Capitolo 74- Rosa Pelle

26 9 8
                                    

Passa un bel po' di tempo, anche troppo per i miei gusti, prima che finalmente la porta decida di aprirsi una volta per tutte, permettendomi di scivolare fuori dalla irrimedialmente nauseante Stanza Zero

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Passa un bel po' di tempo, anche troppo per i miei gusti, prima che finalmente la porta decida di aprirsi una volta per tutte, permettendomi di scivolare fuori dalla irrimedialmente nauseante Stanza Zero.

Mi tremano le gambe a dismisura e mi sento debole come non mai... forse per il troppo e quasi incessante vomitare tra tutto lo sterco ed il sangue galleggiante, il quale sembrava volermi marchiare in eterno con la sua disgustosa presenza - e che mi fa sentire tuttora la gola secchissima ed un sapore disgustoso che mi immerge le papille gustative - , forse perché sono stata troppo in piedi - tanto che non mi meraviglierei se questi iniziassero a fumare di punto in bianco, pronti a prendere fuoco - o forse, ancora, è per la sensazione di soffocamento, derivata dal precedente tanfo, che mi fa girare la testa da paura, neppure fosse una trottola.

L'unica cosa che vorrei, in questo specifico momento, è mettermi sdraiata a dormire, ma mi rifiuto di stare così come sono - anche perché sarebbe altrettanto rivoltante per domani mattina se mi trovassi merda e sangue secco addosso - , quindi il mio primo passaggio, nella non troppo lunga lista di movimenti futuri, è quello di farmi una lunga, fresca - e più profumata possibile - doccia, così da scrollarmi di dosso tutto questo schifo che ho sotto e sopra la pelle... e che mi fa sentire ancora la bile in bocca, pronta ad essere rigettata da un momento all'altro.

Quando sono fuori da essa, non posso evitare di trovarmi a guardare ciò che mi circonda, sperando pienamente che non vi sia nessuno a rompermi le palle con i soliti atteggiamenti impossibili da mandare giù - eccetto magari lo schiavetto. Perché se si degnasse ad aiutarmi, allora, forse potrei perdonarlo dall'atteggiamento ridicolo e dagli stupidi sensi di colpa nei confronti di quella sottospecie di branco privo di cervello che, beh, ha avuto tra ieri e stamattina. E no. Decisamente non voglio farmi vedere dall'albino in questa maniera. Sarebbe vergognoso da paura e ne farei davvero, davvero a meno. Insomma, apprezzo le sue occhiate gelide, per non dire che spasmo per esse, ma... Questa situazione è diversa, perché non sono al massimo della mia bellezza e perché sono esausta, sia psicologicamente che fisicamente - .

La sfortuna vuole - figuriamoci che andasse diversamente ! - che nel salotto ci siano tutti, o almeno, tutti eccetto il biondino sfigato e l'occhialuta di merda... E che l'intenso   e freddissimo indaco sia proprio quello che, nolente o volente, mi cade addosso per primo, quasi sezionandomi viva soltanto con esso, facendomi sentire più in imbarazzo di quanto mi sia mai sentita in tutta la mia vita, probabilmente.

Il secondo sguardo che mi si posa addosso è quello di Dylan: mi osservano con plateale confusione, forse chiedendosi cosa cavolo mi sia successo, non facendo mosse che dimostrino il suo voler avvicinarsi, comunque.

Mi rifiuto categoricamente di dare un qualsiasi tipo di risposta ad alta voce, almeno in mezzo al gregge - magari dopo, da soli, potrei accettare delle sue scuse, rigirarmelo un po' e farmele sfuggire un po' così - ... E mi avvio in fretta e furia verso le docce, negando a me stessa anche solo la più piccola possibilità di notare gli sguardi degli altri - che, fanculo, non mi interessano. Possono andare tutti al diavolo, dalla prima all'ultimo... E non me ne frega niente se si faranno qualche ipocrita ed idiota risata. Si gaurdassero loro, non arrivano ad essere degni di me neanche con una spanna - .

All'entrare nel bagno, noto già come abbiano posato dei vestiti di ricambio affianco alla porta, vestiti praticamente identici a quelli che sto portando in questo preciso momento e mi chiedo all'istante chi diavolo ce li abbia portati, ma soprattutto se ci sia un altro buco riquadrato nel muro anche nel soffitto di questo bagno.

Mi spoglio con estrema foga, prendendo uno dei reparti con più velocità che mi è possibile - anche se in questo momento è abbastanza scarsa, contando quanto le mie gambe stiano davvero chiedendo pietà, quanto mi stiano letteralmente pregando di essere lasciate in pace - e cacciandomi sotto la doccia come se dovessi prendere ossigeno, aprendo il getto dell'acqua.

È fredda, così fredda da strapparmi un vero e proprio brivido lungo la pelle nuda - ricoperta soltanto dalla vomitevole patina, la quale decisamente non si può definire un vestiario, fa schifo anche solo pensare che possa diventarlo, in un modo o nell'altro - ma era ed è proprio come la voglio, anche perché sia sterco che liquido vitale sono così caldi che non ho bisogno di ennesimo calore da cui essere infastidita e rivoltata - a meno che non sia un calore da sesso. In quel caso sarebbe decisamente molto diverso. Ma comunque, seppur parzialmente ne abbia quasi voglia perfino, preferisco la doccia a bassa temperatura, per il momento -.

Lo sporco sparisce dalle mie carni dopo una serie ripetitiva di strofinare che a tratti sembrava non finire più - attimi in cui sono arrivata effettivamente a chiedermi se sarei rimasta così in eterno. Ed in quel caso, Cristo, avrei fatto cadere tutti i fottutissimi santi del creato a forza di imprecazioni ed insulti coloriti - ma il puro e morbido, delicato candore fa la sua apparizione alla fine... e non credo di aver mai amato così tanto il color rosa pelle - preferisco ancora il rosso ed il rosa aragosta, ma questo non cambia niente - .

Una volta dopo aver pulito alla massima possibilità anche i miei capelli, esco dalla doccia a passo attento, riuscendo ad evitare di scivolare e quindi di cadere, cambiandomi prima con i nuovi abiti e poi gettando i vecchi nel cestino della spazzatura che se ne sta nell'angolo del bagno, alla mia destra.

Una volta fatto, torno a lavarmi le mani per sicurezza, azzerando i germi che hanno nuovamente approdato sulle mie dita al contatto - seppur lieve e di breve durata, anche perché me ne sono assicurata - dei miei polpastrelli e del bordo delle maniche dei miei ex vestiti, una smorfia disgustata che ancora mi stravolge il volto.

Non credo che quest'espressione se ne andrà via molto facilmente dal mio volto, almeno per oggi. Ma proprio no. Figuriamoci.

E forse nemmeno domani. O magari sì. Dipende da chi viene scelto dalla Ruota.

Segretamente spero Oliver o Stephanie. O entrambi. Renderebbe tutto più facile.

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.
Ventiquattr'ore 2- SinsWhere stories live. Discover now