Capitolo 39- Autocontrollo

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Fa male

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Fa male.

Tutto fa estremamente male.

La schiena, piegata come non mai : sento pezzi che si staccano dal masso e che inesorabilmente mi graffiano la pelle, strappando i miei stessi vestiti per andare ad infiltrarsi e colpirmi tra le scapole, tanto che vorrei limitare i miei movimenti per bloccare la rottura della grossa pietra che mi domina e cerca di farmi collassare , ma non posso.

Le mie gambe, tremanti, sono sul punto di spezzarsi come stuzzicadenti : sembrano quasi urlare per pietà mentre sento i carboni ardenti sotto i piedi che mi mangiano la carne, poiché le scarpe sembrano essersi volatilizzate nel nulla, facendomi gemere di dolore ad ogni passo. In teoria, il dolore è così forte che non si dovrebbe nemmeno sentire, ma il mio cervello lo percepisce comunque.

Non ho potuto fare pause ed è da ore che mi sembra di girare in tondo, in quello che sembra un vero e proprio paesaggio di inferno, con il suolo rosso come lo stesso sangue che schizza dalla mia pelle ed il cielo di un rivoltante viola misto a grigio, che sinceramente più lo fisso e più mi da la nausea, seppur per certi versi sia meglio di tutto il resto .

L'unica cosa che scandisce il percorso è la sberla che mi arriva dritta dritta in faccia ed il dolore ai capelli che vengono tirati fino al punto che pare quasi mi si strappino, il tutto ovviamente se mi fermo, la prima data dall'aria stessa che pare compattarsi e schiantarsi contro le mie guance, la seconda non lo so. Sono mani, ma io non vedo nessuno davanti a me, quindi ipotizzo che sia un ennesimo effetto di questo videogioco malato .

Ho perso il conto di tutte le volte in cui sono anche solo scivolato rovinosamente a terra, urlando - Sì, urlando, non più solo facendo suoni soffocati, poiché era mille volte peggio delle sofferenze già provate, perfino con quella della piastrina - quando l'ardente fiamma che già sembra avvolgermi i piedi mi sfiora il ventre, le braccia ed il petto, andando nuovamente a divorarmi, facendomi tremare e vedere la mia stessa vista saltare per una serie di secondi - tutto che mi fa alzare ancora ovviamente, seppur con una fatica smisurata per via del masso.

Lacrime mi scorrono per le gote, o più che altro, scorrevano: si sono seccate su di esse, lasciandomi una sensazione di secchezza sul volto, di fastidio, già forte per tutti gli schiaffi ricevuti... E piangendo ancora esse le fanno bruciare, per questo ho fatto la scelta di respingerle, di intrappolarle tra le mie stesse palpebre pur di non aggiungere un ennesima tortura a quelle che già sto subendo.

E la mia mente, in precedenza sempre stata in movimento per qualsiasi cosa, qualsiasi ipotesi o idea disparata che guizza in essa e ci si aggrappa duramente, portandomi a tentare di approfondire e dettagliare, tanto che subito schizzo in altre fasi del pensiero, bhe... La mia mente sembra essersi quasi spenta.

L'unica cosa che riesco a pensare è il dolore, dei costante "Fa male" che si ripetono senza darmi tregua.

In teoria, non pensare allo stare male dovrebbe dare una mano a non sentirlo, ma come faccio se questa sofferenza è l'unica cosa che il mio cervello partorisce, gettandomelo addosso anche più pesante di quanto il peso della pietra non lo sia già?

Un altro pezzo del masso si stacca e va a colpirmi di nuovo ed il mio procedere sembra quasi essere sconfitto da un momento in cui la mia gamba slitta per colpa del mio stesso sangue, portandomi a trattenere il fiato mentre tento disperato di mantenere l'equilibrio per non cadere ancora.

Ho successo, ma non ne sono soddisfatto, non provo neppure un po' di sollievo... non fino a che i miei occhi cadono sulla piastrina, facendomi serrare i denti al punto tale che mi viene da chiedermi se si spaccheranno.

"Sono stato io a scegliere, va bene così. Va benissimo così. Non mi distruggerete, bastardi" penso, alzando lo sguardo e guardando di nuovo il cielo, riuscendo quasi ad ignorare lo schiaffo che mi arriva, riprendendo il cammino, col battito cardiaco che procede ferocemente contro la mia cassa toracica, quasi volesse scivolare al di fuori di esso una volta per tutte.

E dunque cammino ancora, provando ad ignorare con più determinazione possibile l'acido in fondo alla mia gola, sentendo comunque la tortura che continua ad essere esibita dal mio cervello, ancora ed ancora, quasi fosse un trofeo, quando è tutto il contrario.

È nettamente tutto il contrario : non sono il tipo di persona che apprezza il sadomaso, anzi, mi chiedo come si possa trovare piacere nel dolore... Cosa che, la mia testa me lo dice in automatico, esclude il fatto che io sia sicuramente Accidia.

Gemo ancora al sentire come se la palma del mio piede sinistro venisse attraversata da una serie di lame particolarmente dolorose all'appoggiarlo.

Il mio respiro si fa affrettato, poi rallenta, due processi di totale autocontrollo che sembrano essere inscritti nella mia testa, una base principale di rifiuto all'agitazione che mi viene rimandata a ripetizione tra i pensieri una volta ogni tanto, principalmente quando lo stress sembra voler prendere il sopravvento e capovolgermi, più o meno come si girerebbe un abito nel toglierlo e rimetterlo addosso.

Sento l'oblio che vuole afferrarmi, la mente che vuole spegnersi per non percepire più la sofferenza che afferrano i miei sensi tattili e psicologici.

Però so che se svengo, cadrò sul bollente di nuovo... E finirò con il bruciare in definitivo, con il morire.

Già la scottatura che dimora su entrambi i miei piedi non so di che grado sia, probabilmente molto alto, perché sanguinano tremendamente e a tratti ho la sensazione che, dopo che tutto questo sarà finito, non riuscirò a mettermi in piedi per un bel po' senza fare versi o sentire il respiro interrompersi al di sotto delle conseguenze alla tortura.

Posso solo sperare, guardare in alto e sperare che tutto si concluda, di veder riapparire la porta e di passarla, con la schiena che patisce ancora una volta il graffio della pietra che mi fa tremare come una foglia, scosso da sussulti.

Sembra una benedizione quando l'uscita appare davvero, comparendo davanti al mio sguardo, tanto che mi ci butto addosso di tonfo, percependo il masso sgretolarsi totalmente, diventando poi polvere nell'aria.

Ventiquattr'ore 2- SinsWhere stories live. Discover now