Capitolo 50

92 15 142
                                    


«Lieve è il dolore che parla.

Il grande dolore è muto».

Seneca

***


Continua...

Sei anni prima

Quando Andrea e Vivian arrivarono all'Hotel Palace mancava ancora un quarto d'ora alle ventuno; una volta scesi dall'auto, un giovane ragazzo dall'aria impacciata, e con indosso l'uniforme recante lo stemma dell'Hotel, si accostò ad Andrea per recuperare le chiavi e parcheggiarla.

«Vedi di starci attento, ragazzino, o dovrai venderti un rene per ripagarla» gli disse lui in cagnesco.

«C-c-certo S-s-signore» balbettò il ragazzo intimorito dal tono scontroso di Andrea prima di salire sul veicolo e chiudere la portiera con cautela.

«Perché devi sempre trattare male tutti?»

«Non l'ho trattato male. L'ho solo messo davanti alla cruda verità».

«Sei assurdo» ribatté Vivian e avrebbe continuato ad ammonirlo se solo non avesse intravisto la figura slanciata e tracotante di Riccardo in cima alle scale.

«E lui che ci fa qui?» chiese stizzita ad Andrea.

«Cosa vuoi che ci faccia? È il legale dello studio e il mio braccio destro, nonché il mio migliore amico. Mi sembra ovvio che la sua presenza sia indispensabile stasera».

«Allora non lo è la mia» replicò Vivian decisa a non fare un passo in più.

Riccardo li guardava dall'alto con il suo solito sguardo da rapace e il sorrisetto borioso sulle labbra.

«Viv, piantala una buona volta. – sibilò Andrea a denti stretti – Riccardo è tranquillo, sei tu che vedi cose che non esistono e fai un dramma per tutto. Ora entriamo per piacere» concluse cingendole la vita con un braccio e conducendola a passo spedito verso la scalinata rivestita di pietra naturale.

«Eccovi finalmente. – esordì Riccardo sorridendo e mostrando la sua dentatura perfetta – Iniziavo a preoccuparmi. Vivian sei splendida, come sempre d'altronde» aggiunse infine ammiccando e sporgendosi per lasciarle un lieve bacio sulla guancia, mentre lei sorrideva forzatamente.

«Castelli è già arrivato?» gli chiese di getto Andrea, che non aveva intenzione di perdersi in inutili convenevoli.

«Ci aspetta dentro» rispose con prontezza Riccardo.

«Bene. – fece Andrea cercando di scrollarsi di dosso la tensione che sentiva – Andiamo a prenderci questo contratto» asserì risoluto prima di varcare la sontuosa soglia di quell'edificio che trasudava opulenza e maestosità.

Scortata da Andrea e Riccardo, Vivian camminava visibilmente in soggezione, sentiva la gola serrarsi e il suo respiro accelerare a dismisura, quasi come se il suo corpo la stesse mettendo in guardia.

Tra loro due non si sentiva protetta, ma in pericolo.

Una preda.

Andrea procedeva a passo spedito, sicuro, determinato, indifferente a ciò che lo circondava.

Riccardo, invece, di mezzo passo indietro rispetto a lei, non le toglieva gli occhi di dosso e le sorrideva. Quel ghigno inquietante le gelava il sangue nelle vene tutte le volte.

Come si aspettavano, Castelli li attendeva all'interno del ristorante, accomodato a un tavolo rotondo al centro dell'ampia sala, e sorseggiava del vino rosso, un Bordeaux del 1985, a quanto si leggeva sull'etichetta apposta alla bottiglia.

Vivian - La forza di ricominciareWhere stories live. Discover now