Capitolo 18

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Era il 19 febbraio e la giornata era insolitamente calda e soleggiata.

Alex aveva fatto l'alba per lavorare ad una nuova sceneggiatura e, davanti alla sua tazza di caffè nero e fumante, pensava a Vivian.

Ormai era trascorsa quasi una settimana da quando lei se n'era andata da casa sua chiedendogli tempo e dicendogli di voler stare da sola, e, in più, nonostante avesse promesso di non sparire, non aveva risposto né ai suoi messaggi né alle sue chiamate, perciò la situazione si stava ripetendo quasi identica a quella di qualche mese prima.

L'unica variante era data dal fatto che Max, dopo essere andato su tutte le furie, gli aveva chiesto di non parlargli più di lei. Ad Alex quello, più che una richiesta, era sembrato un mal celato ordine, così, vista anche la partenza di Monica e Lorena, si era ritrovato nuovamente solo a domandarsi se ne valesse davvero la pena e, nonostante cercasse di concentrarsi sul lavoro, i suoi pensieri tornavano sempre e prepotentemente a lei perché, si sa, "la lingua batte ove il dente duole!".

Stufo di quella situazione decise di affrontarla.

Era innegabile l'attrazione che anche lei nutriva nei suoi confronti, gliel'aveva dimostrato quella sera lasciandosi andare alle sue attenzioni e ricambiandole.

Se Monica e Lorena non li avessero interrotti, l'avrebbe baciata e lei avrebbe ricambiato, ne era sicuro!

Certo, il fatto che lei avesse poi ammesso di frequentare un altro non lo aveva lasciato indifferente, ma si era ormai convinto che quello che li legava fosse ben più forte di qualsiasi altra storia. Dopotutto anche lui negli ultimi mesi si era divertito, ma questo non aveva mutato quel che provava per lei e stringerla fra le sue braccia, accarezzare la sua pelle, respirare il suo profumo, sfiorare le sue labbra, non avevano fatto altro che alimentare quel fuoco che, da anni, bruciava per lei dentro di lui.

***

Era quasi mezzogiorno quando si trovò davanti a quel portone azzurro.

Nel vederlo, la mente tornò a ritroso all'ultima volta che vi si era trovato di fronte.

Ricordò la disperazione provata quel giorno dopo essere stato alla casa editrice e alla scuola, allo sconforto provato nel non sapere dove si trovasse e allo scoramento provato nel sentire da Marlena che Vivian aveva lasciato la città.

Cercò di scacciare quel ricordo e il malessere che gli stava procurando e si sporse per suonare il campanello quando il portone si aprì mostrando Vivian insieme ad un uomo sulla trentina, alto, moro e con occhi scuri. Aveva i capelli, né lunghi né corti, portati all'indietro e un paio di occhiali da sole specchiati infilati sullo scollo a V della sua t-shirt blu scuro, indossava dei jeans, degli anfibi e un giubbotto di pelle. Con il braccio destro avvolgeva la vita di Vivian e con la mano sinistra reggeva una sacca marrone all'altezza della spalla.

«Alex! Che ci fai qui?» esclamò Vivian turbata.

«Alex??» le fece eco l'uomo al suo fianco scrutandolo.

«Sì, Edo, lui è Alex! – asserì Vivian, poi, tornando a guardare Alex, domandò nuovamente – Che ci fai qui?»

I due uomini si squadrarono senza manifestare il minimo interesse l'uno per l'altro, solo un palpabile fastidio. Alex, preso alla sprovvista, non rispose all'insistente domanda, così Vivian aggiunse «Entra, arrivo subito!» prima di accompagnare Edoardo fino alla sua moto, parcheggiata proprio di fronte al cancelletto bianco.

Vedendola, Alex si chiese come avesse potuto non notarla prima!

«Quindi è un addio?» chiese Edoardo, dopo essersi appoggiato alla moto e aver attirato a sé Vivian, cingendole dolcemente i fianchi con le sue braccia.

Vivian - La forza di ricominciareTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon