Capitolo 68- Ipocrita

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Mi sento miserabile e pietoso, come una costruzione apparentemente resistente a cui hanno distrutto il muro portante con una martellata ben assestata di troppo, rendendola uno scheletro e poco più, con le macerie che piovono ovunque dal soffitto e...

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Mi sento miserabile e pietoso, come una costruzione apparentemente resistente a cui hanno distrutto il muro portante con una martellata ben assestata di troppo, rendendola uno scheletro e poco più, con le macerie che piovono ovunque dal soffitto ed i detriti che risultano ammassi impilati, come colonne, che non si possono sistemare senza peggiorare la situazione e quindi far crollare qualcos'altro.

Tutti gli sguardi delle persone che mi circondano e che mi si posano addosso, anche solo di sfuggita, sembrano lasciare il loro segno con una facilità che mi spaventa, un impronta che non si cancella neppure a desiderarlo ardentemente, portandomi a sperare di poter sparire in qualche modo pur di non avere la pelle forata con tutte quelle occhiate - forata anche più di quanto già non lo sia, con tutti i piercing e gli orecchini che mi ritrovo addosso... Ed è dire tanto, contando che ho così tanto metallo tra faccia ed orecchie che se mi mettessi a staccarli ed a renderli collegati potrebbero essere benissimo paragonabili ad un bracciale o quasi due perfino -.

È tutto il giorno che mi sento in questo stato, oltre al mio percepirmi urlare internamente fino agli estremi... Ho sperato, agli inizi, nell'estinguersi di quell'insieme torturante che sembra non volermi lasciar da solo neppure un secondo, ma sono speranze fallimentari che muoiono sempre di più al di sotto del fatto che... Beh, il disprezzo, l'asfissiante curiosità, la confusione e la perplessità servono solo a peggiorare il tutto, a renderlo una pozza di inchiostro che mi avvolge il cervello.

Vorrei sentirmi meglio, ma so di non meritarlo.

Vorrei capire se sia possibile attenuare il senso di colpa che ribolle dentro di me come lava in un vulcano, pronta ad esplodere, ma anche se provassi a sistemare qualcosa, sinceramente non saprei da dove partire: uno scusa a destra e manca non basta, le parole non sono abbastanza, non hanno quasi valore ai miei occhi, in teoria sarebbero meglio le azioni... E anche se gettassi fuori il primo 'mi dispiace' a qualcuno, che sia Coleen o Valentine, che sia qualcun altro per qualsiasi stramaledetto motivo elencabile, anche quello di esistere, - che potrebbe comunque anche essere ignorato - poi non riuscirei comunque ad esprimerlo a mia madre.

Come ci si scusa ad una persona che non c'è più? Come si fa a capire se poi questa ti perdonerebbe o meno ? E se questa sia ancora più disgustata da te, per tutti i punti sbagliati che potrebbero esserci? Sono cose che puoi solo immaginare, che puoi sperare e credere con tutto il cuore, ma che non avrà mai e poi mai una conferma definitiva.

Questo perché una persona morta non ti parla. Non ti dice che va tutto bene. Non ti rassicura che se ti ci impegni davvero una soluzione c'è sempre.

L'unica cosa che ti rimane di un morto è solo la sua memoria... È a quanto pare sono stato capace di rovinare perfino quello. Non me ne meraviglio.

"Sono un fottuto disastro" penso, contento del fatto che sono di spalle a chiunque, seduto a tavola, così da evitare di dare spettacolo in qualche modo per via di come i miei denti siano andati a perforare il mio stesso labbro, facendolo sanguinare... E come i miei occhi debbano essere sempre più arrossati, più brucianti a forza dell'involontario strofinare dei polsi contro le palpebre.

Ricordo di aver detto ad Anjelica di non strofinare le mani contro gli occhi per non arrossarli... Ed adesso ovviamente io lo sto facendo comunque.

"Ipocrita" mi dico, scuotendo il capo varie volte "Non sei niente di più che un insulso stronzo ipocrita con problemi di autocontrollo. Perché cazzo sei ancora vivo, tu? Nessuno te lo ha mai detto, ma era davvero meglio se fossi morto tu al posto di tuo fratello, al posto di tua madre, al posto di chiunque sia morto e che non so che lo sia, probabilmente.  "

Il mio stomaco sembra volersi ripiegare su sé stesso, saltellando con un che di assurdamente sgraziato, questo prima che io senta una mano picchiettarmi la spalla, un unico dettaglio che mi fa sussultare, con lo sguardo che guizza incontro a chiunque sia stato.

È Mob, accompagnato da una nervosa Coleen che semplicemente guarda dietro di sé.

Lui mi allunga la mia porzione di cibo, lo sguardo bicolore che non sembra starmi giudicando, in questo momento, un fattore che apprezzo - cosa che mi fa afferrare quanto in fretta il tempo sia passato, nonostante tutto. E mi sbatte in faccia che non avevo minimamente notato la discesa della scatola e la formazione di un lieve chiacchiericcio tra Lennox e Stephanie - ed io accetto il panino, l'acqua e la pesca noce con un lieve cenno di assenso.

-Grazie- borbotto a mezza voce, ricevendo come risposta delle spallucce ed un -Non ho fatto nulla di che per essere ringraziato.- a cui invece io lo devo star guardando con aria piuttosto strana, perché dopo qualche secondo appare abbastanza a disagio.

La ragazza dai capelli rosa invece, durante la situazione, sembra quasi indecisa - su cosa, sinceramente, non saprei dire - e continua a torturarsi i riccioli con la mano sinistra... Ma pare arrendersi, poiché i suoi occhi neri vanno a coincidere nei miei.

-Hai il labbro spaccato... E... Ehm... Ti sanguina un bel po'- asserisce a mezza voce, questo prima di allungare una mano e darmi un fazzolettino bianco.

La gestura mi lascia di stucco, come mi lascia di stucco il fatto che la ragazza si volti in tutta fretta e che se la svigni a passo estremamente rapido, portandomi a battere le palpebre a ripetizione e a chiedermi se io me lo sia immaginato o cose del genere.

-Anche io ti devo ringraziare per qualcosa...- interviene improvvisamente Mob, rendendomi ancora più scioccato di prima e soprattutto incapace di capire di cosa stia esattamente parlando, anche perché sembra strano che lui debba dirmi grazie.

-Ti devo ringraziare per... Non aver ancora accennato a nessuno del fatto che io mi senta un maschio- dice, mandando giù la fatica a stento -Anche perché è un fatto molto privato, ecco... E se ne parlerò a qualcun altro, vorrei farlo di bocca mia, non voglio che lo si venga a sapere senza essere pronto a parlarne per davvero, quindi... Già. Ti ringrazio per questo. -

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Ventiquattr'ore 2- SinsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora