Capitolo 124- Percorso

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No Pov.

Lennox procede a passo lento. Si ferma, si guarda attorno, segna una parete e riprende il suo cammino, sempre mantenendo la stessa attenzione, sempre tenendo conto di ciò che può notare. Ciò che rimane identico. Ciò che cambia.  Ciò che è molto simile e ciò che è così diverso che pare quasi fuori posto.

Quando vi è quest'ultima categoria, non può fare a meno di fermarsi per più tempo. Cerca di afferrare se sia un buon segno o meno. Cerca poi di capire soprattutto se sia un fattore in comune con qualcos'altro o se sia un occasione unica in un pagliaio. E dopo uno strizzarsi di meningi segna di nuovo la parete, mettendoci affianco un grosso uno. Così, se gli capitasse di trovarne un secondo durante la strada, questo sarebbe un due. E così via. 

Ma per il momento, quelle diversità sembrano proprio casi unici, come se ci fosse una divisione tramite di essi, ma ogni divisore fosse una cosa del tutto a parte rispetto agli altri.

"Un casino." pensa, una volta dopo aver raggiunto un altra anomalia di percorso. Stavolta è come una tomba. Non vi è niente dentro, ma sembra quasi intendere che o lui o Oliver ci finiranno dentro, prima o dopo. Il pensiero è alquanto lugubre.

Prendendo un grosso respiro profondo,  Lennox ricomincia il suo cammino. 

Sempre il solito ritmo, sempre il solito rito di passaggio per ogni area che va a toccare. Poi, a seguito di cinque segni su cinque diverse mura,  si ritrova a squadrare tra lo storto e l'incuriosito una parete che sembra permettere che ci si arrampichi su di essa per poi diventare scavalcabile... e che si getta nel nero più assoluto.  Nero così nero che potrebbe esserci un altro muro poco più lontano o una parte totalmente annerita della caverna. E che potrebbe contenere qualsiasi cosa, davvero.

Una parte di lui è tentata di lasciare perdere, proprio come l'altra gli sussurra di controllare, di vedere se lì vi è ciò che cerca. Se vi è Oliver. O altro che potrebbe essere utile.

Finisce con lo stringersi nelle spalle e con lo scalare sul serio, tornando a buttare il cristallo in tasca.

Riesce a raggiungere la parte più alta con facilità, nemmeno un filo di sudore a percorrergli la fronte. Poi tasta come prima cosa l'inizio della base rocciosa che ha sotto e fa scorrere la mano in avanti, quasi trattenendo il fiato durante l'azione.

Tutto è freddo e ruvido. La roccia procede leggermente inclinata, ma non così tanto che rischia di scivolare. 

Per procedere si mette a quattro zampe, gli arti che si appiccicano a uno dei due muri che sta al suo fianco. Spera di aver scelto quello più stabile, ma, appunto, non ci vede praticamente nulla, quindi non può esserne sicuro. Neanche a guardare dalla parte in luce era chiaro.

Quatto quatto, Lennox avanza, sempre mettendo le mani in avanti e cercando di percepire possibili vibrazioni o di udire suoni. L'ultima opzione renderebbe il tutto più pericoloso per una buona percentuale, ma almeno sarebbe qualcosa, un allarme a cui si può preparare.

Se qualcosa di pericoloso c'è ma Lennox non lo sente, beh, quello è peggio. La mancanza totale di preparazione sarebbe fatale. E non vi sarebbe davvero nulla da fare. Non vi sarebbe nessun ritrovamento di Oliver, nessuna uscita, nessun ritorno da suo fratello.

Solo il pensiero gli fa assottigliare lo sguardo e stringere le labbra. Lo scaccia via come se questo fosse una mosca fastidiosa, muovendo la testa prima da un lato e poi dall'altro. In seguito a ciò, si costringe a non deconcentrarsi per l'ennesima volta. Risulta fin troppo facile farlo quando si preoccupa di tutt'altro rispetto a ciò che dovrebbe fare. Risulta estremamente facile valutare possibili morti, lasciarsi vedere immagini su immagini della propria stessa fine. 

