Capitolo 12

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«È triste non essere amati,

ma ancor più triste è non poter amare».

Miguel De Unamuno

***


Dopo un volo di quasi due ore e un lungo viaggio in taxi, Vivian arrivò in montagna che era già buio e le temperature erano più basse di quanto si aspettasse. Non aveva neppure potuto ammirare il paesaggio, leggermente innevato, a causa della scarsa illuminazione.

Alle 19:40 bussò alla porta del custode, il signor Carlo, per prendere le chiavi dello chalet di Patty.

Una ragazza sulla trentina, con degli enormi occhi grigi, capelli ricci e castani che le arrivavano alle spalle, un fisico statuario da modella, le aprì, sfoderando un bellissimo sorriso.

«Buona sera!» esordì Vivian.

«Ciao!» rispose la ragazza.

«È questa la casa del custode? Sono venuta a prendere le chiavi dello chalet...» continuò Vivian, incerta e visibilmente infreddolita.

«Sì, entra pure...» ribatté la ragazza.

«Grazie, ma non vorrei disturbare...» replicò Vivian.

«Ma quale disturbo, avanti, non farti pregare... e poi, vuoi che ti si congelino le chiappe là fuori?» la incitò la ragazza.

Vivian non se lo fece ripetere ed entrò in casa.

All'interno l'aria era tiepida, riscaldata da un grande camino posizionato al centro del salotto. Un divano vecchio stile, in pelle marrone, vi era di fronte e sul tavolino scorse una tazza di cioccolata calda e un libro aperto a metà.

«Sei l'amica di Sara?» le chiese la ragazza.

«Sara? Oh! Sì, sì! Sono Vivian... sai io non la chiamo più così da anni...» le spiegò.

«Piacere, io sono Emma – disse la ragazza tendendole la mano – la figlia del custode, ti stavo aspettando».

«Oh, sono desolata! Mi spiace aver fatto così tardi...» le disse Vivian.

«Nessun problema, figurati. Mio padre è dovuto andare in città e io ne ho approfittato per godermi una serata in relax...» affermò Emma.

«Allora prendo le chiavi e ti lascio tornare alla tua serata rilassante...» si affrettò a dire Vivian.

«Non credo sia una buona idea. Si è fatto tardi e lo chalet sarà gelido, credo sia meglio che per stanotte tu rimanga qui...» le propose Emma.

«Non ti preoccupare, me la caverò e poi non voglio disturbare...» ribatté Vivian.

«Ehi, ti si è incantato il disco? – chiese ironicamente la ragazza – Dai, vieni di là, stavo giusto preparando qualcosa da mangiare, così poi ci rilassiamo vicino al camino. Hai l'aria distrutta!»

Vivian si passò una mano fra i capelli, cercando di districarli un po', poi si sfilò sciarpa e capotto e seguì la ragazza fino alla cucina, dove la vide affrettarsi a togliere una teglia di lasagne dal forno e, subito dopo, prendere due calici e ad aprire una bottiglia di vino rosso. Dopodiché, portarono tutto in salotto e, posizionati due cuscini sul tappeto chiaro che stava di fronte al camino, vi si sedettero sopra iniziando a cenare e a conversare timidamente.

Vivian scoprì che Emma era un avvocato, aveva iniziato da poco a lavorare in uno studio legale nella città in cui viveva; era rientrata pochi giorni prima per trascorrere il periodo natalizio col padre che, da qualche mese, era rimasto vedovo. La moglie aveva avuto un incidente stradale ed era morta sul colpo.

Vivian - La forza di ricominciareWhere stories live. Discover now