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Lo guardo negli occhi per un tempo che sembra infinito, non so cosa dirgli, eppure le parole sfuggono al mio controllo.

<<Cosa siamo Jude?>>

Lui corruga la fronte come se non capisse perché gli piombi addosso una domanda così. Perciò mi affretto ad aggiungere <<Intendo, siamo una coppia? Come possiamo definirci? Posso essere gelosa? Come devo comportarmi?>> pigolo.

Jude

Lei è lì, davanti a me.

Sul volto ancora la maschera che ho scelto appositamente per lei, perchè non nascondesse quegli occhi meravigliosi che ha.

Come posso urlare che voglio che sia mia, e che io sia suo, quando non ho idea di cosa voglia dire amare una persona, per lo meno nel modo corretto. Quando lei non ha ancora idea del perché tutt'ora sia qui.

Ho sempre avuto bisogno di lei per secondi fini. Eppure ho scoperto che con lei respiro, che con lei sono una persona diversa, o almeno mi sento tale.

Tuttavia stasera ho anche visto cosa sono disposto a fare per raggiungere i miei scopi, e sono piuttosto sicuro che non sia normale né giusto. Ma a me non lo ha mai insegnato nessuno, perché in guerra come in amore tutto è lecito giusto?

Così rimango a guardarla, ammirando la sua bellezza, senza essere in grado di saperle dire cosa provo, senza essere in grado di ammettere che vorrei provare ad avere una relazione che non sia solo ed esclusivamente sesso.

Vorrei dire qualcosa che colmi il vuoto che ci circonda, ma le parole non escono, sono bloccate in gola.

Osservo il suo viso così armonioso, contorcersi in un'espressione di delusione, mista a disgusto poi con voce rotta da quello che penso diventerà presto un pianto dice <<Immaginavo. È bella la libertà che hanno le persone a cui non frega un cazzo dei sentimenti delle altre, è bello non avere un briciolo di cuore e riuscire ad usare tutti a piacimento, come delle marionette. E sai, mi stupisco di come una persona così fredda, calcolatrice, come te, possa battersi per una causa così onesta>> la sua voce è carica di rabbia, lo percepisco.

Ma quello che più mi fa male sono le sue parole. Perché io vorrei dirglielo, vorrei, ma la bocca si apre e non esce alcun suono.

E così la vedo allontanarsi da me urlandomi in lontananza <<Non ti avvicinare più a me>>.

<<Coglione. Sei un grandissimo coglione! Ecco cosa sei>> mi ringhio addosso.

Com'è possibile che io non sia in grado di fare una cosa simile, sono un bravo bugiardo, ho detto a tante donne che le amavo solo per portarmele a letto, o per fingere quanto meno che fossi anche io in grado di amare.

Allora perché a lei non riesco a dire quello che vuole sentire? Perché non riesco a dirle quello che vorrei dirle?

Incazzato con il mondo e con me stesso, la seguo sperando che almeno entri in villa.

La vedo fare passi pesanti, come se non ce la facesse più, e ad un certo punto crolla all'ingresso. Crolla in terra come un birillo, e scoppia a piangere.

Faccio per avvicinarmi, ma arriva Queenie che prontamente la soccorre come una vera amica.

Lei è già in pigiama, e subito capisco che almeno la loro notte è stata decisamente migliore della mia.

Con passi felpati entro in villa, e provo a seguire le ragazze.

Voglio capire cosa si dicono, voglio capire cosa pensa Delilah di me, ma soprattutto, cosa si aspetta, cosa vuole.

GOLDENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora