Capitolo 13

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Alex, non hai nulla da farti perdonare. È vero, le tue parole mi hanno destabilizzata, ma non ho lasciato la città a causa tua. Purtroppo, non sono ancora pronta ad avere un rapporto che vada oltre l'amicizia, però non colpevolizzarti... Tornerò, ho solo bisogno di un po' di tempo per me stessa... Ti abbraccio, V.


Quando la mattina seguente Alex lesse quel messaggio entrò ancor più in confusione.

Si era ormai convinto del fatto che la reazione di Vivian fosse stata scatenata dal suo agire, ma, evidentemente, si era sbagliato ancora una volta. Come sempre, Vivian era un'incognita. Avrebbe voluto parlarle e capire cosa la tormentasse al punto da portarla a lasciare la città in fretta e furia, però decise di ascoltare il consiglio di Giovanna.

Vivian non voleva essere cercata o inseguita e lui non lo avrebbe fatto. In tutti quegli anni in cui non aveva più avuto sue notizie aveva imparato a convivere con la sua mancanza, perciò prese un bel respiro e, con indosso una tuta nera, uscì di casa.

Era quasi metà dicembre e l'aria fredda delle 7:00 del mattino sferzava pungente sul suo viso, si sollevò il cappuccio e, senza meta, iniziò a correre.

Dopo quasi due ore di corsa estenuante si ritrovò a pochi passi dalla casa di Vivian. Si fermò là davanti e il ricordo delle loro serate insieme tornò prepotente. Gli si materializzò davanti agli occhi Vivian fasciata nel suo bellissimo abito nero la sera del gala, loro due addormentati sul divano, lei che cucinava canticchiando e facendogli assaggiare il suo ragù speciale direttamente dal mestolo in legno...

Tutti quei momenti, i piccoli gesti, i loro sguardi, la tensione che ogni volta si creava fra loro, lo avevano indotto ad uscire allo scoperto e, adesso che aveva perso anche quel poco che era riuscito a conquistare, si sentiva letteralmente sconfitto.

Sollevò un lembo della felpa per asciugare il sudore che gli imperlava la fronte, poi, a passo spedito, si avviò alla caffetteria. Pensava che frequentare i posti che Vivian gli aveva fatto conoscere in parte avrebbe potuto lenire la sua sofferenza, ma in realtà non era così.

Gio' stava allestendo la vetrina dei dolci quando lui entrò e scorgendolo gli sorrise.

Lui si sedette al solito posto e attese pazientemente.

«Buon dì! Ti sei allenato? Va un po' meglio?» gli chiese lei.

«Buon giorno! Sì, ho fatto una corsa per... – si portò le mani al viso coprendolo per un secondo, sentiva un macigno schiacciargli il petto – Per non pensare, ma non ha funzionato granché! Comunque, sto meglio. Mi ha scritto stanotte, dice che non è andata via a causa mia...»

«Ed è così, Alex! Non hai alcuna colpa...» cercò di rassicurarlo Gio'.

«Allora perché sto di merda?» chiese lui sbuffando.

«Beh, il perché mi sembra abbastanza ovvio! – rispose lei con uno sguardo furbo ed un sorriso malizioso – Caffè e croissant?»

Alex le sorrise e annuì. Dopo aver portato tutto al tavolo, Gio' prese il telefono dalla tasca del grembiule amaranto che teneva legato in vita e poco dopo glielo passò, dicendo: «Sta bene, questo è l'importante!»

Quando Alex vide le foto che Vivian aveva mandato a Gio' quella mattina non poté fare a meno di sorridere e pensare a quanto fosse bella: era insieme ad un'altra ragazza ed era visibilmente divertita; nella prima, entrambe sorridevano e avevano alle spalle una montagna innevata; nella seconda, Vivian faceva una linguaccia e l'altra ragazza, più alta di lei, la abbracciava da dietro.

Il messaggio sottostante recitava:

Emma è folle e la sua follia mi fa bene! A presto, tesoro ♥

Vivian - La forza di ricominciareWhere stories live. Discover now