fatto venire il mal di testa».

Yumi non mi aveva ascoltata. Si era piuttosto voltata a fissare il posto vuoto di Devon.

«Preoccupiamoci delle cose importanti» disse, ma non avevamo ancora avuto notizie del processo di Dafni.

Siccome Ionascu era entrato in classe, rinunciai all'idea di uscire a prendere una boccata d'aria e tornai a sedermi.

«Iulian» sussurrai. «Tu sei rumeno?»

«No, sono moldavo» rispose. «Perché?»

«Silenzio» tuonò Ionascu, facendoci sobbalzare. «Oggi cominciamo la parte del corso relativa alla classificazione di tutte le creature. Cominceremo con le Creature di Mezzo, visto che sono tra noi. Per favore, i Venatores presenti in classe si alzino in piedi e vengano qui».

«Siete tra noi» mi sorrise Yumi, mentre i due Venatores della classe, una ragazza e un ragazzo con cui non avevo ancora mai parlato, si alzavano e andavano a posizionarsi accanto a Ionascu.

«I tre geni in piedi, cortesemente» ordinò il professore.

Lanciai uno sguardo veloce a Viktor, mentre Pierre si era già alzato, senza scomporsi per niente; malvolentieri mi alzai in piedi, sentendomi tutti gli sguardi puntati addosso. Ionascu era un Venator, ma era amico di Gilbert. Quindi non poteva essere un razzista. Non c'era nessun pericolo in quella lezione, a differenza di quelle della Clement.

«Tu» disse il professoresse, indicando Roze, la ragazza «Classificazione dei demoni».

La classe trasalì. Ma non era colpa di Ionascu. I geni erano realmente classificati tra i demoni, non se lo stava inventando lui. Non aveva usato quella parola per mancarci di rispetto. O, almeno, così sperai.

Ionascu era amico di Gilbert, mi ripetei. Sarebbe andato tutto bene.

«Ci sono i demoni del fuoco, dell'aria, della terra e dell'acqua» disse. «E poi ci sono i demoni sotterranei, quelli del ghiaccio e quelli delle tenebre».

Non me lo aspettavo. Roze, che era una ragazza bionda ed esile e che sembrava spaventata a morte da Ionascu, dalla classe e dalla sua stessa ombra, aveva parlato con voce ferma e decisa.

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