Capitolo 27

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La mattina seguente un suono infernale svegliò Vivian che, non appena aprì gli occhi, vide davanti a sé il viso disteso e rilassato di Alex. I loro corpi erano allacciati in un groviglio accogliente di arti e respiri e lei ci mise un po' a capire che il suono che l'aveva destata proveniva dal telefono di lui.

«Ma... sono... cori da stadio?!» chiese ancora intontita dal sonno mentre cercava, invano, di tapparsi le orecchie con i palmi delle mani.

«È la mia sveglia, amore...» rispose lui con una voce arrochita dal sonno.

Amore?! Alex l'aveva chiamata amore?!

Il suo cuore fece un triplo carpiato con doppio avvitamento facendole perdere ben più di un battito e smorzandole il respiro.

«Spegnila, ti prego!» la supplicò lui e lei si sporse per afferrare il suo telefono e zittirlo.

«Grazie... – mormorò Alex – Adesso torna qui, è ancora presto» aggiunse attirandola a sé.

«Non è così presto, sono le 7:30 e ho un milione di cose da fare prima della partenza».

«Non andare... – mugugnò lui lasciandole un bacio sulla spalla – Di' a Giovanna che ti ho rapita e che ti rilascerò solo domani per il matrimonio».

«Non posso Alex, sono la testimone, nonché damigella d'onore... – gli ricordò – E poi in mattinata arriveranno anche Patty ed Emma, perciò, tra qualche ora, questa casa verrà invasa».

«Una ragione in più per restare qui con me adesso...» continuò a perorare la sua causa lui, ma Vivian non era della stessa idea e con uno scatto veloce si liberò da quell'accogliente morsa balzando fuori dal letto.

«Vado a fare il caffè, ti aspetto di là...» gli disse prima di lasciargli un bacio leggero sulle labbra rese rosse e gonfie dal sonno per poi sgattaiolare via in tutta fretta in preda a vampate di calore.

Alex, con una smorfia di disappunto sul viso, si mise a sedere sul letto, si sfregò vigorosamente il volto con i palmi delle mani prima di passarsele sui capelli scompigliati e poi sbuffò sonoramente. Avrebbe voluto trascorrere insieme a Vivian tutto il tempo che aveva a disposizione prima di ripartire per la Grecia, ma il fatto che lei, quel pomeriggio, dovesse recarsi nella località in cui si sarebbe tenuto il matrimonio complicava enormemente le cose.

Aveva pensato seriamente di chiamare Giovanna e chiederle di poter rapire Vivian per quella giornata, ma l'idea di privare entrambe di quei momenti così speciali lo aveva fatto sentire immediatamente in colpa.

Il suo telefonò trillò annunciandogli l'arrivo di una serie di messaggi, lui sbuffò nuovamente pensando potesse essere Paul, ma, non appena lo sbloccò, un sorriso sincero comparve sul suo volto ancora assonnato.

– Ca**one! So che sei tornato!

– La tua donna mi ha avvisato.

– Non passare tutto il weekend a scopare.

– Fatti sentire (e vedere!) prima di ripartire o stavolta mi inca**o per davvero!

– Tuo Love 🖤 M.

Durante la lettura dei messaggi il sorriso si trasformò in una risata, ma, anziché rispondere, posò il telefono sul comodino e si sollevò per raggiungere Vivian.

Non appena varcò l'uscio della camera da letto un aroma intenso di caffè misto ad una fragranza dolce e ad una musica leggera lo avvolsero. Affrettò il passo e una visione che non avrebbe mai scordato gli si stagliò davanti agli occhi.

Sul tavolo della cucina campeggiava un'invitante crostata alla frutta e Vivian, con indosso solo una canotta lilla leggera, che le arrivava poco sotto i fianchi, e un paio di culottes in raso sulla stessa tonalità, era di spalle e armeggiava con caffettiera e bollitore mentre ancheggiava sulle note di Life e i suoi capelli, liberi e ribelli, ondeggiavano seguendo il ritmo sensuale del suo corpo.

Vivian - La forza di ricominciareWhere stories live. Discover now