Capitolo 132- Controllo

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La grotta é scura quasi come lo è fuori

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La grotta é scura quasi come lo è fuori... Però vi è meno caldo. Non di tanto, ma abbastanza per non sentire come se stessi bollendo vivo.

Ho la pelle leggermente arrossata in certi punti, ma è nulla a paragone della pelle chiara di Valentine. Le guance sono passate da bianco latte —non contando le parti in cui ha i lividi— a un rosso ciliegia.

Si lascia manovrare a terra con un che di anormalmente arrendevole, come se fosse una bambola. I suoi occhi vitrei e persi potrebbero essere una piccola motivazione di tale improvviso atteggiamento.

Lo appoggio sulla roccia il più delicatamente possibile, cercando di non fargli sentire dolore a causa del contatto. I suoi vestiti fanno un po' da cuscino, ma non so quanto lo facciano in maniera effettiva. E non ho cuscini o comunque qualsiasi cosa per attituire. Ho la mia felpa —che voglio togliermi di dosso il prima possibile—ma è così zuppa di sudore che lui probabilmente finirebbe solo con il ritrovarsi in un mare di sudore.

"Sudore e bende non sono una buona combinazione, quindi probabilmente dovrei togliere anche la sua felpa, ma se lo facessi si ritroverebbe con la schiena fasciata contro la roccia?"

Non sembra ruvida, ma non sembra neanche il massimo.

Però, sì, sudore e bende non sono una buona combinazione.

Scuoto la testa, mordendo il mio stesso labbro inferiore. Parto togliendo la mia felpa e gettandola a terra, affianco ai miei piedi.

Un lieve suono strano attira la mia attenzione, ma non vi è nulla. Nulla che si muova. Nulla che urli pericolo. Solo roccia, terra nera e noi due.

Scuoto la testa e cerco di capire se togliere anche la sua, di felpa.

Con il che nasce dopo qualche attimo di rimuginamento frettoloso, la domanda del come farlo sale su.

"Bella domanda." penso, vedendo come lui appaia quasi privo di sensi. Tiene le palpebre aperte a malapena e ogni volta che stanno per cadere definitivamente si rialzano di scatto e lui torna a mostrare un accenno di lucidità, per quanto questa poi si dimostri breve.

Quasi d'istinto, senza rispondere alla mia stessa domanda mentale, finisco con il portare una mano alla sua fronte.

Lui scotta. Scotta così tanto che se qualcuno gli mettesse un uovo sulla fronte, probabilmente si cuocerebbe senza metterci neanche tanto.

Ma non so se la sua temperatura elevata sia solo dovuta al calore nato dal posto o se sia un misto tra esso e una febbre sviluppata a causa dei bassi anticorpi, i quali sono già stremati dal dover lavorare per chiudere un po' alla volta tutte le ferite.

Aggrotto la fronte.

"Se é la seconda... Se é davvero la seconda opzione..."

Non riesco a completare il mio stesso pensiero. No. Lo caccio via, scuotendo la testa. E torno sul da farsi.

Felpa. Da togliere.

Devo tirarlo su a sedere. Devo fare in modo che rimanga seduto nel mentre che rimuovo la stoffa. Controllare che le bende siano ben allacciate. Tornare a metterlo giù. Passare a controllare le gambe, anche se i pantaloni sembrano leggermente meno umidi.

Okay. Possibile. Credo.

Mi metto di nuovo il più vicino a lui possibile. E il movimento attira la sua attenzione a pieno, siccome è in uno dei brevi momenti di vera lucidità prima che si ritrovi a lottare contro sé stesso per rimanere sveglio.

-Riesci a metterti a sedere?- gli chiedo come prima cosa, anche se credo di sapere la risposta.

I suoi occhi indaco mi fissano con dell'ovvia iniziale confusione, ma non fa domande. Anzi, cerca di annuire comunque. La fatica che fa anche solo per un movimento così piccolo dice un no a gran voce.

Prima che anche solo si azzardi a tentare sul serio a mettersi a sedere da solo, lascio scorrere il braccio sulle sue spalle e lentamente —nel mentre che lui si fa sfuggire un suono incomprensibile— lo tiro su.

Lo faccio appoggiare alla mia spalla di nuovo, una mano che continua a rimanere in direzione del suo collo per essere sicuro che non scivoli all'indietro —che si faccia molto, molto male—  e l'altra che si impegna per tirare su la maglia viola, completamente fradicia.

La faccio salire. E alle maniche... Alle maniche non so più che fare. Togliere la felpa fino a qui è stato abbastanza facile... Ma ora?

Devo tenerlo su e rimuovere il resto della maglia.

"A meno che io non lo riappoggi e tolga il resto da giù?... Ma poi si bloccherebbe la parte del collo sotto e non si rimuoverebbe affatto?"

Guardo l'albino, la mia fronte che si aggrotta ancora di più. Osservo le garze che coprono le ferite sulla schiena e i punti di essa che ne sono privi. Le strisce di rosa pallido libere da bende sono piccole, quasi inesistenti.

"Ma facendolo inclinare in avanti così che il suo peso sia addosso a me e mettendo la mano su un fianco e il resto del braccio ad arco, permettendo ad una parte di esso di toccare solo l'altro fianco... Forse..."

Ci provo. E, seppur in una maniera che potrebbe essere vista —da me, da chiunque, davvero— come abbastanza imbarazzante, il suo volto finisce con il posarsi nell'incavo del mio collo, la schiena leggermente incurvata. Posso percepire il suo respiro sulla pelle, più rapido di come dovrebbe essere.

Una nuova scintilla di preoccupazione va a unirsi a quella già presente, la quale viene di nuovo spintonata via per cercare di continuare il lavoro, sempre cauto.

Vado a circondarlo con il braccio senza sfiorare minimamente il bendaggio e riprendo a tirare la stoffa.

Tiro soprattutto il cappuccio, così che alla fine rimangano solo le braccia. E senza fargliele alzare, lascio che le maniche e tutto il resto scivolino giù, lasciandolo totalmente libero dalla maglia in tutto e per tutto.

La appoggio contro la parete rocciosa e fatto ciò, lo faccio tornare nella posizione originale.

Il mio sguardo inizia a vagare sulle bende, le quali sono decisamente più umide di come dovrebbero, ma non hanno ceduto. Non si sono spaccate.

Cerco di non pensare che, anche se lo avessero fatto, non ci sarebbe stato nulla da fare a riguardo.

Passo a rimuovere, sempre delicatamente, ma un pochino più rapidamente i pantaloni, così da sapere in che stato sono quelle attorno alle sue gambe... Fortunatamente, sono meno umide di quelle sopra.

Con un ultimo controllo generale —controllo temperatura fronte compresa— mi ritrovo a guardare leggermente più avanti nella grotta, sperando di trovarci dell'acqua. Sia per bere, sia per magari usarla per rinfrescarlo almeno un po'. Forse fare degli impacchi di acqua fredda potrebbe aiutarlo, ma non ho nulla che possa usare per fargliene un paio.

:)Questo capitolo è stato meno difficile da scrivere

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:)
Questo capitolo è stato meno difficile da scrivere.

Ventiquattr'ore 2- SinsWhere stories live. Discover now