La mattina seguente i nervi sono a fior di pelle. Non riesco a calmarmi. Nemmeno la doccia bollente mi ha aiutata.

Metto un tailleur semplice, e lascio i capelli sciolti.

Reuben ha già messo tutto in macchina la notte precedente.

Ora si va in scena.

Scendo al piano di sotto, Qu al mio fianco mi conforta <<Andrà tutto bene>> sussurra stringendomi la mano.

Il piano è semplice. Ripasso nella mia mente ogni fase. Prima cosa arriveremo, non le darò il bottino fino a che non avrò visto ogni singolo bambino uscire di lì. Dopo di che le lascerò prendere il tesoro, o meglio, quello che lo imita. Sono stata sveglia fino alle cinque per riprodurre ogni minimo segno di usura, cercando di riprodurlo il più fedele possibile.

L'esperta in campo sono io, non si accorgerà di nulla.

Gli uomini di Jude ci seguono a ruota con dei furgonati, per poter caricare più bambini possibili.

Arriviamo alle otto. L'orario che aveva stabilito lei.

Si fa trovare pronta, già all'esterno del castello con la sua scorta. Non saluta, non dice nulla. Semplicemente fa un cenno con il capo, per dire di seguirla.

Aggiriamo il perimetro, e proseguiamo fino al retro. Non ci fermiamo lì, continuiamo per un sentiero scosceso, che porta ad una steppa infinita di verde. In lontananza scorgo un capanno, che assomiglia un po' troppo a quello che mi ha descritto Jude.

Ci avviciniamo sempre di più, e ad ogni metro che percorro penso a come posso presentarmi a quei bambini, a cosa potrò dirgli per farli sentire al sicuro, per fargli sapere che è tutto finito, che ora ci sono io e che non gli accadrà più nulla di male.

Fuori c'è l'albero che mi ha raccontato Jude, quello dove ha visto l'Alicia bambina per la prima volta.

Il capanno è enorme, e al di fuori, nonostante siamo in aperta campagna, si sente un'aria molto più pesante. Tossica.

<<Andate e portateli fuori>> dice Alicia ad un suo uomo della sicurezza.

L'uomo annuisce ed apre una porta che sembra molto pesante.

<<Dov'è il mio bottino Winfrey?>> chiede poi senza nemmeno guardarmi, con i suoi soliti occhiali da sole a coprirle gli occhi.

<<In macchina>> rispondo atona.

<<Fallo portare qui>> ordina.

<<Prima i bambini>> ringhio.

<<Ci tieni proprio>> ghigna acida.

Il mio sangue ribolle di rabbia. 'Che lurida stronza!'

La mia attenzione viene subito catturata da una piccola bambina, avrà sei anni, con le codine disordinate, di capelli biondi, e due occhioni azzurri tristi.

Mi si stringe il cuore in una morsa. Vorrei piangere ma voglio che siano loro a piangere su di me. Hanno bisogno di chi li conforti e li ami.

Ha un vestitino consunto, e una mano che trema. Stringe gli occhi a due fessure. La luce le dà fastidio.

A poco a poco bambini e ragazzi di tutte le età escono da quel tugurio.

Sono davvero trecento. Li ho contati man mano che uscivano, per essere sicura che fossero tutti.

Con un cenno del capo, do ordine a Reuben, di comunicare agli altri di avvicinarsi con i furgonati, e di portare anche il bottino.

Poco dopo i furgonati emergono dal giardino, e si avvicinano a noi.

GOLDENWhere stories live. Discover now