Capitolo 135- Scuse

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-Volevo scusarmi per

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-Volevo scusarmi per... Il mio atteggiamento in questi giorni.- inizia Dylan, la voce bassa e un po' roca. Il suo sguardo evita il mio come se avessi la peste e incrociarlo sul serio gliela passasse in qualche modo.

I suoi occhi vanno invece a concentrarsi sulle sue stesse mani, chiuse a pugno.

Un accenno di rosso gli traccia la pelle color caramello, diventando di una tonalità più scura ed evidente più i secondi passano.

Non mi prende alla sprovvista il suo parlare improvviso, il suo cercare di scusarsi... Le ripetute espressioni colpevoli che aveva continuato a lanciarmi —alcune percepite persino nella sensazione di energia drenata che mi aveva colpito, altre no. Avevo iniziato a sentirle quasi sulla pelle solo dopo l'aver bevuto— erano state un segnale piuttosto palese.

-Per...- continua, umettandosi le labbra con ovvio nervosismo. Va a puntare una parte della sua faccia con indice e medio, abbassando poi il braccio intero e facendolo ricadere affianco all'altra. -Per l'averti mollato un pugno in un occhio.- una pausa. -Per l'essermi comportato come una persona infantile... Per...-

Stringe le labbra, deglutisce e aggrotta la fronte. Qualcosa che non comprendo sembra attraversare il suo sguardo prima che lui vada ad aggrottare la fronte ancora di più, tanto che i suoi occhi risultano più delle fessure che altro. E arriccia addirittura il naso.

Io sto zitto, limitandomi ad aspettare, la pioggia che echeggia nelle mie orecchie in un picchietto leggero, ma man mano più rapido.

Gli permetto di avere il tempo per porgere una conclusione a ciò che vuole dire, anche se una parte di me —quella che non sta zitta un secondo anche quando ho la testa che mi scoppia, maledetta a lei— sa già che cosa stia per dire.

Per quanto a tratti —per non dire quasi sempre, in totale onestà— io fatichi a comprendere certe reazioni che ha, in questo momento lui è piuttosto ovvio. Non ho capito ancora cosa di preciso lo abbia portato a cambiare opinione così drasticamente —eccetto il senso di colpa? Forse?— ma ho capito che lo ha fatto.

Lo lascio parlare, perché se fosse stata una situazione a verso opposto —il ragazzo castano del mio flashback, il suo sguardo di disprezzo, il non vorrei averti mai incontrato— avrei voluto aver la possibilità di spiegarmi, avrei voluto un occasione per rendere chiaro le mie motivazioni, sbagliate o no. Sensate o no.

-Per essere stato... Per... Per... Per essere stato in parte la causa per cui sei finito così, ecco.- dice, lo sguardo che si alza brevemente, stavolta incontrando sul serio il mio con un che di convinto, e poi scivolando in direzione delle bende. La sua faccia viene attraversata da un che di sofferente, poi viene quasi travolta da una smorfia di autodeprecazione.

-Non vi è una vera e propria ragione. O una motivazione che posso offrirti. Non... Anche se vi è, non è importante.- aggiunge, prendendo un grosso respiro profondo e stringendo di nuovo i pugni. -Sono stato uno stupido. Scusa.-

E detto questo, lui sta fermo. Sta fermo, mi lancia un altra occhiata, lunga e piena di ansia. Poi crolla in un silenzio pesante, talmente pesante che si potrebbe tagliare con la lama di un coltello, aspettando che io dica qualcosa.

-Sei stato stupido, sì.- mi ritrovo a concordare, quasi senza nemmeno battere le ciglia. -...Per la situazione, sì, lo sei stato. E ammetto di essere stato irritato dal tuo atteggiamento.-

Lui annuisce in accettazione, la fronte ancora più aggrottata, le sue spalle che si abbassano un po'.

-Ma anche io sono stato stupido.- mi ritrovo a dire, sentendo un lieve imbarazzo iniziare a salire quando Dylan alza il capo e mi fissa con un espressione molto confusa e altrettanto perplessa. Mi costringo a scuotere la testa e a ignorare la sensazione che spinge per farsi notare.

-Non avrei dovuto rispondere. Non... Non aggressivamente, almeno.- asserisco. -Forse avrei dovuto cercare di essere più ragionevole. Non ho idea se avrebbe migliorato un po' la situazione o se sarebbe finita con lo scoppiare comunque... Ma avrei dovuto.-

L'istinto mi sussurra all'orecchio che dovrei fare un mezzo inchino di scusa. O mettermi a dogeza. Ma non posso farlo. Mi limito dunque ad abbassare appena la testa.

-Anche io avevo le mie ragioni. Anche le mie ragioni non sono importanti.- concludo. -Mi scuso anche io.-

Quando rialzo il capo, trovo il corvino ancora intento a fissarmi, la perplessità che è stata sostituita da un completo shock in cui batte le palpebre come se stesse cercando di svegliarsi da un sogno o di uscire da un allucinazione.

Fa un cenno di assenso, di accettazione, anche se la sorpresa sembra ancora piuttosto presente in lui.

Un tuono suona in lontananza, ma in una lontananza abbastanza vicina che il suono è estremamente rumoroso, tale che fa sentire dolore ai timpani e ci fa sobbalzare entrambi.

Si udisce una sottospecie di crack oltre al tuonare. Mi viene spontaneo guardarmi attorno, cercando un qualche punto della roccia o del suolo che potrebbe essersi spaccato, ma per quello che riesco a vedere dalla posizione in cui mi ritrovo... Non paiono esservi differenze di alcun tipo. Non qui.

Fuori, forse. Ma al di sotto di quest'ammasso di pietra calcarea... Tutto ciò che intravedo appare nella norma... E se vi fosse qualche grossa novità, beh, probabilmente Dylan lo noterebbe, contando che a sua volta sta tenendo d'occhio il posto intero, in parte spostandosi fisicamente. In parte lo fa con lo sguardo soltanto, l'oro delle sue iridi che guizza ovunque, piuttosto rapide, prima di fermarsi.

Lui sospira. E torna a sedersi circa nello stesso punto in cui si trovava prima.

Il silenzio tra noi due ritorna, interrotto solo dai rumori esterni, ma è un po' meno pesante. Un po' meno teso.

Il senso di colpa non è sparito del tutto dal volto del corvino, ma è decisamente meno presente e meno forte.

Inarco il sopracciglio. Il movimento mi porta una fitta alla faccia che mi fa subito pentire di averlo compiuto.

-Una piccola cosa.- asserisco, attirando di nuovo la sua attenzione.

-Mh?- chiede, l'unico suono che esce in un mugugno stranito.

-Se dovessi colpirmi di nuovo prima o poi, per favore non la faccia.-

Fa un ennesima espressione stranita, poi scuote la testa in lieve esasperazione, ma, nell'attimo di silenzio che segue, con un piccolo mezzo sorriso che si fa strada sul suo volto.

-Perché, hai delle preferenze?- domanda ironico, ruotando gli occhi.


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Ventiquattr'ore 2- SinsWhere stories live. Discover now