Capitolo 31

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«Le ossa si rompono, gli organi cedono, la pelle si lacera.

Possiamo ricucire la pelle e riparare il danno, alleviare il dolore.

Ma quando la vita va in pezzi,

Quando noi andiamo in pezzi,

Non c'è una scienza, non ci sono regole scritte

Possiamo solo camminare a tentoni».

Meredith Grey – Grey's Anatomy



Vivian si sentiva soffocare.

Era mezza nuda e sola su quell'enorme letto che la sera prima l'aveva accolta regalandole una piacevole notte tra le braccia di Alex, mentre in quel momento si sentiva confusa, turbata, avvilita e delusa da se stessa.

L'alcol aveva reso i suoi pensieri una matassa inestricabile e le poche parole che avrebbe voluto pronunciare le si erano fermate in gola, trattenute dal nodo stretto e tagliente che, alla stregua di un'affilata katana, le mozzava il respiro.

Solo una lacrima solitaria era riuscita a vincere quella costrizione, sgorgandole dolorosamente dal dotto lacrimale, solcandole lo zigomo e arrivando a inumidirle le labbra socchiuse. Quella leggera scia salata e calda dissipò un poco della confusione che le offuscava la mente e le diede la forza di sollevarsi e dirigersi verso la porta del bagno che la separava da Alex, ma, una volta lì davanti, Vivian sentì le sue gambe tremare, la testa girare e tutta la sua determinazione sfumare in un battito di ciglia.

Una morsa lancinante le chiuse le stomaco.

La consapevolezza dello sfacelo che le sue parole avevano causato la stava schiacciando.

Si guardò intorno, nauseata da se stessa.

Il suo abito, le sue calze e le sue scarpe giacevano ai piedi del letto.

Non aveva la forza di rivestirsi.

Notò la camicia di Alex accanto ai suoi indumenti e, senza esitare, la prese e la indossò allacciando maldestramente solo alcuni bottoni, poi, in preda al rimorso, uscì da quella stanza che era stata teatro di una notte di dolcezza ma anche spettatrice della fine di un sogno.

La porta si richiuse alle sue spalle con un tonfo sordo che fece detonare il suo cuore per poi frantumarlo in mille pezzi.

Riuscì a fare qualche passo lungo il corridoio sfiorando, al suo passaggio, con le dita, il velluto che ricopriva la parete alla sua sinistra mentre i suoi piedi nudi venivano accarezzati dolcemente dal tocco soffice della moquette. Quella dolce carezza la portò ad appoggiare la schiena alla parete e poi a lasciarsi andare giù, fino a scivolare sul pavimento, portare le ginocchia al petto, abbracciarle con le braccia, per poi affondarvi il viso e iniziare a piangere silenziosamente.

Fu così che, non troppo tempo dopo, la trovò Marco.

Era di ritorno da una passeggiata in giardino insieme ad una delle invitate al matrimonio. Teneva la giacca dello smoking appesa al suo indice sinistro all'altezza della spalla, il cravattino slacciato ondeggiava a penzoloni dal collo e la camicia, leggermente sbottonata sul petto, era arrotolata sulle maniche lasciando scoperti gli avambracci. Il suo sguardo era sereno e un sorriso compiaciuto si stagliava sulle sue labbra, ma, non appena scorse Vivian, il suo corpo, dapprima rilassato, si irrigidì mettendolo in allerta per poi farlo avvicinare rapidamente a lei.

«Viv, cos'è successo? Che ci fai qua fuori?» le chiese, in tono preoccupato, inginocchiandolesi di fronte senza ottenere alcuna risposta.

Titubante, le sfiorò i capelli, cercando di farla uscire dal guscio protettivo che si era creata, e lei, a quel tocco leggero, sussultò sollevando il capo e mostrandogli il viso rigato dalle lacrime. Gli occhi arrossati erano spenti e le labbra, piegate in una smorfia dolorosa, erano gonfie, quasi tumefatte per quanto le aveva strette fra i denti.

Vivian - La forza di ricominciareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora