Capitolo 2

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I giorni che seguirono a quell'incontro trascorsero apparentemente sereni, ma, in realtà, Vivian sobbalzava ogni qualvolta il suo telefono squillava per poi rilassarsi nel vedere che non era lui.

Una mattina si svegliò prima che la sveglia suonasse, insolito per lei che detestava alzarsi presto. Programmava sempre, sul telefono, una decina di sveglie che suonavano a distanza di dieci minuti l'una dall'altra, con suonerie assordanti, altrimenti per niente al mondo avrebbe lasciato il suo morbido e caldo letto; ma quella mattina aprì gli occhi all'improvviso, cercò il telefono invano, probabilmente lo aveva lasciato sul tavolino del salotto la sera prima, allora si alzò in tutta fretta dirigendosi in cucina, lì si fermò a fissare il calendario: era il 20 Novembre!

Si era totalmente dimenticata del suo compleanno!

Solitamente organizzava qualcosa, anche se mai niente di eclatante: comprava dei dolcetti da offrire a scuola e alla casa editrice e la sera usciva con la sua migliore amica.

Per il suo trentaseiesimo compleanno, invece, non aveva pensato a nulla, era stata troppo presa dal preparare le prove di metà quadrimestre per i suoi studenti, dal rivedere le bozze corrette delle opere prime di alcuni autori, che sarebbero state pubblicate a breve, e poi ogni minuto libero lo aveva trascorso a pensare a quell'incontro che, per quanto non volesse ammetterlo, l'aveva mandata totalmente in confusione. Però era ancora presto, forse avrebbe ancora potuto fare qualcosa.

Fece colazione con un tè caldo all'aroma di pesca e dei biscotti al cioccolato (squisiti!) che Marlena, la sua adorata vicina di casa, le aveva portato qualche giorno prima. Poi aprì il suo armadio, avrebbe voluto indossare qualcosa di carino per quel giorno ma erano mesi che non faceva acquisti, quindi frugò tra i vari vestiti che vi trovò dentro:

«troppo leggero... troppo colorato... troppo scollato... uff! È mai possibile che compri sempre abiti che poi non metterai mai, Viv?»

Parlava da sola, era un'abitudine che aveva da sempre e che probabilmente aveva ereditato da sua madre.

Alla fine scelse di indossare un paio di jeans scuri attillati, un maglioncino grigio con lo scollo a barca e dei tronchetti neri scamosciati con qualche centimetro di tacco. Si truccò leggermente gli occhi e mise un filo di rossetto sulle labbra.

Prima di uscire di casa indossò un piumino color panna molto sagomato che le arrivava sino ai fianchi, lanciò una rapida occhiata alla se stessa riflessa nello specchio dicendole:

«Non mi piaci più di tanto, ma vai bene lo stesso!»

Sorrise, prese la borsa, il materiale scolastico, la cartella contenente alcune bozze corrette e uscì.

Si diresse verso la piccola pasticceria del quartiere.

Fortunatamente non c'erano ancora tanti clienti; seppur piccola, era molto rinomata, riforniva svariati locali della città e in tutti gli eventi mondani, da quelli più sfarzosi a quelli più semplici, non mancavano mai le loro prelibatezze. Per Vivian era un piccolo paradiso e, appena entrata, respirò profondamente lasciandosi inebriare dal profumo di quelle leccornie.

All'interno, intenta a riempire i vassoi con dei croissant, vide Rosa che la salutò e le andò incontro abbracciandola dolcemente.

«Felice compleanno, Viv!»

«Grazie cara! Quest'anno ho dimenticato di fare il mio solito ordine. A dirla tutta mi sono resa conto solo stamattina di che giorno è! Il lavoro mi sta assorbendo troppo, tanto da farmi perdere la cognizione del tempo!»

Rosa la guardò insospettita e curiosa e, con uno sguardo indagatore, disse:

« Il lavoro eh? Mmm... il lavoro non ti ha mai distratta tesoro, non ci sarà mica qualcos'altro sotto?!»

Vivian - La forza di ricominciareOù les histoires vivent. Découvrez maintenant