Capitolo 136- Macabro Ma Realistico

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La pioggia continua

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La pioggia continua. Scorre sempre in maniera rapida, al punto tale che a momenti pare stia per scendere il diluvio universale... E per più di un motivo, come cosa, non mi sorprenderebbe neanche un po'.

Non posso però non chiedermi quanto un problema possa essere, quanti problemi possa portare. E in che stato sarà il suolo.

Siccome il terreno di tutta risposta continua a sfrigiolare come non mai, ci saranno delle conseguenze. Sicuro come la luce del sole non saranno cose piccole... Se lo saranno, risulterebbe sicuramente una grossa sorpresa.

Dubito che ci permetteranno di restare qui per tutto il tempo. Che ci lasceranno rimanere anche quando la pioggia finirà, anche se non sono sicuro di che metodo potrebbero utilizzare per farci abbandonare il rifugio.

Dubito che tutto sarà così calmo... anche se il prendermi un colpo di calore improvviso non é stato un fatto molto simpatico. Anzi. Ne avrei fatto a meno.

Non me lo aspettavo di sicuro. Non mi aspettavo che —in un posto che non lo ha neanche, il sole— capitasse una cosa del genere. Ma il calore che comunque vi è la fuori è stato più che capace di mettermi quasi fuori gioco.

Non mi ricordo, di preciso, quelli che sono i peggiori sintomi dovuti ai colpi di calore, ma mi ricordo piuttosto bene che nella lista, la sensazione di stordimento e di stanchezza sono presenti e possono durare perfino un giorno intero. Infatti, anche adesso che mi sento meglio... La stanchezza, quella percezione insistente di affaticamento, non è del tutto sparita. Sarebbe un miracolo se lo fosse.

Vorrei lo fosse, però. Vorrei che se ne andasse insieme al pulsare che di tanto in tanto ritorna ad altezza tempie, al dolore che inonda le mie gambe.

Qualcosa mi sussurra all'orecchio che tornare fuori, in mezzo al soffocante calore... Probabilmente la farebbe tornare tutta. Mi farebbe tornare daccapo. Forse non subito, ma dopo un po' di tempo, sì. E me la peggiorerebbe persino, cosa che invece non capiterebbe se rimanessi qui, in questo lieve accenno di frescura che mi indurrebbe quasi a rilassarmi e a chiudere gli occhi, contro a ogni singolo ragionamento intelligente e sensato possibile.

"Era mancata quasi tutta la ventilazione. L'aria era stata veramente scarsa e quella che vi era... era stata calda, quindi non aveva aiutato. L'uscire dopo la pioggia non cambierà questo fatto. Non in meglio."

Torno a lanciare un occhiata a Dylan in maniera distratta, ancora ben perso nei miei stessi pensieri.

Se ne sta seduto a trafficare con la felpa strappata —molto strappata, non solo un pochino— con l'aria di chi sta cercando di escogitare un modo per metterla comunque in qualche maniera, piegando la testa prima da un lato e poi da un altro.

È po' sudato —meno di prima, comunque... E io non sono da meno— e un po' perso nel suo dilemma che sarebbe piuttosto semplice da risolvere se avesse un paio di forbici —tagliando le maniche, il cappuccio, buona parte del materiale che copre al di sotto dei pettorali ne uscirebbe un buon short tank top— tanto che neanche si rende conto che lo sto osservando.

"È stato un miracolo che non sia venuto un colpo di calore anche a lui contando che è stato persino occupato a trasportarmi... Eppure, trascurando l'accenno di stanchezza finale e la sete, lui é quasi sembrato del tutto apposto. Deve avere una buona resistenza... O forse è colpa del mio stato di salute a seguito della Punizione." ragiono tra me e me.

Ricaccio il pensiero in un angolo della testa, non volendo affatto pensarci. Anche la sensazione di star bruciando non è sparita, punzecchiare ricordi sgradevoli non è il modo giusto per nasconderla.

Sto girando, quasi sulle punte, attorno alle percezioni aggressive che cercano di aggredire la mia mente. Le sto evitando il più che posso nella speranza di avere un dopo più calmo in cui posso spacchettare tutte le cose assimulate in completa sicurezza e calma.

"Ma se un momento di sicurezza e calma non ci fosse, questo vuol dire che me le porterò nella tomba..."

Il pensiero è macabro, ma realistico.

Cerco di tornare alle mie ipotesi su ciò che sta succedendo, sui numeri, su chi ciascuno di noi è e tutto il resto.

***

-Hai sete?- chiede Dylan pochi istanti prima che si alzi, essendosi arreso dal cercare di rendere la sua felpa un minimo decente.

-Un po'.- ammetto, realizzando che la mia gola è tornata a seccarsi. Il mio sguardo finisce con il guardare la pioggia che ha vistosamente rallentato per l'ennesima volta prima di tornare al corvino, il quale mi si sta avvicinando.

E mi prende su come se niente fosse, proprio come aveva fatto in precedenza. Seppur la maggior parte degli eventi siano un po' sfocati all'interno nella mia testa, li ricordo comunque.

Sembrano comunque immagini vaghe rispetto al presente. E alla bomba di calore che mi percorre le guance, la quale viene alimentata a dismisura da uno sfondo di vergogna e prepotente imbarazzo.

"Vorrei essere capace di camminare di mio di nuovo." penso. "E in questo momento vorrei seppellirmi vivo."

Non protesto in modo alcuno, però. Primo perché non ci posso fare nulla. Secondo perché ho sete, e non voglio perdere tempo in una discussione senza senso in cui finirei solo con l'avere persino più sete di prima. Quindi va bene così.

Il processo di trasporto è stranamente rapido, nonostante tutto il disagio che provoca.

Mi ritrovo ben presto nella stessa posizione precedente, con il ragazzo dai capelli corvini che sembra accertarsi tutto sia apposto a ripetizione —sia nel mio campo che nella grotta stessa, che fuori— cosa che apprezzo.

Beve anche lui. E si siede di nuovo. Ci ritroviamo di nuovo a dover attendere che il tempo migliori. E l'impressione generale è che sembra non sia disposto a farlo adesso, ma la scadenza sicuramente si avvicina.

Il piovere sta rallentando ancora di più, man mano. Le gocce scendono, ma sono piccole e, seppur comunque abbastanza rapide, molto più lente dello scrosciare a cui abbiamo assistito in partenza.

-Posso chiederti una cosa?- insorge all'improvviso Dylan, la sua voce che quasi echeggia nella grotta.

Come risposta porgo un semplice cenno di testa.

-Tu stai iniziando a ricordare qualcosa del tuo passato?-

"Oh."

La domanda mi lascia di stucco per un istante o due. Una parte di me vorrebbe dire di no, perché l'accenno di ricordo che ho avuto sarebbe bello se non fosse mio. Ma sento che é mio, che lo voglia o meno, quindi sarebbe come mentire se negassi.

-Uno solo, sì.- dico. -Tu?-

Annuisce appena. -Vari. Spiacevoli e meno spiacevoli. Ma principalmente spiacevoli.-

"Huh. Quindi anche questo è un fatto comune. Le peggiori memorie salgono a galla."

Il discorso torna ad interrompersi e io finisco con il tacere, seppur una domanda salga su. Questo perché la pioggia smette di cadere, ma il punto del suolo nella caverna in cui l'acqua era continuata a scendere, spargendo il liquido a destra e manca, sta iniziando a spaccarsi.

OuO

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OuO

Ventiquattr'ore 2- SinsWhere stories live. Discover now