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Dopo essermi svegliata con i vestiti del giorno prima ancora addosso ed un mood decisamente negativo, non sapevo come sarebbe andata la giornata.

Il telefono mi segnala una notifica sulla mia mail, così decido di aprirla. Molto breve e concisa, da parte del team di restauro, sulla quale sono riportate le informazioni di quando arriverà il carico prezioso ed entro quando dovremo assolutamente finire.

A questa mail ne segue una del direttore il quale invita tutti noi alla serata di inaugurazione della nuova ala, chiedendo a tutti un abbigliamento formale da gala. Sbuffo.

La giornata lavorativa ha inizio. Le casse di legno che contengono i nostri cimeli sono state aperte da poco. Quando iniziamo a svuotarle non posso fare a meno di rimanere stupita da ciò che ho di fronte, e finalmente, dopo la nottata passata, posso dire che il mio umore è decisamente migliorato.

La stanza dei restauri è adiacente al laboratorio, molto grande e luminosa. Sembra il salone di Hogwarts da quanto è lunga, con l'unica differenza che è una stanza asettica, con pareti, soffitto e pavimento in linoleum bianco. Ognuno ha il proprio tavolo, su cui lavorano due persone.

Ad ognuno sono assegnati i primi gioielli, e questo sembra il momento del verdetto finale. Quasi sembra di sentire la musichetta da suspance in sottofondo.

Mitchell mi si avvicina. Vestito con una tuta bianca di cotone dalla testa a i piedi, come tutti noi, i suoi occhi ambrati sembrano spiccare come due gemme preziose.

<<Dei ragazzi, laureati in chimica tranquilla, hanno lavorato durante la prima mattinata per poter produrre l'acido nelle quantità sufficienti al nostro lavoro>> dice indicando i ragazzi che stanno portando nella sala i vari contenitori con le loro provette.

<<D'accordo>> faccio un cenno di assenso con il capo, mentre osservo i due ragazzi sistemare i contenitori sui tavoli ed andarsene.

<<Sei pronta a fare gli onori?>> mi chiede.

<<Più che pronta>> ammetto, con un sorriso che va da un orecchio all'altro.

<<Prego>> mi fa spazio, mentre mi porge l'acido.

Le mie mani tremano. Se qualcosa fosse andato storto, se quei ragazzi accidentalmente avessero sbagliato la composizione, ne avrei subito le conseguenze.

Cerco di farmi coraggio. Lascio cadere due gocce sul bellissimo calice che mi trovo di fronte.

Per la tensione di tutti, e il silenzio che ne consegue, si sente l'acido agire, frizzando come la coca cola appena versata nel bicchiere. Si crea una leggera schiuma.

A questo punto prendo l'acqua che circonda il calice, già immerso per metà in una sorta di contenitore, con una specie di mestolo, e lo cospargo, poi inizio a pulirlo con un pennellino delicato, per evitare di graffiare la superficie.

Dopo quindici minuti, i quali sono sembrati ore, eccolo emergere e risplendere in tutto il suo naturale splendore.

A chi apparteneva? Chi ci aveva bevuto l'ultima volta? Chi lo aveva realizzato così meticolosamente?

Lo alzo come una coppa sollevata da un vincitore, e subito si levarono applausi e congratulazioni.

<<Ottimo lavoro Winfrey!>> applaude Mitchell, avvicinandosi a me.

Io continuo a sorridere non sapendo fare altro, perché sembra che dalla felicità le parole abbiano deciso di fare le valigie ed abbandonarmi.

E la giornata continua così, pulendo più di 400 pezzi. A stento abbiamo preso pause.

I giorni seguenti sono stati frenetici al museo. Il direttore si vedeva solo ogni tanto e di sfuggita, ma sempre con un'aria sospetta in volto, e costantemente sommerso di messaggi o chiamate.

La giornata di inaugurazione si avvicinava, e questo sarebbe stato l'ultimo giorno in cui queste meraviglie rimangono nascoste al mondo. Sono elettrizzata.

Per l'inaugurazione mi faccio accompagnare da mia madre a fare shopping, essendo consapevole che, per l'eleganza richiesta, lei sarebbe stata all'altezza nel consigliarmi ed indirizzarmi nei suoi soliti negozi.

Opto per un abito a sirena giallo, con uno scollo profondo sulla schiena, e un incrocio. Scelto perché mi ricordava l'abito di Kate Hudson in "Come farsi lasciare in 10 giorni". Per le scarpe ho optato per una decollete abbinata, mentre gli accessori mi sarebbero stati prestati da mia madre. Ricordava di avere una collana e degli orecchini con delle pietre color ambra che a detta sua sarebbero stati perfetti con quell'abito.

Una volta giunte a casa si dirige al piano di sopra, apre la cassaforte e mi porge il set. Mi dà un bacio sulla guancia, e scendiamo al piano di sotto, pronte per la cena, assieme a papà, come non accadeva da un po'.

Conversiamo di tutto, e ridiamo e scherziamo come abbiamo sempre fatto.

Una volta finita la cena, scegliamo un film da guardare, e dopo aver fatto zapping tra le varie piattaforme di streaming, la scelta ricade su Ghostbusters, e come dice mio padre "però non la versione quella nuova, quella bella della mia epoca", riferendosi alla versione del 1984. 

GOLDENWhere stories live. Discover now