Prologo

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Agli occhi curiosi dei suoi vicini di casa, Vivian, appariva come una ragazza sempre indaffarata e, fin dal primo momento in cui, all'improvviso, era comparsa nel loro quartiere, quasi tutti, almeno una volta, si erano chiesti: «Cos'è che avrà poi da fare?».

Dava l'idea d'essere solitaria, poco socievole, anche se sempre gentile e cordiale.

I primi tempi, la si vedeva uscire tutte le mattine molto presto con qualche libro in mano, una borsa voluminosa e delle cartelline colorate. Era spesso di corsa e i suoi capelli lunghi, ondulati e neri, svolazzavano da tutte le parti.

Talvolta appariva quasi imbronciata.

All'arrivo dell'estate però sembrava un'altra, quasi fosse avvenuta una metamorfosi, una rinascita: sfoggiava un sorriso splendido e contagioso al quale nessuno poteva resistere, tutti le sorridevano.

Perché lei era così: se sorrideva al mondo allora il mondo le sorrideva.

Quando alla sera rincasava aveva un'aria stanca, come se tutte quelle energie, che al mattino la facevano quasi salterellare dall'entusiasmo, le fossero state risucchiate via insieme alla sua linfa vitale.

Il suo sguardo, ad un occhio più attento, risultava triste, malinconico, quasi come se non avesse più speranza, ma, immancabilmente, il giorno seguente era lì, di nuovo in strada, di nuovo carica, di nuovo pronta a sorridere al mondo.

Camminava con passo ritmato ed elegante. Talvolta il suono dei suoi tacchi la precedeva, quasi a voler annunciare il suo passaggio e attirarle addosso l'attenzione dei commercianti del quartiere, che, nonostante la vedessero tutti i giorni, non resistevano alla curiosità e si voltavano a guardarla; non perché lei fosse una Venere fattasi donna, ma quella creatura così insolita, elegante anche con un paio di jeans e delle sneakers, in un certo qual modo, perfetta, che, da un giorno all'altro, si era trasferita in una piccola casetta ormai in rovina e in vendita da anni e che aveva portato una ventata di novità, suscitava l'interesse di tutti e nessuno resisteva all'impulso primordiale di osservarla.

E lei? Lei come viveva tutto questo?

Nelle sue giornate no, si sentiva come una scimmia in gabbia allo zoo e detestava quell'invadenza.

Non capiva cosa mai ci fosse in lei da osservare, puntualmente, ogni giorno.

I primi tempi si sentiva smarrita... era capitata in un quartiere che pullulava di impiccioni!

Il suo trasferimento sarebbe dovuto essere un nuovo inizio dopo la turbolenta fine della sua precedente vita, che l'aveva costretta a chiudere la se stessa del passato in una soffitta polverosa insieme a tutti i suoi ricordi, a fare le valigie, portandosi dietro giusto l'indispensabile, e andare via, col cuore spezzato e la voglia di non guardarsi più indietro...

Ma niente sembrava andare per il verso giusto. Fortunatamente poi, col tempo, tutto iniziò a prendere forma e smise anche di pentirsi d'aver iniziato un nuovo capitolo della sua esistenza.

A poco a poco quei volti impiccioni e sconosciuti le divennero familiari, soprattutto grazie alla proprietaria della caffetteria all'angolo, Giovanna, che, oltre ad essere gentile e solare, aveva più o meno la sua età e tanta voglia di conoscerla. Fu lei ad insegnarle come comportarsi in quel piccolo e accogliente quartiere, dicendole «Se imparerai ad amarlo, lui amerà te!» e così fu.

La prima persona che le presentò fu Ines, la parrucchiera, una donna sulla cinquantina, spigliata e di una simpatia e una schiettezza disarmanti. Dopo un attento e lungo sguardo giudicante, Ines, senza nemmeno salutarla le disse

«No! No! No! Tesoro, non ci siamo proprio! Bisogna assolutamente porre rimedio a tutto questo! - indicandola, con l'indice destro, dalla testa ai piedi -Ma non ti preoccupare... d'ora in poi, mi prenderò cura io di te!»

Ines aveva sempre qualche consiglio da propinarle, non solo in fatto di estetica, ma anche di uomini, argomento che faceva arrossire Vivian e al quale diceva di non essere assolutamente interessata.

Ma la sola che, con la sua dolcezza, era riuscita a penetrare la corazza che Vivian si era costruita e che, pian piano, come solo una donna buona e amorevole sa fare, le aveva ridato il sorriso era stata Marlena, la sua adorata vicina di casa, che, fin dal primo giorno, si era presa cura di lei come una madre. Nei primi tempi, quando la casetta che Vivian aveva acquistato era ancora un cantiere polveroso, l'aveva ospitata a casa sua e lei e suo marito Giorgio l'avevano accolta come una figlia.

In quei due mesi aveva imparato a conoscerli e ad amarli e loro si sentivano ringiovaniti grazie a quella bella e giovane ragazza per casa.

All'epoca, più o meno quattro anni prima, Vivian non aveva ancora compiuto trentadue anni ma portava già il segno delle ferite che la vita le aveva inferto senza pietà.

Fu grazie a quei vicini impiccioni e amorevoli che riuscì nuovamente a sorridere e a riprendere il controllo della sua vita e promise a se stessa che non avrebbe mai più permesso a niente e a nessuno di devastarla in quel modo, ma, si sa...

La vita non va mai come ci si aspetta che vada...

Vivian - La forza di ricominciareWhere stories live. Discover now