1

369 16 77
                                    

Erano trascorse ormai due settimane dal giorno della mia laurea. Una laurea in storia dell'arte, a pieni voti, e un prodotto rivoluzionario in testa.

Rinchiusa nel laboratorio di un museo rinomato dell'Inghilterra, stavo studiando un liquido chimico che avrebbe aiutato nel restauro di antichi gioielli, preservandone la loro integrità.

Un lavoro complicato, che però aveva conquistato il direttore del MNJM, acronimo di "Medieval National Jewel Museum", il quale non si fece scrupoli a propormi un posto di lavoro lo stesso giorno in cui mi era stata consegnata la pergamena.

Ovviamente per una neo laureata la proposta era allettante, così accettai.

Ed oggi, è il mio primo giorno, qui, in questo laboratorio, dove avrei dovuto conciliare le mie conoscenze chimiche e storiche per produrre l'elisir di lunga vita di tutti quei cimeli che testimoniavano una sopravvivenza lunga secoli.

Un solo passo falso, e li avrei fatti sparire sotto a i miei occhi.

Le cose non procedevano bene... Avevo di fronte a me campioni di vari metalli preziosi, tra i quali oro, rame, nonché pietre preziose. Facevo cadere piccolissime gocce di prodotto e ne analizzavo le reazioni chimiche. Purtroppo la maggior parte iniziavano a produrre fumi tossici sotto al mio naso, altri si corrodevano.

Ero stanca, sentivo gli occhi lacrimare per via dei fumi, nonostante i vari sistemi di filtraggio del laboratorio, i muscoli mi facevano sentire pesante.

Diedi un'occhiata all'orologio che avevo al polso. Erano già le dieci di sera. Come era potuto succedere? Il tempo era volato! Decisi che era arrivato il momento di deporre le armi e continuare la battaglia il giorno seguente.

Trascinai le mie gambe stanche fino all'attaccapanni all'ingresso. Raccolsi la mia borsa ed il mio cappotto, appendendo il camice bianco.

Uscii dal laboratorio sentendo le porte dondolare dietro di me come quelle di un saloon del far west, prima di fermarsi completamente. Le luci ormai erano spente e risplendevano solo i Led delle teche che contenevano cimeli appartenenti a famiglie reali del medioevo.

Bob, l'uomo della sicurezza, era seduto alla postazione dei monitor, con il cappello chinato sul viso, le gambe alzate sulla scrivania con le caviglie incrociate, e le braccia conserte sull'addome.

Russava già.

Cercai di fare piano, e muovermi come la pantera rosa, per arrivare all'uscita di servizio. Presi il badge che mi era stato dato all'inizio della giornata e lo passai sul lettore.

Le porte si aprirono, eppure qualcosa non andò come doveva, perché subito le sirene iniziarono a suonare, e Bob fu subito di fronte a me, con la pistola puntata contro.

<<No, No!>> dissi in preda allo sconforto <<sono mortificata! Non volevo svegliarla!>>

<<Chi sei?>> urlò Bob come se fossimo in un film d'azione. E in quel momento pensai che cosa buffa! Io so il suo nome ma lui no.

<<Sono Delilah Winfrey. Sono la ragazza che hanno assunto oggi. Lavoro nel laboratorio qui di dietro>> dissi indicando con l'indice le porte da cui ero uscita due minuti fa.

<<Mostrami il badge>> disse tenendo la pistola ancora puntata addosso a me. Glielo porsi, con le mani tremanti.

<<Mmh... Sei tu!>> fece un cenno di assenso con la testa, dopo avermi confrontata con la foto sul badge << Nessuno ti ha detto che bisogna informare la sicurezza quando si decide di rimanere fino a tardi?>> mi chiese riponendo la pistola nella sua fodera attaccata alla cintura.

<<Mi scusi, come le ho detto ho iniziato oggi, mi avevano accennato qualcosa, infatti so il suo nome, Bob, ma non pensavo che avrei tardato, così avevo deciso di non comunicare nulla>> dissi riponendo a mia volta il badge nella borsa.

<<D'accordo. Non preoccuparti, per le prossime volte però, avvisami. Se non do io l'ok dai monitor, le porte non si aprono, badge o non badge>> mi ammonì.

<<Sono mortificata per averla svegliata. Non ricapiterà più>> gli sorrisi.

