Capitolo 27- Forse

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Anjelica esce dal salotto, parecchio frustrata, sentendo il desiderio di mollare un calcio a qualcosa, ma fermandosi, preferendo andare ad assaltare i suoi stessi capelli, serrando i pugni al punto tale che si fa quasi sanguinare i palmi.

Detesta questa situazione, che semplicemente le porta la nausea perché lei non crede di essere in un gioco e mai ci crederà, anche perché è più che sicura sia impossibile e non accetta affatto la possibilità in un secondo verso.

Anjelica detesta questi stupidi giochi che sembrano fatti solo per annoiarla e farle perdere tempo in cui magari potrebbe tentare di fuggire, pur non sapendo ancora come fare per via delle porte chiuse. Forse proverebbe a sfondarle, qualsiasi cosa pur di evitare cazzate come quelle che forniscono a bizzeffe i rapitori, chiunque essi siano.

Detesta trovarsi in mezzo a persone come quelle lì, una più snervante dell'altra nel loro atteggiamento ottuso, a cui si è già scocciata di fare finti sorrisini e finta gentilezza per tenerli buoni... Tutti le stanno su, in pratica, tutti escluso uno ovviamente, anche se non lo mostrerà mai per davvero.

Perché se lo facesse, se dimostrasse a pieno le sue attenzioni, sarebbe sicuramente preda dei suoi atteggiamenti, divorata dalla sua gelidità nei suoi confronti, una gelidità che però apprezza da impazzire, forse per via della sua serietà, forse perché per certi versi è una masochista dentro quando si tratta di irrimediabile attrazione, lo sente in ogni particella del suo DNA.

Sa di essere sempre stata brava a giocare con le emozioni altrui nei suoi confronti, per certi versi, lo sa dal momento in cui ha visualizzato Dylan che la osservava come un cagnolino in calore, sa che è brava a metterle sotto scacco per poi giocarci come si fa con le bambole, ma con i propri...

Con le palpitazioni del suo battito cardiaco, con ciò che nasce davvero da lei... non ha mai imparato a comportarsi, a quanto sembra... Per questo non sa come reagire quando si trova a fronteggiare lui.

Lui con quel che di estremamente derisorio che la fa fremere, che quando inclina il capo e la fissa freddamente, rimbeccandola dove trova opportuno, le fa accelerare il battito a dismisura.

Lui che ha un intelligenza tale da quasi sedurla, perché ciò che dice, ciò che fa, che anche solo sembra pensare a mille mondi di distanza la rende tale da essere un vero e proprio disastro nella mente.

Ed è un problema, un grande, per non dire enorme, problema... Non vuole farsi sottomettere così facilmente, non vuole ma allo stesso tempo lo desidera, risultando così incoerente da fare perfino paura a sé stessa.

E soprattutto, non vorrebbe che lui fosse circondato da quei due, uno che spara cazzate, l'altra che le ascolta, macchiando la sua intelligenza preziosa, impedendogli molto probabilmente di formulare tesi migliori.

"Stringere amicizie fa male a tutti, bisognerebbe dividere le persone che si vogliono bene o non vedranno più lucidamente! Dovrebbe essere isolato, dovrebbe essere diviso da chiunque..."

-Anjelica - la chiama Dylan, afferrandole la mano, facendola sussultare tra i suoi pensieri, al punto tale che si paralizza, il volto ancora diretto davanti a sé.

Ruota gli occhi, innervosita dall'ovvia cotta che il corvino si è preso per lei, costringendosi a cambiare la sua espressione prima di girarsi, riuscendo a mantenere gli occhi aperti senza battere le palpebre al punto tale che iniziano da loro a diventare lucidi.

Va ad incrociare lo sguardo del corvino, sentendo i suoi occhi oro che la scrutano e che si spalancano a vedere le 'lacrime' che iniziano ad uscire.

Anjelica finge un singhiozzo, proprio come finge di dimenarsi dalla presa del ragazzo, cercando di sembrare il più convincente possibile, sapendo di riuscirci quando la stretta sul suo braccio diventa ancora più serrata, al punto tale che potrebbe farle anche male.

-Lasciami- dice, gemendo appena, tornando a voltare la testa e asciugandosi la faccia con la mano libera - Ho detto lasciami!-

-No. Anjelica... Non ti mollo qui! Perché diamine dovrei?-

Dylan le afferra anche il secondo braccio e la attira a sé.

La abbraccia, perfino.

"Così... patetico..." pensa, continuando a falsificare i suoi fremiti, a fingere le sue lacrime una per una, sapendo benissimo dell'effetto che da all'altro, difatti può sentire le mani del ragazzo che le accarezzano la schiena con gentilezza.

-Sono stanca di tutto questo- balbetta, aggrappandosi un po' di più alla felpa nera del corvino, tirando su col naso e tremando ancora - Voglio riavere i miei ricordi, voglio tornare a casa...! Non ne posso più di stare in questo schifo di posto, io... Non ce la faccio. -

Questo è decisamente vero.

È una delle uniche cose interamente vere che abbia mai detto da quando è lì... E che non ha secondi significati.

Anjelica finge di continuare a piangere, finge di rilassarsi dopo un po', proprio come finge di lasciarsi andare, sempre in quell'abbraccio che apprezza fino a metà strada.

Forse se gioca ancora un po' con lui, riuscirà a ricavare qualcosa...

Forse...

-Grazie- asserisce a basso tono, staccandosi da lui e fingendosi imbarazzata - Mi sono comportata da schifo, scusami -

-Fa nulla. Lo capisco, davvero. È tutto okay, adesso?- domanda.

"È dolce. Troppo dolce... Ed ingenuo. Quasi mi fa sentire in colpa. Quasi. "

Annuisce, strofinandosi le mani sul volto, irritandosi gli occhi di completo volere, venendo fermata, proprio come vuole, sentendo la sua presa attorno ai polsi.

-Ehi, non farlo. Altrimenti poi diventano tutti rossi ed inizieranno a bruciare parecchio -

-Scusa-

-Non scusarti-

I loro volti sono estremamente vicini.

Sa che deve fare una mossa, qualcosa per legarlo al suo volere ancora di più.

E quindi si avvicina un po', un pochino, abbastanza da stuzzicarlo, da invitarlo a fare la stessa cosa.

Lo vede arrossire un poco, lo vede guardarla con estrema attenzione, studiando il contorno nelle sue labbra.

E lascia che la baci, sfiorandole le spalle ed immergendo le mani tra i suoi capelli, proprio come voleva che facesse, proprio come sapeva benissimo che avrebbe fatto, perché una tale vicinanza non chiedeva altro che quello, soprattutto quando si parla di un innamorato .

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