Capitolo 20

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Erano da poco passate le 11:30 quando Alex si ritrovò davanti al portone azzurro di casa di Vivian indeciso se suonare o meno.

Non era riuscito a chiudere occhio per tutta la notte.

Continuava a pensare e ripensare al modo in cui si erano lasciati la sera prima, girando e rigirando fra le dita il fermaglio di rubini.

Non sopportava l'idea che lei pensasse che fra lui e Clara fosse successo qualcosa e, al contempo, l'idea di lei insieme a quello spagnolo lo stava logorando.

Aveva bisogno di vederla, di parlarle, di assicurarle che non c'era nessun'altra donna nella sua vita e di rassicurarsi sul fatto che non ci fosse un altro uomo in quella di lei. Quindi si fece coraggio e suonò vigorosamente il campanello per tre volte.

Qualche minuto dopo una Vivian scalza, con solo una vestaglia di raso blu indosso, i capelli che le ricadevano sulle spalle completamente scompigliati e gli occhi ancora semichiusi, fece capolino davanti a lui.

Il respiro gli si fermò vedendola.

Non riuscì a non pensare che fosse più bella che mai...

«Che diavolo ci fai qui, Alex?» disse lei con voce assonnata.

Sul viso aveva ancora residui di trucco e barcollava leggermente, segno che la serata si fosse protratta sino all'alba e che lei non avesse dormito abbastanza.

«Scusa, non pensavo dormissi ancora... Ti ho riportato questo - disse lui titubante mostrandole il fermaglio - ti è caduto ieri sera...»

Vivian spalancò gli occhi e si portò istintivamente le dita sulla testa, laddove la sera prima aveva fermato i capelli proprio con quel fermaglio.

«Oddio! Non mi sono nemmeno accorta d'averlo perso!» disse lei.

«Eccolo qui...» ribatté Alex porgendoglielo.

«Grazie, non immagini quanto sia importante per me...» rispose lei prendendolo.

«Ho portato anche del tè caldo, cornetti e aspirine...» disse ancora Alex mostrandole un sacchetto bianco di carta.

«Entra...» ribatté lei sorridendogli e facendosi da parte per farlo entrare.

Mentre si sfilava le scarpe, Alex notò un paio di Nike nere troppo grandi per essere di Vivian, ma si trattenne dal fare domande.

Lei, ancora assonnata, si era appoggiata con una spalla al muro e lo guardava.

«Hai fatto le ore piccole eh...» disse lui scherzosamente, poco prima che qualcun altro attirasse la sua attenzione.

Un ragazzo giovane, sui venticinque anni, con i capelli biondi, ricci e arruffati, e gli occhi blu, con indosso dei jeans scuri ancora sbottonati, che lasciavano intravvedere dei boxer neri, a torso nudo, muscoloso, scolpito e con tutto il lato sinistro tatuato, era appena uscito dal salotto, aveva una t-shirt bianca in mano e, con un sorriso luminoso sulle labbra, si avvicinava a loro.

«Buon giorno!» esclamò tutto sorridente.

Vivian si girò all'istante, sorpresa, tanto quanto Alex, di vederlo lì.

«Oh! Marco!» sussurrò imbarazzata lei.

«Mirko...» la corresse lui facendo salire ulteriormente il livello di imbarazzo.

«Sì, scusa... Mirko...»

«Devo andare, ma grazie per la fantastica nottata Vivian...» disse lui lascivo dandole un bacio delicato sulla guancia prima di sussurrarle un «Ti scrivo...», infilarsi le scarpe e uscire augurando ad entrambi una buona giornata.

Vivian - La forza di ricominciareDonde viven las historias. Descúbrelo ahora