<<Non è un problema, ora ti apro. E buona notte!>> disse scossando il capo mentre si dirigeva ai monitor e premeva qualcosa sulla tastiera. A quel punto, la superficie che richiedeva il badge divenne verde. Appoggiai nuovamente il badge sopra e la porta si aprì.

<<Buona notte Bob. Grazie e scusi ancora!>> lo salutai con un cenno della mano, mentre mi richiudevo la porta alle spalle.

Uscii così sul vicolo laterale al museo. L'aria era fredda e pungente, tipica aria dell'Inghilterra ad ottobre. Mi diressi verso il vicolo principale mentre mi stringevo nel mio cappotto.

Premetti il pulsante di apertura della mia auto che mi aspettava parcheggiata proprio dinnanzi a me. Un'audi TT coupé rossa fiammante, piccolo regalo concessomi dai miei genitori dopo l'arduo impegno di questi ultimi anni nel conseguire i miei titoli di studio.

Salii in auto e misi in moto. Guardai dallo specchietto retrovisore e vidi il direttore Kowalskii intento a stringere la mano ad un uomo completamente diverso da lui. Indossava una giacca di pelle dall'aspetto trasandato, pantaloni consumati, e degli stivali da biker. Aveva un tatuaggio che vedevo serpeggiare fuori dal colletto della giacca, salire sul collo e delineargli il profilo del volto. Il direttore a confronto era un uomo di tutt'altro aspetto, in giacca e cravatta e mocassini di pelle. I capelli neri tirati indietro dal gel ed estremamente curato in volto.

Mi sentii nel mezzo di qualcosa che non avrei dovuto vedere, e sobbalzai quando il direttore volse lo sguardo nella direzione della mia auto, con le luci dello stop che li illuminava come un riflettore, così scossi la testa, come per disincantarmi, inserii la prima marcia, e partii.

Nel tragitto mi accompagnavano le canzoni di Katy Perry, Lady Gaga, Justin Timberlake, e molti altri artisti pop della playlist del 2010, mi sa che ero rimasta un po' indietro in merito a gusti musicali.
Dopo circa un quarto d'ora, arrivai di fronte al vialetto di casa.

Spensi l'auto ed entrai dal cancellato laterale alla villa, sperando di fare più piano possibile per non svegliare i miei genitori. Fino a che non avessi guadagnato soldi a sufficienza per affittare un appartamento, i miei genitori avevano deciso di arredarmi la dependance nel giardino, dopo che rifiutai categoricamente un loro aiuto nell'acquisto di un attico in centro a Londra. 

Fin da piccola, nonostante i miei genitori avessero le disponibilità economiche, preferivo cavarmela da sola, e non dover chiedere niente a nessuno, pur consapevole che erano proprio le loro finanze ad avermi consentito di studiare nelle scuole e università più prestigiose dell'Inghilterra. 

Sentivo però che era arrivato il momento di un'indipendenza su tutti i fronti. Ho ventitré anni, e il desiderio di costruire finalmente la mia vita.

Inserisco la chiave nella toppa, giro la manopola sferica, che sento congelata, ed entro in quella che è la mia casa provvisoria. 

Accendo le luci, e lancio la borsa sul divano di fronte a me, sulla sinistra. Mi dirigo verso il frigorifero, oltrepassando l'isola in marmo, e stappo la bottiglia di vino rosso già iniziata. 

Mentre ne verso un goccio in un bicchiere, apro il computer e controllo le mail della giornata. 

Tra le tante, la più recente è quella da parte del direttore Kowalskii, il quale chiede a tutti i suoi dipendenti di presentarsi al museo un'ora prima, per discutere dell'imminente arrivo della collezione di gioielli del 1200, che sarebbe stata esposta per la prima volta durante l'inaugurazione della nuova ala dedicata al medioevo, tra una settimana. In fondo alla mail inoltre notai una piccola nota, rivolta al laboratorio, cioè io, chiedendo di velocizzare le tempistiche di sviluppo del prodotto, affinché l'esposizione dei gioielli possa essere ancor più d'effetto. 

<<Nessuna pressa direttore, non si preoccupi, è stato solo il mio primo giorno>> esalo sconfortata mentre alzo il bicchiere verso il monitor come per simulare un brindisi. 

Mi porto il bicchiere alla bocca e apro il blocco note per cercare di apportare le modifiche necessarie, seppur minime, alla formula iniziale del mio prodotto.


GOLDENWhere stories live. Discover now