Continua il percorso. Continua a strisciare le gambe e a premere bene i polpastrelli sul suolo. Sente della stoffa strapparsi a causa di una roccia, ma non fa particolarmente caso a quel dettaglio. 

Dopo quella che sembra un infinità, la buca sembra allargarsi ai lati e scendere ancora di più. Lennox fatica a non scivolare giù a causa della prepotente inclinazione improvvisa. Ci riesce per una buona metà del pendio, ma poi la roccia diventa umida e finisce con il rotolare giù, sentendo ogni singola fitta di dolore tra i suoi scontrarsi con il suolo e parzialmente con il muro più vicino, lo stesso che aveva utilizzato come supporto prima.

Lennox non impreca. Non emette quasi neanche un suono nel mentre che rotola e rotola e rotola ancora. Si limita a mordersi il labbro e a prendere profondi respiri dal naso, soffiando particolarmente forte quando il dolore è più forte. In particolare quando va a scontrarsi con i tagli che ha poco al di sotto del collo, quelli nelle braccia dove le vene o le arterie sono più vicine, ma non così tanto da mettere fine alla sua vita e quelle che tracciano quasi interamente le sue gambe come se queste volessero rendere la sua pelle un metro, ogni tacchetta ad ogni centimetro.

E il doloroso rapido rotolare si interrompe, lasciandolo sul pavimento, sempre fatto di roccia, con tutto sempre nero attorno. Quando Lennox si schianta a terra, dall'altro lato di quel posto si sente un sussulto e un -Chi è?- proveniente da una voce terrorizzata che il castano ha già sentito.

"Ecco. Bene. Biondino trovato, suppongo." pensa, sforzandosi ma riuscendo a rimettersi in piedi, il fiato che gli esce in maniera alquanto pesante, come se l'ossigeno non volesse seriamente uscire dai suoi polmoni.

-Lennox.- risponde, la voce piatta, ma così bassa che è costretto a ripetersi, perché l'altro non lo ha sentito al primo tentativo.

-Lennox?- chiede Oliver, il sollievo che va a immergere e dipingere interamente il suo tono. 

-Sì.- asserisce lui, sempre con la stessa nota che traccia la sua. -Seguimi, non possiamo stare qui-

-Non posso.- ribatte il biondo. E suona parecchio desolato stavolta. -Sono incatenato a qualcosa nel muro... e non vedo neanche cosa.-

-Ah.- 

Lennox riprende a camminare lentamente, stavolta usando i piedi per tastare ciò che ha attorno, questo prima di ricordarsi uno dei primi giorni che si è ritrovato nella casa... forse il secondo giorno, in cui ha preso contro alla piastrina che è ficcata nel suo braccio sinistro, rilasciando luce accecante. 

Si era detto, in quel caso, di non metterla più in uso per via di quanto fastidiosa era stata, ma... beh. Okay. Disdire scelta. Come non detto.

Tocca la piastrina. Questa rilascia un fiotto di luce improvviso che fa sibilare sia lui che Oliver. E dopo il momento in cui i suoi occhi si adattano, Lennox non fa neanche a tempo a guardarsi attorno —nemmeno ad alzare la testa per provarci— che si ritrova a intravedere una piccola scritta nera nel mezzo di tutto quel bianco acceso.

Finisce con il leggerla, aggrottando la fronte appena appena, gli occhi assottigliati.

"Un pezzo per un pezzo." dice.

OwOSe qualcuno si chiede perché è un "No Pov

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OwO
Se qualcuno si chiede perché è un "No Pov." quando per certi versi è interamente Lennox che parla, seppur in maniera indiretta...
Ero al pc. Non trovavo la foto di intro. Ma non volevo perdere l'ispirazione per la scena :')

Ventiquattr'ore 2- SinsWhere stories live. Discover now