Capitolo 106- Il Centro Del Suo Mondo

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Fremevo dall'eccitazione

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Fremevo dall'eccitazione.

Mia madre aveva detto che aveva parlato con il Professore, il quale aveva annunciato di volermi dire qualcosa di importante in privato, un fatto che non era raro, ma che comunque mi rendeva a dir poco esaltata.

Nonostante i continui avanti ed indietro dovuti ai miei genitori, non avevo perso talento. Il Professore lo aveva notato.

Il Professore mi notava. Al punto tale che mi aveva permesso di chiamarlo per nome.

James Gray.

James Gray. James Gray. James Gray... La mia mente non faceva altro che cantarlo, come se fosse la più bella delle melodie.

Non potevo non chiedermi se prima o poi il suo cognome sarebbe diventato il mio.

Anjelica Gray. Non suonava male. Anzi. Suonava divinamente. Certo, anche Mc Rose non era brutto, ma Gray aveva qualcosa di più affascinante. Di più misterioso. Mi faceva sentire più in alto, più centro delle attenzioni.

Nessuno poteva toccarmi, nessuno poteva comprendermi. Eccetto lui. Sarei stata la moglie perfetta, affettuosa e bellissima. Il centro del suo mondo. Si sarebbe vantato di avermi con tutti i suoi amici.

Certo, avrei dovuto crescere ancora un po', avere almeno diciotto anni per poterlo sposare, ma tre anni potevano volare, soprattutto se li si passava a viaggiare da un posto all'altro di continuo, essendo sempre occupati.

I miei erano sempre occupati. Sia mia madre che mio padre. Sia i loro nuovi partner, i quali avevano cercato ostinatamente di catturare le mie attenzioni e di essere apprezzati da me —Li avevo ignorati. Tutti e due. A malapena mi ricordavo i loro nomi.
Preferivo concentrarmi su altro. Su me e su James. Mi ero ripromessa di chiedergli il suo numero di telefono. Mia madre sapeva solo il numero della scuola, non il suo.

E avrei parlato con lui in privato. Di cosa non era importante. Ci avrei parlato. Gli avrei chiesto di darmi la sua mail, di messaggiarci sul cellulare. Forse mi sarei anche dichiarata direttamente, dicendogli che ero pronta ad aspettare che mi ricambiasse, se dovevo.

Tre anni non erano tanti, davvero. Non lo erano se potevo stare con lui. Era troppo bello, troppo perfetto, troppo in tutto. L'attesa avrebbe reso più bello il finale.

Mi ero truccata a tutto punto. Mi ero messa il blush, il rossetto rosso scuro, un lieve accenno di eyeliner, il mascara brillantinato... E soprattutto avevo ribaltato l'intera cabina armadio per trovare il vestito più bello che potessi indossare.

Era un abito rosso bordeaux con scollo a barchetta, accollato. Aveva un giro all'Americana in tulle, proprio come la gonna a più strati, abbastanza ampia, che mi arrivava fino alle ginocchia. Il corpetto era rigido, con una scollatura a cuore, tagliato in vita da una cintura di gioielli. Era a clessidra, cosa che risaltava i miei fianchi e mi faceva apparire ancora più leggiadra.

Per i capelli avevo litigato. Ero stata indecisa se lasciarli sciolti o se legarli in un chignon che avrebbe mostrato meglio il mio collo, ma alla fine mi ero limitata a lasciarli in una coda di cavallo alta.

Le paperine mi davano un po' fastidio, stessa cosa le calze lunghe color pelle, ma, come mia madre aveva detto molte volte, 'per ben apparire bisogna soffrire' ed io ero più che felice di apparire perfetta agli occhi blu scuro, meravigliosamente profondi, di James.

Sapevo che avrei fatto colpo. Sapevo che mi avrebbe fatto i complimenti per quanto ero carina. E io avrei risposto al complimento con il sorriso più radioso di cui ero capace. Probabilmente avrei finito con l'arrossire un pochino, ma con un pallore come il mio non era un problema.

Leggermente nervosa, salii sulla limousine che mi avrebbe portata da James, sentendo gli occhi del guidatore che mi si posavano addosso dallo specchietto, ma ignorandoli.

Lui non era importante. Nessuno era importante se non era James. Se non ero io, che ero prontissima a conquistarlo.

Dovevo tenermi controllata, ma non troppo. Papà aveva sempre detto che detestava la mania di controllo di mia madre. Dovevo essere in grado di sembrare tutto ciò di cui James non avrebbe potuto fare a meno, tutto ciò che gli mancava.

"Il centro del suo mondo" mi ripetei "Sarò il centro del suo mondo, che lui se ne renda conto subito o meno. Lo renderò dipendente da me."

Il viaggio volò. Forse perché avevo pensato talmente tanto che non lo sentii nemmeno. Forse perché non vi era stato traffico. Un misto di entrambe era fattibile.

La limousine si fermò davanti alla scuola di danza e io scesi con tutta la grazia che riuscivo a mostrare, imprecando però contro le scarpe e chiedendomi se magari avrei dovuto mettermi i tacchi, piuttosto, così da apparire più alta, più adulta.

Ormai era troppo tardi per pensarci, lo sapevo, ma un leggero rimorso mi navigò nello stomaco. Mi costrinsi a cancellarlo e a buttarmi lo stesso.

Nell'oltrepassare la porta, superando il piccolo corridoio che poi si gettava sulla gigantesca stanza centrale, mi sembrava di starmi muovendo a rallentatore, tutto l'opposto rispetto alla velocità che vi era stata in precedenza.

Tutto era lento. Tutto sembrava scandito dal mio battuto cardiaco, il quale rimbombava così forte che mi pareva potesse uscirmi dal petto.

Brividi caldi mi prendevano ovunque, mi accarezzavano la spina dorsale, il petto, le gambe e i piedi, ancora sofferenti.

Ero pronta. Prontissima. Dovevo conquistarlo a tutti i costi, o almeno iniziare a farlo.

Non dubitavo di me stessa, non troppo almeno. Sapevo di essere bella. Dubitavo più che altro che avrebbe capito il mio interesse nei suoi confronti. Che lo avrebbe visto solo come una forte ammirazione e nulla di più.

Forse dubitavo anche del fatto che mi vedesse come una possibile fidanzata per via degli anni di differenza, ma l'amore non aveva età per me. Prima o poi anche lui l'avrebbe vista nella stessa maniera... Giusto?

Raggiunsi la porta della sala da ballo. Preparai un sorriso delicato e gentile, guardandomi un paio di volte nello specchio che era affianco all'appendi abiti. Poi spinsi, lasciando che l'entrata si spalancasse tutta, scricchiolando leggermente.

I miei occhi vagarono per la stanza alla ricerca di James, trovandolo a braccia incrociate, appoggiato ad un muro, con il cellulare tra le mani.

"Perfetto..." pensai.

Ho scritto questo capitolo come se Anjelica mi stesse respirando sul collo e dovessi cacciarla via il prima possibile xDHa funzionato

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Ho scritto questo capitolo come se Anjelica mi stesse respirando sul collo e dovessi cacciarla via il prima possibile xD
Ha funzionato. Rido.

Sì, capitoli flashback, fuck yeah.

Tra parentesi, il disegno lì sopra mi uccide HAHAHAHAH

Killian






Ventiquattr'ore 2- SinsWhere stories live. Discover now