Capitolo 77- Ti Devo Parlare

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Sono abbastanza teso, ma sto cercando di non lasciarmi prendere dal nervosismo nel mio stare nella mia stanza, a fissare la X rossa di scotch che ancora decora la porta

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Sono abbastanza teso, ma sto cercando di non lasciarmi prendere dal nervosismo nel mio stare nella mia stanza, a fissare la X rossa di scotch che ancora decora la porta.

Mi chiedo parzialmente se dovrei andare io a cercare Anjelica per parlare o se verrà lei a bussare alla mia porta. Non lo so, non ne sono sicuro, non abbastanza da decidere se mettermi seduto sul materasso o se avanzare ed oltrepassare l'uscita.

Parte di me vorrebbe rimandare il discorso che devo farle, anche rimuoverlo totalmente ed ignorarlo, ma so che non posso: la suddetta parte è quella egoistica, quella che ha ancora una radicata cotta e che, poiché le suddette radici sono molto in profondità, pensa che dovrebbe tenerle lì dove sono, che magari da un giorno all'altro sarà tutto diverso e che tutto questo non è poi così tanto male.

Ma dall'altra parte so benissimo che non è così semplice, che è un male e che, appunto, è la parte egoistica a parlare, a spingermi nel lato irragionevole del mio cervello, quello quasi selvatico addirittura. E non voglio più seguire l'egoismo, non con i miei ricordi che mi urlano contro, sbattendomi in faccia quanto io sia una pessima persona se ci vado addietro, non con il fatto che ho la chance di svolgere la cosa giusta per una volta... E gettare via quella chance potrebbe essere la cosa più cretina mai fatta in assoluto.

Prendo così un grosso respiro, mi chiarisco la mente, svuotandola totalmente dal nervosismo e riempiendola soltanto da determinazione e mi avvio, uscendo dalla stanza.

Me la ritrovo davanti, nel corridoio, i lunghi capelli castani che le danzano attorno nel suo avanzare, gli occhi celesti e liquidi che vanno a scrutarmi con sollievo.

La sua espressione sembra fragile, spezzata, le goti lievemente rosse, il corpo tremante come una foglia in balia al vento.

Una parte di me - non so se sia quella egoistica o semplicemente quella che non sopporta l'assistere allo stare male delle persone - vorrebbe abbracciarla al vederla così, ma mi schiaffeggio mentalmente, perché so che peggiorerei solo la situazione... Ed un lato della mia testa fa rimbombare quella frase che lei aveva detto, quella che sosteneva che il dolore altrui fosse da sminuire.

Per un attimo la ragazza sembra accelerare il passo, pronta ad avvilupparmi le braccia al collo, speranzosa forse in un qualche calore, ma deve leggere qualcosa in me e rallenta  in maniera vistosa, bloccandosi sul posto.

-Ti devo parlare- dico semplicemente, la mia voce che risulta così roca - addirittura quasi rintanata nella mia gola - da farmi sentire strano, davvero molto strano.

Come se non bastasse, mi sudano le mani e sento dei vaghi nodi allo stomaco, nodi che non riesco a sciogliere seppur appunto io abbia ripulito il mio cervello da indecisioni.

Anjelica annuisce ed io ficco le mani nelle tasche dei pantaloni, stringendo la stoffa tra dita e palmi, strattonandola varie volte nel mentre che entrambi finiamo nella mia camera, lasciando la porta socchiusa.

Il silenzio naviga nell'aria per diversi secondi, secondi in cui evito di guardarla in faccia, secondi in cui invece sento i suoi occhi sulla mia pelle, i quali quasi me la forano per quanto sono fissi su di me.

Sento le goti scaldarsi appena, lasciandomi ad arrossire e deglutire sul posto.

-Penso che dovremmo smetterla- riesco a dire, spaccando il nulla cosmico che ci circondava in precedenza -Un po' con tutto, credo- aggiungo, tossicchiando per schiarirmi la gola.

