Capitolo 82- Che Problemi Aveva?

20 6 3
                                    

Detestavo quando i miei genitori litigavano per cose da niente in maniera incessante

Ups! Gambar ini tidak mengikuti Pedoman Konten kami. Untuk melanjutkan publikasi, hapuslah gambar ini atau unggah gambar lain.

Detestavo quando i miei genitori litigavano per cose da niente in maniera incessante.

Ore ed ore di fila che sembravano quasi non passare proprio e che mettevano su quel tipico clima da telefilm hollywoodiano che, seppur talvolta mi appassionasse in TV, nel mondo reale mi dava la nausea e - fin troppo spesso - il mal di testa .

Erano stressanti, ripetevano sempre le solite ridicole frasi, come in uno stupido mantra.

Frasi in cui certe cose risultavano addirittura cliché, rigirate e rigirate ancora, affilate come coltelli e gettate nelle piaghe al momento giusto ... E poi, in seguito a ciò, diventavano pesanti, perché ci cacciavano in mezzo anche me.

Se da una parte apprezzavo, perché mi davano tantissime attenzioni e quasi il ruolo di chi decideva chi dei due avesse ragione - facendomi sentire di netta importanza, come d'altronde doveva essere. Ed era un bene che lo notassero - e ricevendo ennesimi, ben apprezzati regali - la collana di Swarovski con il cigno era stata un tocco di classe - , dall'altra non lo facevo per nulla, poiché molto più spesso del voluto e del dovuto, dovevo comunque sorbirmi il loro opprimente brontolare.

Per questo motivo preferivo uscire di casa, andando magari in giro in città ... O comunque ritirarmi nelle mie camere per sistemare make up e capelli... ma oggi era un eccezione.

Oggi era un eccezione, per il semplice fatto che il litigio tra i miei genitori non c'era proprio. Solo silenzio, rumore di posate che si scontravano con i piatti e l'orologio che ticchettava.

La stanza era grande, quindi vi era perfino l'eco dei suoni... Ed in un modo o nell'altro, l'anatra al mandarino al centro della tavola, per quanto grande e festosa, non sembrava sul punto di essere conclusa con facilità.

Mangiavano a morsi minuscoli, spostavano costantemente brandelli di carne a destra e manca come se fossero improvvisamente diventati degli spazzini - e potevo assicurare che da mesi o... anni perfino, nessuno dei due aveva mai toccato una scopa. Era sempre stata quella disgraziata, imbranata da paura, della sguattera. Luciana. Una di colore, con quei suoi stupidi capelli gonfi. Lei ci puliva la casa - e di tanto in tanto mi lanciavano occhiate, più o meno come sguardi simili venivano gettati tra di loro quando pensavano che l'altro non lo notasse.

Era palese invece che lo notassero. Li conoscevo abbastanza bene da sapere quando facevano finta di non vedere o non sapere. Ed era altrettanto palese che ne fossero a conoscenza anche loro, ma semplicemente volevano fingere che nulla andasse così di merda da scoppiare di punto in bianco.

Era altrettanto irritante - se non il doppio o il triplo rispetto al generico clima litigioso a cui mi ero ormai abituata, neppure fosse una sottospecie di routine quotidiana -, non sapevo quanto precisamente avrei retto ad un simile atteggiamento prima di mollare il mio piatto - l'unico quasi totalmente vuoto - sul tavolo in cucina, senza troppe cerimonie... e scivolare nella mia camera da letto. O magari in bagno per farmi una doccia.

Nel momento in cui stavo per farlo, alzandomi a malapena, quasi mi avessero letta come un libro aperto, entrambi si misero in piedi all'unisono, mia madre tossicchiando con fare nervoso, mio padre avvicinandomisi a grandi falciate, passandosi la mano sinistra tra i capelli castano cioccolato, mentre la destra mi afferrava il polso.

-Tesoro, io e tua madre dobbiamo parlarti- mi disse, i suoi occhi grigi fermi su di me e le labbra tirate in un sorriso teso e ben poco felice - È una cosa molto importante e vorremmo ci prestassi attenzione-

Fece un cenno con il capo, quasi per incitarmi a rimettermi a sedere... E mi ritrovai ad obbedire senza fare storie, non districando il polso dalla presa del mio genitore, ma preferendo piuttosto lanciare un occhiata tra l'offeso ed il confuso, una smorfia piena di perplessità che mi dipingeva la faccia in maniera assolutamente sincera.

Mia madre si schiarì la gola e, in seguito, sistemò le balze del proprio vestito nero con il dorso delle dita, il suo celeste che non voleva più degnarsi di guardarmi - un fattore di cui non vedevo il senso. Che problemi aveva? Anzi. Che problemi avevano, tutti e due? - preferendo posarsi sulla figura di mio padre.

Lui mi era ancora affianco e non sembrava volermi mollare, perlopiù, quasi in un contrario netto che rendeva ancora più palese che c'era qualcosa sotto, beh, mi guardava ancora ed ancora.

Il silenzio tornò a rimanere in aria per un bel po' di tempo, aleggiando, quasi come un mantello invisibile, al di sopra delle nostre teste, impossibile da tagliare perfino con in coltello.

Mi agitai sulla sedia, scontrando le gambe varie volte prima di scocciarmi del loro ennesimo tacere ed arrivando dunque a sputare un -Cosa c'è?- irritato, più roco di come avrebbe dovuto essere - Cosa dovete dirmi? Parlate-

Mamma non pareva respirare più alla mia domanda. Papà si limitò a mettersi praticamente in ginocchio al mio fianco, afferrandomi il volto con la stessa mano che prima mi aveva trattenuto il braccio, accarezzandomi la guancia con un che di venerazione che adoravo.

L'unico fattore apprezzato di un intera situazione che, se fosse stato per me, avrei fatto sparire il prima possibile, in pratica.

-Amore... Io e tua madre... Abbiamo deciso di... Prendere una pausa.- asserì, il tono particolarmente delicato - Ci amiamo sempre, ma... Entrambi necessitiamo spazio. Spazio che non stiamo trovando più, non insieme. E quindi... Io tornerò alla villa in Philadelphia. Faremo in modo di farti stare equamente tra di noi, sei mesi dell'anno con me, gli altri sei con lei. -

-Per quanto?- mi ritrovai a chiedere, sentendo una risposta stramaledettamente ovvia che urlava 'per sempre' nella mia testa, ma non volendo mostrare il fatto che la avevo già realizzata... E non volendo crederci del tutto, sperando che il beneficio del dubbio fosse sensato e non un semplice inganno psicologico - E come dovrei fare con la scuola privata? E con danza?-

Mia madre abbozzò lo stesso sorriso tirato che aveva sulla faccia mio padre - Ci penseremo io e tuo padre. Te lo comunicheremo o domani o dopodomani. Ora, amore, vai a letto. È già abbastanza tardi-

 È già abbastanza tardi-

Ups! Gambar ini tidak mengikuti Pedoman Konten kami. Untuk melanjutkan publikasi, hapuslah gambar ini atau unggah gambar lain.
Ventiquattr'ore 2- SinsTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang