3.25 • ESSERE UN GENIO È BELLISSIMO

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«L'Ordine delle Vestali è favorevole» disse Clio, prendendo la parola, risoluta, mentre tutti gli altri sembravano assorti in chissà quali riflessioni. «Accetta tutte le condizioni».

«Anche l'Ordine dei Magi accetta tutte le condizioni» le fece eco Leon.

«Ci sono molti Magi schierati tra le file dei Reazionari» disse Ionascu, senza neanche voltarsi a guardarlo. «E hanno le Ceneri di Oreste».

«Ah, lo so bene, Relu» rispose lui, versandosi del vino. «Ma sono qui ad assicurare, davanti a voi tutti, che farò quanto in mio potere affinché le Ceneri vengano recuperate e i traditori scovati e puniti nella maniera che concorderemo insieme».

«L'Oridne degli Equites accetta tutte le condizioni» riprese Immanuel. «E, con esso anche la Sibilla, di cui si fa portavoce».

Quando spostai lo sguardo su Ionascu mi resi conto che anche lui mi stava fissando. Ionascu mi aveva maltrattata, insultata, persino picchiata. Però mi aveva aiutata. Gilbert si fidava di lui. Roze lo amava. Non avrebbe tradito tutti in quel momento.

«L'Ordine dei Venatores accetta tutte le condizioni» disse, spostando lo sguardo su Kirk.

Era incredibile. Ce l'avevamo fatta. Eravamo riusciti in quello in cui persino Enea aveva fallito: ristabilire il giusto equilibrio senza inutili spargimenti di sangue. Cioè, i Reazionari non si sarebbero arresi senza combattere e, visto il mostruoso esercito di cui disponevano, il combattimento sarebbe stato, probabilmente, all'ultimo sangue. Ma, a parte quello, sembrava che tutto stesse andando al posto giusto e...

«Il Pontifex non accetta nessuna delle condizioni» disse, improvvisamente, quel maledetto vecchio.

«La maggioranza ha deciso» gli rispose Kirk.

«La maggioranza non conta nulla, in confronto al Pontifex!» urlò, voltandosi a guardare tutti i commensali. «Ve ne siete forse scordati?»

«Consegna lo scettro» gli intimò Ionascu.

«Si è conclusa un'era» gli diede manforte Leon. «Ed è il momento che ne inizi un'altra».

«Le disuguaglianze tra Superbi non sono più ammissibili al giorno d'oggi» disse Immanuel.

Erano tutti d'accordo con Kirk. Lo erano, in cuor loro, probabilmente da sempre. Forse sarebbero stati d'accordo persino con Enea, se avessero avuto modo e occasione di confrontarsi con lui come avevano fatto con Kirk. Se quell'unico uomo non si fosse messo di traverso.

«Consegna lo scettro» ripetè Kirk.

La sua voce profonda vibrò nell'aria e, insieme ad essa, vibrò di nuovo, ancora più impetuoso, anche il violento richiamo che ruggiva nel profondo di me stessa, più forte della sete.

Il Pontifex indietreggiò, guardandosi intorno incredulo. Tutti i presenti si erano schierati contro di lui. I pretoriani, la sua guardia personale, benché attenta e in formazione, si trovava al di là del canale. Non c'era niente che potesse fare per ribaltare la situazione. Aveva perso. Infilò una mano ossuta e grinzosa sotto uno dei vari strati della sua tunica. Poi si bloccò.

«Mai» sibilò.

In un solo istante estrasse lo scettro, quella verga che io stessa avevo stretto tra le mani, prima ancora di sapere cosa fosse. Lo scettro sprigionò un bagliore tanto improvviso e intenso da costringerci a ripararci gli occhi. E, quando li riaprimmo, del Pontifex non c'era più traccia.

 E, quando li riaprimmo, del Pontifex non c'era più traccia

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