Anjelica non dice niente e per certi versi prendo l'occasione al volo per spiegare, anche perché sono più che sicuro che con solo queste frasi il discorso non abbia tipo niente di comprensibile.

-Dovremmo smetterla di andare contro agli altri e trattarli come nemici, di vederci ed atteggiarci come una cosa totalmente a parte, di discutere con loro, perfino.- una pausa, sempre una mancanza di risposta plateale, che per un attimo mi fa chiedere se la castana mi stia davvero ad ascoltare, tanto da alzare lo sguardo, trovandolo sempre lì, a fissarmi.

-Dovremmo piuttosto scusarci... E fare qualcosa per rimediare. Non ci siamo comportati bene... Né io, né te. E non ho più voglia di sentirmi male o in colpa per delle cose che io stesso potrei evitare di farmi fare, se soltanto avessi maggiore capacità di controllo e fossi meno cieco verso ciò che mi circonda.-

Questa parte del discorso mi è uscita quasi in maniera facile, nonostante tutto. Forse un po' è perché stavo scaricando cose che effettivamente voglio sul serio, forse perché appunto lei non ha parlato e mi ha lasciato procedere senza commenti. Non ne sono certo, ma sinceramente non mi importa.

La parte finale del discorso è quella che sicuramente mi uscirà in maniera più difficile, perché appunto, l'egoismo vorrebbe bloccarla lì, tra gola e lingua, per poi magari inghiottirla come se niente fosse. Ma non lo faccio, difatti riprendo a parlare ancora prima di darmi l'occasione di trattenerla.

-Dobbiamo smettere anche di stare insieme.- dico, tutto in un fiato, stringendo i denti subito dopo -Proprio perché, in un modo o nell'altro, stare con te mi acceca e mi rende instabile, tanto da non capire più che cosa io stia provando o facendo, penso che dovremmo bloccare questa relazione. -

L'espressione di Anjelica non tradisce emozione alcuna, sembra quasi non battere neppure le ciglia a tratti, ha uno sguardo così illeggibile che per certi versi mi da fastidio. Sembra che nulla la stia toccando.

-Ma non è poi... solo per questo- mi ritrovo a sputare fuori, quasi d'istinto, neanche l'assistere a quell'espressione mi avesse dato una spinta - È anche perché penso che non vorrei stare con qualcuno che rende il mio dolore una cosa facilmente sorpassabile. Che sostiene sia semplicemente una faccenda da scacciare come si fa con un insetto. Non voglio stare con qualcuno che non accetta il mio stare male, che lo guarda dall'alto in basso, quando io sarei più che disposto ad andare in capo al mondo proprio per questo motivo, nel confronto di qualcuno a cui tengo. E posso essere un cretino, uno stronzo, un tipo aggressivo e difficilmente controllabile, una testa di cazzo addirittura... Però almeno so che nelle fondamenta di una relazione, tenere conto di ciò che l'altro prova sia una cosa più che necessaria. E mi sembra che tu sia troppo concentrata sui tuoi per fare anche solo caso a quelli altrui...-

-Hai finito?- mi interrompe bruscamente, spostandosi leggermente, lasciando scorrere il braccio lungo il fianco, mentre con lo sguardo, quasi a confermare le mie ultime parole, va a guardarsi le unghie -Mi stai annoiando con le tue stronzate, sul serio.-

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Sì, dopo secoli, vi aggiorno. Posso piangere ;)
Oggi mi sono messa davanti al cellulare e mi sono detta: ora la pianti. La pianti di startene davanti ad una pagina vuota di word e scrivi, Porca diavola.
Ebbene, il capitolo che per mesi mi torturava perché volevo buttarlo giù, ma non riuscivo, è finalmente pubblico.
Se mi si cancella, mi getto dalla finestra, giuro.
Anyway. L'immagine lì sopra. A chi apparterrà? Uhuh
È palese, ma ok.

Spero di pubblicare il prossimo il prima possibile, pyango.

Ventiquattr'ore 2- SinsWhere stories live. Discover now