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Dopo aver raggiunto la cima delle scale ci ritroviamo ad andare a sinistra, dalla parte completamente opposta a quella dove siamo soliti andare.

Un'absidiola fa da entrata, come per il salone, a quello che credo sia il suo studio, ed è così diverso da tutto il resto della villa.

Il pavimento è un parquet a spina di pesce color mogano, le pareti alte, sono di colore nero come il soffitto, ed entrambe sono decorati come se avessero delle cornici. Il lampadario è di ottone, a forma di esagono, dal quale si ergono sei candele. Stesso motivo per le applique sulle pareti, che portano due candele ognuna.

Sul lato sinistro del corridoio si erge uno specchio con cornice di color rame in stile barocco, e sotto di esso un tavolo in legno d'ebano dal taglio naturale.

Ma ciò che più sorprende è lo studio, che si apre alla fine del piccolo corridoio, le pareti sono costituite da librerie alte fino al soffitto, ed una scala scorrevole che consente di raggiungere tutti gli scaffali.

L'unica parete libera è quella dietro alla sua scrivania, completamente caratterizzata da un'ampia finestra con motivi gotici. Al centro vi campeggia la scrivania color ebano, con una poltrona di pelle nera, un computer e la classica lampada Churchill.

Sono completamente affascinata tanto da aver paura di perdere la mia mandibola per strada.

Mi passa avanti e si siede alla scrivania.

<<Di solito dove li fai sedere i tuoi amici? Per terra?>> ritrovo le parole dopo quella che sembra un'infinità.

<<No, perché questo è il mio studio. Non viene mai nessuno qui, solo io>>

'Solo io' e perché ha portato me qui? La villa è così tanto grande, non c'era proprio nessun altro posto?

<<E dove dovrei mettermi io?>> incrocio le braccia al petto.

<<Non sarà così lunga, puoi ascoltare con tranquillità di fronte a me, in piedi>> ghigna.

Io però non gliela do vinta, così mi avvicino, giro dal suo lato e mi siedo sulla scrivania, con le gambe a penzoloni.

Mi guarda compiaciuto <<Oppure qui>> commenta osservandomi seduta così vicino a lui.

<<Quindi?>>

<<Quindi...>> mi imita.

<<Sto aspettando che tu finisca la storia>> concludo.

<<Giusto, dove eravamo rimasti?>>

<<Volevo sapere di più su di te, Robin Hood, e che ruolo avrei io in tutto questo>> rispondo.

<<Ah sì>> sospira, battendosi l'indice sul mento. Si spinge leggermente con un piede al suolo, per girarsi nella mia direzione comodamente. È rilassato, le gambe leggermente aperte, dentro ad un paio di pantaloni neri eleganti, che rendono i suoi quadricipiti ancora più evidenti. La camicia bianca sbottonata sul petto che fa emergere i suoi tatuaggi, le maniche arrotolate sugli avambracci. Potrebbe essere più sexy di così?

<<Riprendiamo allora>> inizia <<Come ben sai, noi siamo la rivalità>>

Annuisco.

<<Cerchiamo di fare il possibile per salvare quei bambini da un tragico destino, ma per fare ciò bisogna scegliere il male minore>>

<<E quale sarebbe?>> domando, mentre sento le palpitazioni aumentare, non sapendo cosa aspettarmi.

Si rilassa sulla poltrona con gli avambracci sui braccioli, inspira e continua <<Alcuni dei cimeli storici che vengono ritrovati nascondono altro, non è il valore dell'oggetto in sé, ma ciò a cui portano>>

Sono perplessa <<Non sto capendo>> confesso mentre corruccio la fronte.

Jude si alza e si dirige verso la libreria, in un punto preciso, da cui estrae un cilindro di pelle scura.

Lo apre e fa srotolare delicatamente delle pergamene antiche sulla scrivania.

<<Queste sono cartine, del periodo medioevale, penso che abbiano collegamenti con i templari, ma non ne sono sicuro, alcune potrebbero anche essere di periodi successivi>>

Scendo dalla scrivania per piegarmi su di esse ed osservare con più attenzione ciò che ho di fronte.

<<Cosa c'entrano con ciò che ho visto al capanno? E in generale con il furto e fusione di quei cimeli così preziosi?>> sospiro.

<<Ciò che loro non sanno, e che probabilmente non sapranno mai, è che quei cimeli, nascondono delle chiavi, sia letterali che figurate, che portano a dei tesori nascosti. Principalmente monete d'oro pieno, forzieri pieni, dimenticati da tutti, che però ci consentono di mandare avanti ciò che facciamo>>

<<Cioè rubare a i ricchi per dare a i poveri?>> alzo un sopracciglio non collegando proprio a pieno <<Anche se a distanza di secoli?>> squittisco.

<<Più o meno. Noi scoviamo quei tesori, fondiamo l'oro, ne ricaviamo lingotti pieni e ricchezze, che ci consentono di creare lavoro per gli adulti, dare un tetto sopra alla testa a i bambini che venivano sfruttati, proteggendoli da quelle che erano le loro famiglie>> imita le virgolette con le dita piegate in aria <<con tanto di cure e supporto psicologico>> conclude.

Rimango a bocca aperta. Questo ragazzo non si rende conto di essere d'oro.

<<Mi stai dicendo che sei seriamente un Robin Hood della situazione?>> inizio a ridere, non so perché ma tutto questo è surreale <<Io che ti credevo un gangster, della linea di successione di Al Capone magari>> continuo a ridere <<E invece sei una persona dall'animo nobile>> cerco di riprendere fiato, mentre lui mi guarda confuso.

<<Sono stata così stupida!>> confesso a me stessa.

Per tutto questo tempo ho fatto pensieri impuri su di lui, imponendomi di non continuare a farne perché lui non era quello giusto, perché non lo sarebbe mai stato, quando in realtà è la persona più buona che io conosca.

'Salva dei bambini, cazzo!' impreco nella mia testa.

Così trovo il coraggio, quello che avevo represso dal primo momento in cui avevo notato quanto fosse dannatamente bello.

Mi giro verso di lui, appoggiato con un fianco alla scrivania, e le braccia incrociate, che cerca in qualche modo di capire la mia reazione così improvvisa.

Non ha modo di pensare, perchè mi avvento su di lui. Cerco le sue labbra e non le lascio più. Infilo le mie mani tra i suoi capelli, così morbidi, proprio come immaginavo.

Sento il vestito risalire sulle natiche, ma non mi importa.

Jude mi afferra per i fianchi, mentre mi porta tra le sue gambe per avvicinare i nostri corpi ancora di più. Il mio seno si scontra con il suo petto caldo e la mia reazione è un gemito che lascio andare, con le nostre labbra ancora avvinghiate.

Le nostre lingue si scontrano, in un bacio bagnato e bollente. Lui sa di liquore, e di fumo di sigaretta. Non l'ho mai visto fumare, eppure è un connubio inebriante, quello che sento.

I nostri sospiri si fanno pesanti, le sue mani mi afferrano le natiche ed un altro gemito esce dalla mia bocca.

Ci stacchiamo e ci guardiamo negli occhi.

<<Se avessi saputo prima, che, come reazione avrei avuto un bacio così, te lo avrei detto subito>> ride, e quel suono profondo e gutturale fa tremare ogni singola parte di me.

GOLDENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora