Capitolo 86- Temperature

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I dieci scivolano silenziosamente nella stanza della porta, laddove avrebbero dovuto esserci anche i materassi a terra, ma non ci sono più.

Sono spariti nel nulla, sostituiti da cinque ascensori numerati di dimensioni assolutamente claustrofobiche che, come i due che erano stati presenti nel primo giorno, sono interamente trasparenti.

Si aprono tintinnando tutti all'unisono, quasi in coro, obbligando le coppie ad entrare, una persona dopo l'altra, alcuni più lentamente, i rimanenti quasi a passo svelto per togliersi di dosso la sensazione di oppressione che li immerge.

Eccetto per il suono lieve dei piccoli mezzi rettangolari, il quale provoca un altrettanto lieve eco, nella stanza vi è un silenzio mortuario, esattamente come nel primo giorno.

Il rumore è più che altro nelle teste della maggior parte di loro, tormentate di domande che si susseguono a raffica mentre a tratti si guardano con nervosismo, lanciando occhiate come per imprimere e bloccare la situazione.

Uno sguardo molto particolare viene lanciato tra Stephanie e Dylan, il nero che sfiora l'oro con qualcosa che sa di avvertimento, un avvertimento che non ha assolutamente bisogno di parole per essere espresso.

Un altro sguardo altrettanto particolare passa tra Bethany ed Oliver, i due che si mandando un mezzo sorriso tirato e qualcosa nei volti di entrambi sembra dire 'in bocca al lupo' e qualcos'altro ancora che risulta come un insieme di emozioni che si susseguono e si accavallano tra di loro.

Una volta che tutte le cinque coppie sono dentro, gli ascensori si chiudono dietro di loro con un suono secco, l'attesa che si spezza drasticamente quando, praticamente all'istante, gli strumenti di avviano, iniziando a scendere piano, venendo inesorabilmente inghiottiti dal suolo.

Nervosismo divora lo stomaco di Mob mentre si costringe ad ignorare la sua momentanea compagna di squadra ed il palese disprezzo che gli sta rifilando addosso ripetutamente, ritrovandosi a fissare lo sguardo su una parte imprecisata del metallo alla sua sinistra, la quale è lievemente rovinata da tracce di ruggine che lo macchiano.

Vorrebbe fortemente poter sostituire la castana dagli occhi celesti con qualcun altro, qualsiasi altra persona, ma sinceramente non augurerebbe a nessuno di trovarsi quella affianco, per... Cosa, poi? L'obiettivo decisamente non è chiaro, non è stato specificato, sono solo state realizzate delle coppie ed è stato ceduto un numero, niente di più di questo, niente di meno... Ed è abbastanza preoccupante come fatto, soprattutto perché in genere almeno una traccia la hanno sempre avuta; un esempio è il Laser Game, dove oltre al materiale era comparsa proprio la scritta che li avvertiva di ciò a cui si sarebbero trovati a far fronte.

In un certo senso desidererebbe avere più informazioni, così da potersi preparare, da essere psicologicamente ferrato sugli avvenimenti a cui si troverà a partecipare, forse più o forse meno in breve, sicuramente questo accadrà quando l'ascensore smetterà di muoversi di colpo e tremerà tutto come se questo fosse afferrato da un terremoto, permettendo così la loro uscita.

E quindi Mob fissa, fissa quella macchia scura nel metallo, cercando di non fare caso allo stomaco che gli si stringe su sé stesso come un serpente che si avvolge e nasconde nelle sue stesse spire.

Prova a non tener conto del pericolo e del freddo bestiale che gli attraversa le vene, peggiorando di secondo in secondo, strappandogli ossigeno bianco dalle labbra e facendogli sentire il naso completamente congelato, un po' come i suoi stessi arti, ma questo è ancora più palese rispetto alle altre parti del suo corpo.

Nell'ascensore quattro, con Oliver e Lennox in esso, la temperatura invece pare essere tornata più o meno nella norma, tanto che nessuno dei due ragazzi accenna fremiti, neppure di un poco, anzi.

Potrebbero perfino pensare che il gelo che hanno subito in precedenza sia stato soltanto un sogno ad occhi aperti, ma da come le loro mani sembrano bruciare mentre il loro calore corporeo si innalza, sono entrambi piuttosto certi del realismo generale, sia quello di prima, sia quello di quel preciso momento.

Il torpore che è nell'aria risulta piacevole a dir poco per i due, tanto che a tratti Oliver socchiude gli occhi, neanche si ritrovasse a gustare una cioccolata calda davanti ad un camino dopo aver camminato nella neve, mentre Lennox è appoggiato di peso alla superficie di vetro, sospirando lievemente nel suo aver cacciato le mani dentro alle stesse maniche della felpa verde scuro che indossa.

I due tacciono e non si guardano quasi se non per lanciarsi occhiate rapide che vanno poi a sparire in immediato, quasi sperando che il viaggio in ascensore non si fermi, poiché, se ciò accadesse, il lieve calore potrebbe sparire nel sulla e lascarli nelle agghiaccianti interperie ancora una volta.

La stessa situazione dell'ascensore quattro è trovabile più o meno anche nella tre - laddove è sparito il gelo, ma vi è piuttosto qualcosa di umido nell'aria - e nella cinque - dove Irvin e Beth non hanno proprio né accenni di bassa, né di alta temperatura -.

Per Dylan e Valentine, invece, la bilancia del calore sta drammaticamente dal lato opposto: l'albino, ben coricato sulla schiena del corvino, sente uno strano affanno togliergli il fiato, poiché l'ossigeno è faticoso sia da prendere, sia da gettate fuori, tutto a causa dell'opprimente afa che è sopraggiunta, cedendogli gradi su gradi senza nemmeno procedere man mano.

Il ragazzo dagli occhi indaco sente già la fronte bagnata di sudore, un po' come lo sono le bende che gli circondano le ferite e che, sinceramente, non si meraviglierebbe se si sfaldassero.

L'altro, parlando di essere bagnati, non è da meno : la stoffa della maglia che indossa, almeno sulla schiena, è già zuppa, tanto che è più che sicuro che se provasse a toglierla e strizzarla ne uscirebbe una pozzanghera piuttosto grossa, una pozzanghera che comunque sparirebbe a velocità incredibile, tramutando in vapore in quattro e quattr'otto.

Quello che non cambia di gruppo in gruppo è sicuramente la mancanza totale di conversazione... E l'accendersi netto di paura ed insicurezza, di incertezza viva, quando la discesa si conclude e l'ascensore da cui si costringono ad uscire rivela un corto corridoio immerso nel buio ed un unica porta.

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