Capitolo 29

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Amare è saper dire "ti amo" senza parlare.

Victor Hugo

Erano circa le 23:00 quando Alex, dopo aver accompagnato Vivian fino alla sua camera e averle lasciato un delicato bacio a fior di labbra, si era svestito e buttato sull'enorme e vuoto letto della sua stanza barocca.

Fissava il soffitto affrescato perdendosi fra i suoi colori accesi, ma in realtà non lo guardava per davvero. Dopo un lungo lasso di tempo si sporse verso il mobile da toletta posizionato alla sinistra del letto e prese il telefono.

Dormi?

scrisse solamente e poi lo inviò.

Nessuna visualizzazione, nessuna risposta.

Si sollevò e andò davanti alla porta finestra.

Dalla sua camera si poteva vedere il giardino illuminato da fioche luci a led solari. Il cielo, scuro e senza la luna, era tempestato di stelle. Pensò che davanti ad una tale meraviglia dovesse sentirsi in pace, ma lei gli mancava come l'aria.

Non era assurdo essere a pochi metri di distanza e non poterla stringere fra le sua braccia?

Non poter sfiorare la sua pelle?

Non poter respirare il suo profumo?

Le settimane in Grecia erano state una tortura e la notte precedente aveva quasi rovinato tutto con la sua gelosia. Non riusciva a spiegarsi il perché, ma avvertiva Edoardo come una minaccia e, nonostante Vivian avesse cercato di tranquillizzarlo, l'idea che potesse tornare sui suoi passi lo terrorizzava. C'era stato un momento, anni prima, in cui si era convinto che avrebbe potuto vivere senza di lei, ma ora non più. Non dopo aver sentito cosa si provava ad averla accanto. Non dopo aver provato la dolce sensazione di vederla addormentarsi fra le sue braccia e svegliarsi avvinghiata a lui, non dopo aver assaporato quelle labbra che erano per lui il portale alla perdizione assoluta.

Un leggero tocco sulla porta lo ridestò.

Probabilmente era Max, come lui, insonne, pensò. Ma quando aprì la porta un sorriso spontaneo sorse sulle sue labbra.

«Miss Rinaldi, non crede sia sconveniente bussare alla porta di un uomo a quest'ora della notte?»

«Monsieur Girard, sono qui per alleviare le sue pene...» replicò lei con uno sguardo malandrino.

Alex si scostò per farla passare venendo letteralmente investito dal suo profumo, chiuse gli occhi e lo respirò a pieni polmoni.

«Si gela qua dentro! Come fai a stare mezzo nudo?» gli chiese Vivian stringendo meglio il laccio della sua vestaglia di raso e alludendo al fatto che Alex indossasse solo dei pantaloni leggeri in lino.

«Io sto bene – asserì lui stringendosi nelle spalle, poi, scoprendo il letto, aggiunse – vieni qui sotto, starai meglio. Sono coperte termiche».

Lei annuì, si sfilò la vestaglia adagiandola sulla poltroncina e, avvolta in un pigiama di raso celeste e bianco, si avvicinò al letto.

«Con quello qui non entri!» decretò Alex ricoprendo il letto.

«Cosa? – chiese Vivian stranita – Che significa?»

«Significa, mia cara Vivian, che avresti dovuto scegliere dei colori diversi per la tua mise notturna!»

«Oh andiamo Alex! Non farai sul serio!»

«Mi dispiace, ma quel bianco-celeste mi mette i brividi!»

«Alex!» piagnucolò Vivian.

Al che lui frugò nell'armadio accanto estraendo la casacca in lino abbinata ai suoi pantaloni.

Vivian - La forza di ricominciareWhere stories live. Discover now