Capitolo 48

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"Contro i sentimenti siamo disarmati, poiché esistono e basta, e sfuggono a qualunque censura.

Possiamo rimproverarci un gesto, una frase, ma non un sentimento.

Su di esso non abbiamo alcun potere".

Milan Kundera

***


Il sole alto spandeva i suoi raggi roventi sull'inerme città.

Pur essendo appena iniziata la seconda settimana di giugno, le temperature sfioravano già i trenta gradi, rendendo l'asfalto rovente e l'aria asfittica.

I marciapiedi brulicavano di turisti, stanchi e sudati, a caccia di qualche bar che desse loro ristoro e aria condizionata in quantità.

Dopo l'estenuante riunione, durata più di quattro ore, e dopo essere rimasto imbottigliato a lungo nel traffico, Alex, accaldato ed esausto, riuscì a raggiungere l'hotel nel quale soggiornava sua madre.

Lasciata l'auto in un parcheggio di fortuna, a pochi metri dall'imponente palazzo storico, salì a due a due i gradini antistanti l'ingresso. Dinnanzi alla sontuosa porta a vetri il consierge, un uomo dall'aspetto distinto, costretto in una uniforme d'alta sartoria, era intento a dare indicazioni ad un'anziana coppia di coniugi.

Alex provò pena guardandolo e si domandò come potesse sopportare tutta quella stoffa addosso. L'uomo, sentendosi osservato, lo salutò cordialmente e Alex ricambiò il saluto per poi precipitarsi nella hall.

Lì un intenso e pungente profumo di gigli freschi quasi lo assalì, facendogli storcere il naso.

Accelerò il passo, accorciando con rapidità la distanza che lo separava dal bancone in legno massello della reception, dietro al quale tre ragazze, in una impeccabile divisa cremisi, sfoggiavano un finto sorriso ai clienti anelanti informazioni.

Alex si mise in fila e pochi minuti dopo la ragazza più giovane, Delia, a quanto diceva la targhetta col nome appesa alla tasca della giacca, di bella presenza e spigliata, lo salutò con gentilezza.

«Salve, ho appuntamento con una vostra ospite, Susanne Girard. – asserì sbrigativamente Alex – Potrebbe avvisarla del mio arrivo».

«Certamente, Signor?» gli chiese la ragazza iniziando a cercare sul database il nome di Susanne.

«Girard, sono il figlio» precisò lui.

Mentre Delia, afferrata la cornetta del telefono fisso dal design vintage, si apprestava a chiamare la camera di Susanne, Alex espirava tutta l'aria che aveva accumulato nei polmoni, rilasciandola in un sospiro frustrato, e si guardava intorno.

Un viavai di persone e valige gli si stagliò davanti agli occhi: uno sconosciuto dall'aria fiacca solcava stancamente il pavimento lucido, seguito da una bambina con due codini biondi, saltellante e piena di vita; una giovane coppia si scambiava delicate effusioni in attesa della chiave della suite nuziale; una donna, stretta in un tailleur nero elegante, usciva di fretta con un plico di carta semirigido sotto al braccio; un gruppo di persone si dirigeva verso la sala ristorante chiacchierando del più e del meno.

Immerso in quella variegata moltitudine di suoni, colori e odori, Alex ripensava alla riunione, che tutto sommato era stata proficua, anche se lui si era perso gran parte della conversazione, distratto com'era dai suoi pensieri.

L'immagine di Vivian, nuda, eccitata, stupenda, che, sul suo letto, si dava piacere da sola, lo aveva tormentato per tutto il tempo, tanto che, inizialmente, non si era neppure reso conto d'aver acconsentito a partire con l'intera troupe e il cast per un mini-tour promozionale alla fine di luglio.

Vivian - La forza di ricominciareWhere stories live. Discover now