Capitolo 43

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«L'arco è carico e teso, schiva il dardo».

Re Lear, William Shakespeare


Quel pomeriggio sereno e spensierato si era tramutato repentinamente nell'inizio di un incubo.

Una volta in casa Alex si era diretto senza esitazione nella sua camera.

Genevieve, davanti alle ante scorrevoli aperte del grande armadio a muro, contemplava con fare annoiato alcuni abiti di Vivian.

«Gen» tuonò Alex non appena le fu da presso.

«Terrifiant! – commentò incurante lei sfilando un tubino verde dalla sua gruccia – Dove dovrei mettere i miei vestiti?» proseguì con tono sprezzante.

«Non qui» fu la risposta secca e immediata di Alex.

«Ah-ah! Xandre – fece lei puntandogli contro l'indice dal quale spuntava un'unghia lunga e laccata d'oro – Non mi dire che...»

«Te lo dico invece. – la interruppe bruscamente lui – E non chiamarmi così» ribadì nello stesso tono adirato.

Genevieve lasciò cadere l'abito sul letto sfatto, testimone della notte e della mattina di passione che aveva unito Alex e Vivian, per poi guardarsi intorno.

«Très jolie!» fece prendendo il fermaglio di rubini da sopra il comodino. Se lo rigirò incautamente fra le dita portando Alex a strapparglielo di mano.

«Non toccare e per piacere esci dalla nos... – il fiato gli si smorzò – dalla mia camera» asserì severo dopo aver ripreso il controllo.

«Mi stai mandando via, chéri?»

«Te lo meriteresti, dal momento che non ti sei degnata di avvisarmi, ma no. Puoi stare nella stanza degli ospiti».

«Come sempre quindi...» replicò lei in tono allusivo.

«No, Gen. – ribatté lui aspro – Non sarà come sempre, è cambiato tutto».

«È per lei?»

«Gen, non farlo...»

Lei sollevò lo sguardo al soffitto, sbatté ripetutamente le lunghe ciglia incurvate dal mascara per poi rivolgergli uno sguardo deciso.

«Lei non va bene per te. – asserì con convinzione – E io non ho aspettato così tanto per lasciarti a un'altra. Non mi arrenderò» concluse prima di afferrare il suo trolley nero e uscire dalla stanza.

Alex si sedette sul letto lasciando andare un respiro stanco. Chiuse gli occhi stremato e si abbandonò di schiena. Le lenzuola di seta blu profumavano ancora di lei, ancora di loro. D'impulso strinse la presa sul fermaglio. Il timore di averla persa si fece sempre più spazio nella sua mente.

Poco dopo un leggero bussare frenò i suoi pensieri angosciati.

«Posso?» la voce dolce di sua madre gli arrivò al cuore come una carezza delicata, facendogli aprire gli occhi. Si sollevò e si mise a sedere invitandola a entrare con un leggero gesto della mano. Sul viso di lei si aprì un sorriso sincero che lo fece sorridere di rimando.

Susanne, con una camminata lenta ed elegante, gli si avvicinò fino a ritrovarglisi difronte. Con un tocco lieve gli accarezzò il viso triste, per poi infilargli le dita fra i capelli ribelli. Alex abbandonò la fronte sul ventre della madre, lasciandosi andare a quel momento di tenerezza e respirando quel profumo familiare che gli ricordava la sua infanzia.

«Que š'qu'il passe, mon bijou?»

«Niente, ma'» rispose lui con lo stesso tono burbero che usava da adolescente.

Vivian - La forza di ricominciareWhere stories live. Discover now