Capitolo 42

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Un leggero soffio e il castello crollerà,

portando giù con sé sogni e speranze,

lasciando solo l'amaro sapore del nulla...

CasSandra


I loro corpi erano ancora intrecciati, i loro respiri ancora mescolati e le loro labbra faticavano a lasciarsi, quando un bussare incessante e frenetico li interruppe.

«Alex, credo sia il caso di rimandare...» sospirò tra un bacio e l'altro Vivian, dopo aver sentito l'ennesimo colpo alla porta sulla quale erano adagiati e qualcuno, dall'altro lato, tentare di aprirla con forza.

Alex si limitò a sbuffare sulla sua spalla nuda per poi mollare la presa dai suoi fianchi e riportarla con i piedi per terra. Le sistemò delicatamente il top di pizzo, che durante il suo assalto era risalito scoprendole buona parte del ventre, e, dopo averle lasciato un lieve bacio a fior di labbra e averle detto «Lascia fare a me», la nascose dietro la porta che poi aprì.

Trovandosi di fronte un ragazzo di circa vent'anni, con i capelli biondi, gli occhi verdi e uno sguardo probabilmente annebbiato dall'alcol o da qualcos'altro, si giustificò dicendo:

«Scusa, la porta si è bloccata».

«Cazzo, bro, me la sto facendo sotto!» esternò il ragazzo dirigendosi a lunghe falcate verso gli orinatoi di ceramica bianca, posizionati sulla parete opposta.

Alex approfittò dell'urgenza del mal capitato per afferrare il polso di Vivian e sgattaiolare fuori in tutta fretta.

«Sei peggio di un ragazzino» lo canzonò lei mentre cercava di districare i capelli con le dita.

«Sai che è tutta colpa tua, vero?» replicò lui sfoderando uno dei suoi sguardi da cucciolo innocente.

Vivian spalancò gli occhi perplessa e gli avrebbe risposto a tono se solo l'arrivo di Alberto non l'avesse interrotta.

«Siete qui, Prof! - affermò trafelato il ragazzo - Non vi trovavamo da nessuna parte, stavamo iniziando a preoccuparci. Ma dove eravate finiti?» chiese infine.

«In bagno!» replicarono all'unisono i due.

«Ah! Okay! - fece Alberto stranito - Seguitemi» aggiunse poi indicando loro la direzione.

Dopo pochi passi si ritrovarono avvolti da una luce blu, mentre Alberto faceva loro strada lungo un ampio corridoio specchiato, sul quale la mescolanza confusa di ritmi e melodie si infrangeva vibrante.

Vivian si guardava intorno un po' frastornata da quel caos e dalle sensazioni che solo fino a pochi minuti prima avevano percorso il suo corpo, rendendolo sensibile a tutto quel che la circondava.

Uno strano senso di euforia iniziò a invaderle la mente e a insinuarlesi sotto pelle.

Aveva sempre amato andare a ballare, ma a causa di Andrea ci aveva dovuto rinunciare.

Frequentare locali di quel tipo con lui significava dover sopportare le sue urla e i suoi insulti a fine serata. Condizione che annullava ogni effetto benefico dato dalle endorfine che le entravano in circolo grazie alla musica e al ballo. Perciò aveva preferito sacrificare la sua passione.

Ingenuamente, si era convinta che, eliminata quella, le cose con Andrea sarebbero migliorate, ma così non era stato.

Poco dopo Alberto si fermò davanti a una porta rossa e, afferrata la massiccia maniglia verticale, la spalancò mostrando loro una sala spaziosa con i pavimenti bianchi e lucidi, che riflettevano le luci colorate e intermittenti nella quale era immersa.

Vivian - La forza di ricominciareWhere stories live. Discover now