Capitolo 115- Scandito In N. O.

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Scendiamo a piccoli passi

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Scendiamo a piccoli passi.

Scorro la mano sinistra, visibilmente tremante, lungo la fredda, rovinata parete di legno, speranzosa di riuscire a trovare un interruttore.

Non lo trovo, ma siccome la luce si accende, Irvin ci riesce.

Quando guardo il ragazzo, le ombre particolarmente pronunciate a causa della luce quasi arancio presente nella stanza —proveniente dalle tre lampadine che penzolano dal soffitto, nascoste dalle assi— lui ha un espressione nervosa dipinta sul suo volto e la sua mano stritola una sorta di campanello attaccato ad un cordone.

Mi guarda di rimando e fa un cenno di testa, mollando il piccolo strumento e riprendendo ad avanzare. Stavolta tocca a me a seguirlo a ruota.

Il mio cuore batte rapido, più rapido di quanto sia normale. Rimbomba nella mia cassa toracica come se questa fosse diventata un tamburo e lo fa così forte che quasi temo si possa sentire.

Vi è un silenzio alquanto pesante, interrotto solo dal rumore del nostro camminare e dal lieve inspirare ed espirare che buttiamo fuori... Seppur io vorrei poter trattenere il fiato. Vi è davvero un tanfo che stende. Un tanfo di chiuso, di umido, di... Animale bagnato?

Solo l'ipotesi mi porta ad irrigidirmi in direzione di metà scala. Mi irrigidisco anche di più di quanto già non fossi, ma continuo ad avanzare lo stesso, seppur a passi molto piccoli.

"Solo una sbirciata veloce." mi dico, continuando a scendere e cercando di respirare in maniera regolare. "Magari non è niente. Magari non vi è niente. Magari stavolta è effettivamente solo una fantasia nata dalla tensione..."

La serie di ipotesi —di menzogne— che sto mollando a me stessa vengono interrotte bruscamente dal ricordo della voce di Valentine, praticamente agli ultimi otto gradini, i quali sono disposti in una stretta curva, mentre vi si intravede solo il muro, sempre in legno, oltre.

L'albino sembra quasi sussurrarmi all'orecchio, facendomi rabbrividire.

''Essendo in un videogame creato da svitati che ci mandano biglietti ed obblighi, dubito che ci sia davvero qualcosa lasciato al caso, soprattutto se è in bella vista.''

No. No, no, no. Nada. No. Scandito in N. O.

Non mi piace. Non mi piace affatto.

Fin dall'inizio non mi è piaciuto niente in questo posto, in questa situazione.

Sembra quasi ci sia sempre stata una sottospecie di bomba nei dintorni. Una bomba che è pronta ad esplodere, ma non abbiamo ancora capito precisamente dove si possa trovare. Non la abbiamo ancora calpestata definitivamente per farla saltare, ma ci siamo probabilmente vicini. Troppo vicini.

Stiamo giocando con il fuoco.

Il movimento delle Ombre che Irvin ha visto non mi è piaciuto. Le statue quasi umane iper-realistiche ovunque non mi sono piaciute. Le bambole, gli scricchiolii, la nebbia fitta non mi sono piaciute.

Sembra una stramaledetta casa dell'orrore e stiamo scendendo nella cantina. Una cantina che puzza di animale bagnato—

Merda.

Un sudore freddo mi percorre la fronte nel mentre che afferro il braccio destro di Irvin come se fosse una questione di vita o di morte.

Lui si ferma e mi guarda. Io lo fisso, come implorandolo a tornare indietro con gli occhi.

-Torniamo su...- bisbiglio, la voce flebile e soffocata, il cuore in gola che può solo accelerare ancora di più.

-Ma non si sente nulla... Non mi pare che ci sia nulla.- sussurra di rimando, la fronte aggrottata. Lancia un altro rapido sguardo oltre quegli ultimi gradini, per poi tornare ad osservarmi.

-Per favore, torniamo su...- ripeto, sempre a voce bassa, ma con la tonalità che si spacca, tanto che diventa più acuta a circa metà 'torniamo'. -...Per favore.-

Apre bocca per dire qualcosa. Aggrotta la fronte ancora di più di quanto non abbia già fatto in precedenza. Chiude la bocca. La riapre.

-Okay.- dice -Torniamo su.-

Sollievo mi afferra dalla testa ai piedi, quasi ad ondate. Forse è da codardi, forse non ha senso avere così tanto terrore di una stupida cantina... Ma onestamente meglio salvi che non. Mi metterò ad affilare i coltelli e le forchette, se serve.

Subito prendo a ri-salire gli scalini, stringendo e tirando il braccio di Irvin per essere sicura che lui mi segua.

Il ragazzo dai capelli verdi lo fa. Non cerca di liberarsi. Non protesta. Non cerca nemmeno di rallentare il passo. Semplicemente si lascia trascinare da me come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se si fidasse più del mio giudizio che del suo.

Pochi secondi dopo che iniziamo a percorrere i gradini per riuscire ad uscire, però, la porta si chiude di scatto con un grosso tonfo.

Il sangue mi si gela nelle vene a tal punto che sembra quasi sia stato sostituito da numerosi pezzi di ghiaccio.

Quasi corro per salire i rimanenti gradini, in completa opposizione a come sono scesa in precedenza.

Raggiungo la porta di legno e provo a tirare giù la maniglia. Niente. Provo a spingerla. Niente. Calciarla. Ancora niente, nemmeno un graffio, nemmeno il più piccolo buco da oltrepassare. Provo a buttarmi addosso ad essa con un fianco. Ancora nessunissimo dei più piccoli risultati. Lo facciamo sia io che Irvin all'unisono, più che in panico. Nulla da fare, nulla di positivo.

No, affatto. La luce delle lampadine torna a spegnersi da sola

"Oddio. Oddio no. No. No. Non possiamo essere seri." penso, disperata, andando a cercare il cordone in aria.

L'angoscia va a stritolarmi il petto in una morsa che farebbe invidia ad un boa constrictor nel mentre che cerco. Il mio stesso fiato mi muore in gola, venendo come risucchiato.

La trovo. La luce si riaccende. Non vi è nulla di diverso rispetto al momento precedente in cui essa si è spenta, ma io ed Irvin ci guardiamo ancora tra di noi, entrambi con i volti immersi di terrore.

-Mi sa che vogliono obbligarci a scendere...- asserisce, la voce piccola, il respiro affannato.

Scuoto la testa aggressivamente e tento ancora di aprire la porta, lottando contro all'evidenza a tutti i costi.

Ancora nulla di piacevole. La porta non si muove, ma le mie orecchie catturano quella che sembra una mezza risatina che echeggia tra le pareti e che mi fa sentire un ennesimo brivido lungo la spina dorsale.

Prima che io possa anche solo aprire bocca per chiedere ad Irvin se lui la ha sentita, in fondo alla scala vedo due tondi fari bianchi luccicare.

Il mio battito cardiaco impazzisce definitivamente.

Eheheh

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Eheheh. :D

Ventiquattr'ore 2- SinsWhere stories live. Discover now