Capitolo 45

95 19 137
                                    


«Io sono con te in ogni maledetto istante che ci vuole dividere e non ci riesce».

Alda Merini

***


«Mi stai lasciando, Viv?»

La voce di Alex, con quella sua nota tetra, parve oltrepassarle di prepotenza la pelle, lacerando i tessuti e raggiungendo, con la sua vibrazione dolorosa, l'abisso del suo cuore.

Lui continuava a tenerla stretta con una presa salda all'altezza del gomito. La distanza fra loro era minima. Vivian sollevò il suo sguardo immergendolo in quello di lui, spaurito e tormentato.

Fu la decisione di un attimo a cambiare il corso di quel finale all'apparenza già scritto.

Fu l'intrecciarsi dei loro sguardi a scacciare via ogni dubbio.

Fu il ritmo impazzito dei loro cuori, nuovamente vicini, a farla agire.

Vivian si liberò dalla stretta per afferrare un lembo della maglia che gli fasciava il torace e racchiuderlo nei suoi pugni.

Si sollevò sulle punte riducendo ulteriormente la distanza che li separava, per poi schiantarsi d'impeto sulle labbra di lui, che, stupito, dapprima rimase immobile, ma poi la accolse, avvolgendole il viso con le sue mani e dando il via a un bacio disperato.

Vivian si strinse a lui e, con voracità, continuò a baciarlo. Sentiva il suo corpo in fiamme e un desiderio incontrollabile prenderne il possesso.

Era guidata dal bisogno.

Il bisogno impellente di sentirlo ancora suo.

Il bisogno irrefrenabile di sentirsi ancora sua.

Il bisogno insopprimibile di sentire che quell'amore era vero, reale.

Quando Alex, poco dopo, cercò di frenare il suo assalto, lei gli si oppose strenuamente, così lui la sollevò, spalancò la portiera posteriore del Pick-up ed entrò in auto stringendosela contro.

Dopo che lui si fece spazio sul largo sedile scuro, teatro, non di rado, di spettacoli ben più licenziosi, Vivian tirò su con urgenza la gonna dell'abito, scoprendosi le gambe, e gli si mise sopra a cavalcioni senza smettere di baciarlo, poi, con una foga inenarrabile, prese a spogliarlo.

In pochi secondi lo svestì della t-shirt scura e slegò la camicia che aveva legata in vita. Scese a baciare e mordere quella pelle dal profumo speziato che ardeva per lei. Alex, ormai succube, fece scivolare le sue mani fino ad afferrarle i glutei, ma lei, prontamente, le scostò.

«Non mi toccare» sibilò caustica.

«Che?» fece lui sbigottito, ma non ebbe risposta perché Vivian prese a sganciare i tre bottoni che chiudevano il jeans.

«Aspetta, Viv» tentò di fermarla lui.

«Sta' zitto, Alex» fu la risposta breve e secca di lei che poi, con un movimento rapido, si sfilò l'abito chiaro di satin mostrando un balconcino a fascia e una brasiliana coordinata.

Alex avvicinò il viso al suo seno, ma lei lo bloccò puntandogli l'indice sulla fronte.

«Sta' fermo» gli intimò.

«Viv, non sto capendo» replicò lui spiazzato.

Lei tacque.

Portò la mano destra dietro la schiena e poco dopo il reggiseno cadde fra loro.

Alex si fece nuovamente avanti e lei, ancora, lo fermò facendolo sbuffare per la frustrazione.

«Vuoi torturarmi? È questa la mia punizione?» le chiese sentendo il suo corpo reagire celermente e le mani prudere per la brama di sfiorarla.

Vivian - La forza di ricominciareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora